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July 14, 2023

15 case per 15 famiglie della baraccopoli di Villa Maria del Triunfo

Maria Sforza

La missione della seconda settimana è stata compiuta. Negli scorsi giorni 15 gruppi composti da 8 volontari hanno consegnato ognuno una casa a 15 famiglie poverissime della baraccopoli di Villa Maria del Triunfo.

Ognuna delle case, sparse per la montagnosa baraccopoli, è stata benedetta. E cosi tanti luminosi momenti hanno chiuso la settimana di lavoro. La benedizione è quel momento in cui si corona tutta l’immensa fatica di una settimana. Il momento in cui ci si riprende da tutti i momenti in cui si era smarrito il senso del sacrificarsi con tanto duro lavoro. Il momento più commovente. Lo è sempre. Dopo 15 missioni e tante case costruite posso continuare a dire che non è possibile abituarsi alle storie di queste persone.

Ho avuto difficolta ad ascoltare Maria Elena, una delle madri di famiglia a cui i volontari hanno costruito una casa, mentre mi raccontava le condizioni in cui era costretta a vivere. Ma lei rispondeva con estrema serenità.

Non hanno accesso ad acqua, non hanno elettricità, non hanno connessione a internet. Con 30 soles (circa 7 euro) al mese Maria Elena paga una piccola quantità di acqua a un vicino. Per lavare i denti lei e la sua famiglia riusano lo stesso bicchiere in cui è avvenuto il risciacquo. Per lavare il corpo lasciano una bacinella a terra per non sprecare l’acqua che si versano addosso. Per cucinare si ricicla quel che si può. Non hanno luce. La notte è e rimane buia nella loro casa. Qualche candela illumina le stanze ma sempre con l’accortezza che i teloni di cartone che compongono la casa non finiscano in fiamme. Non hanno un’assicurazione sanitaria. Maria Elena e i suoi figli non sono mai stati in ospedale, nonostante il suo forte dolore al ginocchio. Per attivare un assicurazione sono indispensabili bollette di acqua e luce e un documento valido. Tutte cose che non possiedono. Il suolo della casa è la terra stessa. I materassi sono poggiati sul fango. La cucina e i viveri sono riposti in un angolino accanto al letto. Il bagno vicino alla loro casa consiste in un buco profondo nella terra, senza possibilità di risciacquo. L’acqua entra con la pioggia, la luce non entra e l’interno resta sempre umido e buio.

Queste solo alcune delle tragiche situazioni con cui dovevano convivere ogni giorno.

“Questa casa è una benedizione. Un miracolo”.


Si prova un senso di inadeguatezza di fronte una cosa così forte, così importante nella vita di persone conosciute solo da pochi giorni. Essere parte di un vero miracolo per le loro vite. Essere parte di una commozione profonda e sincera. Essere parte di un cambiamento e sentire di aver seminato una speranza.