
Aprire il cuore a nuovi incontri
Il sesto giorno è iniziato sotto la pioggia.
Non era la prima volta che i ragazzi si svegliavano con il rumore dell’acqua che batteva sui tetti, ma ormai ci stanno facendo l’abitudine. La routine della missione è entrata nella loro quotidianità: sveglia presto, preghiera mattutina, e poi una colazione buona e abbondante, che li carica per affrontare la giornata.
Dopo colazione si sono divisi, come sempre, nei due gruppi di lavoro.
La mattina è stata impegnativa: era il giorno in cui bisognava concludere i lavori della prima settimana. Tra sole e pioggia, tra momenti di pausa e risate, i ragazzi hanno continuato a dare il massimo, nonostante la fatica e qualche schizzo di fango di troppo.
Ma non c’è stato solo lavoro.
Durante la giornata hanno avuto anche la possibilità di vivere momenti di scambio e di festa insieme alle persone del posto. Hanno imparato alcuni balli tipici brasiliani, tra sorrisi e passi incerti ma pieni di entusiasmo. C’è stato anche il tempo per qualche partita di calcio, giocata senza troppe regole ma con tanta voglia di divertirsi e stare insieme.
Tra un martello, una pennellata, un ballo e una risata, i ragazzi hanno continuato a costruire non solo muri o spazi comuni, ma soprattutto relazioni.
Anche con le difficoltà della lingua, sono riusciti a comunicare, ad aprirsi, a conoscere chi ogni giorno lavora con loro fianco a fianco. In questi incontri semplici, tra mani che si tendono e sguardi che si incrociano, si è costruita un’altra parte importante di questa missione.
Dopo il lavoro e i momenti di condivisione con la comunità locale, i ragazzi si sono riuniti per la conferenza serale, un momento sempre atteso perché permette di fermarsi, fare silenzio e riflettere su temi più profondi.



Questa volta il tema non è stato semplice, anzi. Si è parlato di qualcosa che tocca tutti, prima o poi, in modi diversi: la sofferenza.
I ragazzi hanno ascoltato in silenzio, con attenzione, mentre si aprivano riflessioni su una realtà che spesso si preferisce evitare, ma che fa parte della vita di ognuno. Si è parlato di come affrontare la sofferenza, di come imparare a non scappare dal dolore, ma a viverlo in modo umano e autentico.
Si è parlato del senso della sofferenza, di come può diventare un’occasione per crescere, per farsi più vicini agli altri, per diventare più veri. Non sono state date risposte, ma si sono lasciate domande e spunti su cui riflettere.
È stato un momento forte, che ha toccato corde profonde. I ragazzi sono usciti dalla conferenza con gli occhi un po’ più attenti e il cuore un po’ più aperto, forse con qualche domanda in più, ma anche con la voglia di capire meglio se stessi e la realtà che li circonda.



Dopo la conferenza, i ragazzi hanno partecipato alla messa serale, un momento di raccoglimento che ha chiuso la giornata nel modo più semplice e vero.
Dopo una giornata così intensa, fatta di fatica, incontri, balli, pioggia, sole e riflessioni profonde, la messa è stata come un respiro, un modo per rimettere tutto nelle mani di Qualcuno più grande, per ringraziare e per affidare.
La serata si è conclusa con la cena, tra chiacchiere tranquille, risate leggere e qualche sguardo ancora pensieroso per la conferenza appena vissuta.
Era la fine di un altro giorno pieno, vissuto fino in fondo, come ogni giorno qui in missione.