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July 4, 2023

Bienadventuranza: la sala delle paralisi

Maria Sforza

La giornata inizia alle 7:00, con la preghiera del mattino. Poi la colazione e una riflessione personale o una conferenza su temi importanti, che aprono profonde riflessioni.

Alle 9:00 sono tutti sui bus e alle 9.30 iniziano i lavori sul campo, a Pamplona. A spostare pietre, fare il cemento, portare carriole piene di terra e sabbia… per fortuna c’è la musica e l’energia del gruppo a dare la carica. Alle 13:00 i ragazzi, dopo solo qualche breve pausa, finiscono la “chamba pesada” (“duro lavoro”). Le signore del posto servono loro il pranzo, piatti tipici peruviani. Aji de Gallina, arroz con pollo, sopa seca…

Verso le 14:00 ci si avvia verso il lavoro del pomeriggio.

I ragazzi sono divisi in 4 gruppi, con 4 pullman che li portano verso diverse destinazioni.

Sono tutti “hogares”, orfanotrofi: per bambini e adulti.

Un gruppo di 30 ragazzi si avvia verso Bienadventuranza. A 20 minuti da Pamplona Alta, in una strada desolata di una zona difficile da identificare, troviamo la nostra destinazione. Un grande cancello con le grate si apre e rivela un piccolo ingresso con dei tavolini e della sedie, piuttosto accogliente. Più avanti un grande magazzino con vari pacchi di viveri e pannolini, donazioni probabilmente. Uno dei responsabili dell’associazione ci mostra le strutture con le camere dei loro “ospiti”. Ci sono neonati, bambini, bambine e adolescenti. Tutti con disabilità, tutti abbandonati dalle proprie famiglie. Alcuni hanno ritardi mentali, altri gravi disabilità motorie, altri traumi psichici gravi.

Entriamo in una sala e di colpo ci ammutoliamo, alcuni sospirano. Nei letti ci sono diverse ragazze in condizioni gravi: paralisi del corpo, paresi facciali, arti storti, malattie rare. Per diversi motivi non possono alzarsi da lì. I responsabili ci chiedono se possiamo dar loro da mangiare. Delle volontarie si mettono subito a disposizione. Provano a imboccarle, sforzando dei sorrisi e dei gesti spiritosi, ma due delle ragazze con paresi facciale con fatica ingoiano e si sporcano completamente il volto e i vestiti. Iniziano a ridere, si dimenano e si agitano come possono. Sembrano muoversi più di quanto potremmo farlo noi. Improvvisamente la sala più cupa di quel posto si riempie di allegria. Anche loro ridono, anche loro provano gioia. Lo avevamo dimenticato per un attimo.

Basta questo momento a dare un senso a questa giornata.

Nel tragitto verso casa, i ragazzi provano a immortalare piccoli momenti come questo con i loro racconti perché inconsapevolmente coscienti della loro intensità.

Ne stiamo collezionando così tanti.