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August 8, 2024

Ci sono persone che solo tu puoi amare. Senza di te non si può fare!

Fernando Lozada

Oggi i ragazzi sono in partenza. Ieri non siamo riusciti a scrivere il diario, quindi includeremo due giornate, anche se quella di oggi è in realtà molto breve.

Ieri i ragazzi si sono svegliati presto, come ormai fanno da due giorni, intorno alle 6:30, e sono andati subito al lavoro, naturalmente dopo aver mangiato, perché senza colazione non reggono. Come ho detto ieri, non manca molto, ma per rispettare la nostra tabella di marcia, dobbiamo iniziare le benedizioni alle 12:00 e finirle intorno alle 14:00. Successivamente, faremo i festeggiamenti con le persone del villaggio. Così  mandiamo tutti i ragazzi alle rispettive case. Alcuni terminano in poco più di mezz’ora, altri sono ancora un po’ indietro, ma tutto sommato, entro le 12:30 la maggior parte delle case è completamente finita. Quelle che non lo sono richiedono solo piccole rifiniture.

I ragazzi hanno lavorato su più fronti: mentre tre del team costruivano il tetto, altri due dipingevano e un altro installava le finestre o faceva le rifiniture. Questo è stato l’unico modo per garantire che le case fossero finite in tempo. A Nuevo Santa Maria c'è un’atmosfera particolare, un ambiente di festa. Le persone che incontriamo sono molto emozionate, vedendo che la casa è già pronta e non vedono l'ora di trasferirsi e dormire lì già dalla notte stessa. Tuttavia, c’è anche una sensazione di nostalgia quando pensano all'assenza dei ragazzi. Come dicevamo qualche giorno fa, la presenza dei ragazzi riempie di gioia, energia e vitalità, ed è qualcosa che si sente molto.

Non so se si riesce a immaginare cosa significhi stare in questo luogo, che è molto isolato tra due colline, qualche centinaio di metri dopo il cimitero. Il tempo non è stato quasi mai bello; penso sia uscito il sole una sola volta. Il resto dei giorni è stato sempre umido e grigio, con piogge mattutine. Immaginate tutto questo, aggiungendo la povertà e l’assenza di queste 100 persone che, negli ultimi quattro giorni, sono venute non solo a portare un aiuto concreto, ma anche tanta gioia e affetto.

Quindi sì, va detto che i ragazzi mancheranno moltissimo a tutte queste famiglie, che li guardano con una combinazione di ammirazione e gratitudine. Durante le benedizioni delle case, i ringraziamenti delle famiglie non si limitavano solo alla nuova abitazione, ma esprimevano anche profonda riconoscenza per la testimonianza e l’esempio offerto dai ragazzi. Alcuni hanno addirittura benedetto i genitori dei volontari, affermando che dovevano essere molto fieri dei loro figli, venuti dall'altra parte del mondo per compiere un’opera di questo tipo.

Alle 12:30 puntuali iniziamo con le benedizioni delle case. Ogni benedizione comprende una breve preghiera in italiano, seguita da una preghiera in spagnolo con i nomi dei proprietari. Poi, versiamo l’acqua benedetta che il parroco della zona ci ha fornito, poiché purtroppo non ha potuto essere presente. Di casa in casa, immergiamo un mazzo di fiori nell’acqua benedetta e procediamo con la benedizione delle case, delle strutture di legno, delle persone, e, perché no, anche dei ragazzi che le hanno costruite.

Terminate le benedizioni, facciamo una foto di gruppo con i ragazzi, le 14 famiglie, le mogli, i bambini, le cuoche e tutti gli altri. Segue la foto dello staff e poi il pranzo finale. Da qualche anno, il pranzo tradizionale a Cañete è una pasta chiamata "Sopa seca", una sorta di pasta al pomodoro con pollo, olive e vari altri ingredienti. Anche se in Italia questo piatto non sarebbe molto apprezzato, i ragazzi lo adorano, sia perché è abbondante, sia perché, in fondo, il gusto è molto buono, come si vede dal numero di volte che fanno il bis. Chiudiamo il tutto con i "Picarones," una deliziosa miscela fritta di zucca e carote, con un po' di farina e miele. Caldi sono ottimi, e anche qui i ragazzi ne mangiano fino a non poterne più.

Le nostre mobilità arrivano sui furgoncini per un'ultima volta per questi ragazzi. Partiamo verso le 16:30 e arriviamo a casa alle 17:30, dandoci appuntamento alle 19:00 per l'ultima attività.

L'ultima attività è una lettera che destiniamo ai ragazzi e che condividiamo con voi, cercando di offrire loro spunti utili e raccogliendo ciò che questa esperienza ha rappresentato. Quanto scritto nasce da quello che abbiamo visto in loro dai gruppi di riflessione, dalle loro inquietudini, paure, desideri, gioie e tristezze. È un miscuglio ricco che speriamo li possa servire e li spinga a tirare fuori sempre la versione più bella, buona e vera di se stessi.

Cari ragazzi,

Sono passate due settimane da quando siete arrivati qui in Perù. Qualcuno qualche ora fa mi diceva che sembrava di essere arrivati ieri, come se il tempo fosse volato, aggiungendo di non voler proprio partire perché si è “tanto felici”. Credo questo accada quando viviamo la vita a pieno, senza poterla afferrare e quindi controllare, ma vivendola se non in tutte, in quasi tutte, le sue dimensioni e nelle sue complessità, senza paura di rimanere feriti, e abbracciando il rischio di esistere, ovvero amare.

Fare quest’esperienza per molti di voi ha voluto dire mettere via, piano piano, tutte o quasi tutte, o quanto meno molte maschere, le proprie sicurezze fatte da comfort, capricci a volte, persone, e vi siete buttati in un’esperienza unica e per molti di voi nuova.

Le sicurezze nella nostra vita sono necessarie, sono molto umane. Ognuno di noi ha bisogno di solidi fondamenti per poter stare bene in questo mondo. A volte però le nostre sicurezze non hanno niente a che fare con un fondamento, e meno che con qualcosa di solido. Questo succede quando facciamo dell’apparire una nostra sicurezza, quando facciamo del benessere una nostra sicurezza, quando facciamo delle cose futili nostre sicurezze, perché sono le prime a scomparire e soprattutto a non essere solide, perché non hanno sostanza. L’apparire non è sostanza, è solo esteriore. Il benessere può scomparire da un momento all’altro, e in ogni caso esso non è mai stato garanzia di felicità per nessuno. Sapete cosa può veramente esservi di fondamento per tutta la vostra vita?

Prima di tutto una profonda conoscenza di te stesso: dei tuoi sogni e desideri, delle tue paure, delle tue gioie e delle tue sofferenze. Con la forte consapevolezza che non ti potrai mai ridurre a un elenco di tutte queste cose, ma sei un mistero insondabile anche a te stesso, un mistero unico e irripetibile. Ci deve essere lo stupore ogni volta che ti guardi dentro, che scopri qualcosa di te, che dai un nome a qualcosa che ti porti dentro. Conoscerti non vuol dire prendere un solo elemento, come un male, una sofferenza, e fare di esso la chiave di lettura della tua vita. Ve lo dico perché è un rischio molto presente, non solo che gli altri ci appiccichino un’etichetta che semmai ci rappresenta lo fa solo in parte, ma siamo tante volte noi stessi a inchiodarci a una caricatura di noi stessi, riducendo la complessità della nostra esistenza a un evento o ad alcune caratteristiche. Sei molto di più di tutto l’insieme delle realtà che ti fanno star male, come molto di più di tutti i tuoi desideri messi insieme. Sei un mistero, sei degno di stupore, il tuo essere è inafferrabile! Sei, soprattutto, un' opera buona, preziosa, creata per amare e per essere vero.

Secondo, non basta conoscere te stesso, ma amare profondamente te stesso. Tu vai bene così. E questo non vuol dire abbandonarsi a non cambiare ciò che deve essere cambiato o sforzarti per essere una persona migliore, ma vuol dire che non ti devi mai sentire inadeguato della persona che sei, o succube degli aspettative degli altri,  dell’idolo delle aspettative degli altri, comprese quelle delle persone che ti amano di più. Se sei stato creato così, e sei unico, un motivo ci sarà. Se hai vissuto quello che hai vissuto nella tua vita, nel bene o nel male, nella gioia o nel dolore, nel fallimento o nel successo, sappi che tutto ti serve per la vita, tutto ciò fa parte dell’uomo e la donna che già sei e che un giorno sarai, del padre che sarai, della madre che sarai, del marito che sarai, della moglie che sarai. E da credente che sono, non posso non dirvi che se Dio ti ha fatto così, e ha permesso che tu viva questa vita, e soprattutto ha dato la vita per te, fidati c'è qualcosa di molto bello, vero e buono per cui sei in questa vita, e che nessun altro se non te potrà mai portare a compimento!

Amarsi profondamente vuol dire scegliere sempre ciò che è il meglio per te e mai a discapito degli altri, mai sovrastando gli altri, in sintesi senza fregare gli altri o facendoli del male. Scegliere il meglio per te vuol dire scegliere ciò che ti rende una persona più bella, buona e vera, cioè autentica. Amarsi vuol dire spogliarsi da tutte le tue maschere, quelle che ti addossi per essere accettato o riconosciuto ma che finisci per essere voluto per qualcuno che non sei tu. Amarsi vuol dire abbracciare tutta la tua storia e farne un capolavoro della tua vita, un capolavoro di servizio, di gentilezza, di benedire (dire il bene di quanti ci circondano) cercando sempre di trovare il bello in ogni persona e situazione che la vita ti metterà davanti.

Non ti ami quando scegli di nutrirti di ciò che ti sporca interiormente, quando scegli l’egoismo, quando ferisci qualcuno, quando ti ritieni di poco conto, quando sei mediocre, quando ti limiti a fare il compitino e non vai mai oltre, quando vai di qua e di là mendicando amore o affetto o un qualsiasi riconoscimento. Non ti ami quando butti il tuo tempo, quel tempo che manca a così tante persone che non ne immagini minimamente il valore dello stesso. Il tuo tempo, il tuo presente, è il dono più grande, non sporcarlo, e non sprecarlo.

Terzo, le tue relazioni. Nessun essere umano è un’isola, siamo stati creati per la comunione, per l’amicizia, per l’amore. La qualità delle tue relazioni e le persone che ti circondano ti descrivono come persona, e che tu lo voglia o meno, condizioneranno la tua vita. Le relazioni sono quella rete di persone su cui puoi fare affidamento, ma fare affidamento veramente, nei momenti in cui ne hai veramente bisogno e non solo quando sei “amabile” o tutto va bene. Le tue relazioni sono preziose se frutto della dinamica del dare e non della dinamica del prendere. Noi viviamo per dare, ci realizza la donazione di sé, non il vivere prendendo e basta. Che tipo di amico sei? Che tipo di amica sei? Sai ascoltare? Sai vedere nell’altro il bello che c'è e di spronarlo a fare del bene? Perché voler bene a qualcuno vuol dire quello, volere il suo bene, desiderare il suo bene, e fare di tutto quanto ti è possibile affinché la sua vita possa andare così. Invece quante volte riducete le vostre amicizie alla superficialità, e appena arriva una difficoltà credete di essere un peso, o pesanti. Quando discorsi banali, banalissimi, riempiono le vostre conversazioni, incontri, feste, chiacchierate, aperitivi, incontri, ve ne siete mai accorti? Quando è stata l’ultima volta, fuori da questa esperienza, che hai aperto il cuore a un amico e ti sei raccontato e mostrato così come sei? Come puoi sentirti amico di qualcuno se poi quando ne hai bisogno pensi di essere un peso? Come puoi ritenere qualcuno un tuo amico se quando ne hai bisogno non c'è mai? Nell’incontro vero con chi ci vuole bene non soltanto ci doniamo, ma a nostra volta riceviamo una fonte di conoscenza personale molto efficace. Negli amici impariamo cose di noi che senza di loro non verrebbero mai fuori. Quando hai bisogno di sapere chi sei, che magari passi per un momento in cui non riesci a vedere il bello che c'è in te, cerca un amico, uno vero, e chiedigli perché ti è amico… vedrai così che chi ti è amico sul serio ti conosce a volte più di quanto tu conosca te stesso. E se non sa darti una risposta, forse così amico non è.

Quarto, e ultimo, fare della tua vita un atto di amore. Non ho molto da aggiungere a questo punto qui, solo che l’amore nella tua vita può trasformare i momenti più ordinari di essa, che sono la stragrande maggioranza, in momenti veramente straordinari. Ricorda come in questi giorni sei stato salvezza per qualcuno. Non sono parole buttate così a caso, o perché forse suona come una cosa romantica, o forte, da dire… sono la verità. Per quelle persone, quelle tue piccole azioni, ma anche quelle più grandi come il campetto o le case, hanno significato più di quanto tu potrai mai immaginare. Sai che vuol dire essere salvezza per qualcuno? Vuol dire che tu, con così poco, li hai permesso di non vergognarsi della propria vita, di non sentirsi inadeguati, di non annegare e disperare nei propri problemi e difficoltà. Ti suonano tutte queste cose? Si, tu sei stato per loro colui che tante volte vorresti avere accanto. A questo sei chiamato, a fare la differenza nella vita di tutte le persone che incontri. Ricorda sempre che dalla tua unicità si deriva una grande verità, e grande responsabilità: ci sono persone che solo tu puoi amare, persone che solo tu puoi abbracciare, persone che solo tu puoi ascoltare, persone che solo tu puoi guardare con occhi amorevoli, gesti che solo tu puoi fare, parole che solo tu puoi pronunciare. Nessuno ti potrà mai sostituire nei cuori di chi tu eri, sei, e sarai chiamato ad amare.

Ragazzi, non sprecate quanto avete scoperto in queste due settimane. Non buttate tutto all’aria nella voglia di esagerare. Trasformate ciò che avete scoperto e soprattutto vissuto in queste due settimane in qualcosa di concreto a casa vostra, cominciando dai vostri cari, in famiglia, tra i vostri più cari amici. Tutta la carità che avete vissuto in questi giorni, siete chiamati a viverla tra le persone con cui passate ogni giornata. È relativamente facile fare del bene a distanza, ma fare del bene cominciando da casa, quella è la vostra vera battaglia, quella è la vera misura del vostro cuore, il vero termometro di quanto state amando. Che Dio vi benedica!

Successivamente, i ragazzi scrivono una lettera a se stessi, perché siamo consapevoli che la memoria è fragile e molte delle certezze trovate oggi sulla vita, su questa esperienza e soprattutto su se stessi, rischiano di perdersi, essere dimenticate o addirittura non essere più credute a causa delle difficoltà che la vita può presentare. Proponiamo loro questo esercizio: scrivere ciò che vorrebbero raccontare al loro futuro io, quando potrebbero aver bisogno di un consiglio, di conforto o semplicemente di una spinta per andare avanti nella vita.

I ragazzi si disperdono in tutto l'albergo per trovare un angolo tranquillo dove scrivere. Alcuni scrivono una pagina, altri due, tre o addirittura quattro. Tutti si impegnano molto in questo compito. Una volta finite, consegnano le lettere a un membro del team di Wecare, che le custodirà nel nostro ufficio. Le lettere saranno restituite ai ragazzi l'anno prossimo, quando torneranno (se torneranno) o in qualsiasi momento ne avranno bisogno.

Dopo cena, organizziamo improvvisamente un talent show. I ragazzi, chi più chi meno, dimostrano i loro talenti, ma più che un talent show, sembra uno spettacolo di Zelig per quanto ridiamo. Alla fine, ci divertiamo tutti moltissimo e i ragazzi passano un bel momento insieme. La serata va avanti fino a mezzanotte, quando cantiamo "Happy Birthday" a Iaia, la nostra Chiaretta, che oggi compie 16 anni.

Questa mattina la sveglia suona alle 10:00. I ragazzi fanno colazione, e ci sono un paio di torte per festeggiare Chiara. Piano piano, chi ha con sé il proprio libretto di riflessioni può riprendere il cellulare; chi non lo ha deve prima trovarlo per poi avere il cellulare. Partiamo verso le 12:00 in direzione dell'aeroporto di Lima. Una volta lì, ci saluteremo e speriamo di rivederci presto, magari in un altro viaggio o, soprattutto, nelle attività di volontariato che Wecare porta avanti a Roma e Milano. Per chi non vive a Roma o Milano, speriamo di aprire presto qualcosa anche nelle altre città.

Le 14 famiglie a cui i ragazzi hanno costruito la casa: