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July 25, 2023

Ciò che ci portiamo nel cuore è il desiderio di un amore eterno e infinito

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia mezz’ora prima del solito. Quindi alle 6:30 siamo tutti pronti per la colazione dopo aver fatto la preghiera del mattino. Alle 7:30 ci incontriamo con i ragazzi e ci distribuiamo nei tre pullman: 5 squadre salgono in un pullman e su qualche macchina, mentre le altre 7 squadre si dividono tra i due pullman più grandi e partono ognuno per la propria zona di lavoro.

Sul fronte delle 5 case (la cui zona si chiama “Vacas”) i lavori vanno avanti: i 5 gruppi lavorano con i loro rispettivi operai, che fanno parte della ditta da cui abbiamo acquistato i materiali e tutti i moduli delle case, ed offrono il loro servizio di guida ai ragazzi nella costruzione delle case. La prima parte del lavoro consiste nel disporre le fondamenta (che compongono le palafitte) in dei buchi strategici che sorreggono tutta la struttura. L’obiettivo di oggi per queste 5 case è quello di finire il pavimento. Purtroppo questo obiettivo viene raggiunto in parte: a fine giornata solo due case riescono a concludere il pavimento, mentre le altre tre ne hanno solo lo scheletro. Dunque queste squadre rientrano agli alloggi per le 16:30/17:00.

Sul fronte delle 7 case (la cui zona si chiama “Envidia” che, a detta dei loro abitanti, si riferisce all’invidia buona) la situazione è molto più complessa in quanto sia a causa della loro posizione difficoltosa che a causa della pioggia molti pezzi devono essere ancora trasportati nelle zone di costruzione. Per questo le squadre vengono divise in due gruppi: un gruppo si occupa di fare i buchi nel terreno (almeno di un metro di profondità) dove andranno infilati i pali delle palafitte,  mentre l’altro gruppo (praticamente quasi tutti maschi) si occupa di portare i pezzi delle case rimanenti nel loro rispettivi terreni. È un sali e scendi di travi e legni di ogni tipo (qualcuno di loro viene aiutato da qualche macchina di alcuni membri della comunità). Anche oggi la giornata è molto calda e soprattutto umida. I ragazzi su entrambi i fronti faticano tanto ma cercano di rimanere concentrati e c’è da dire che, dopo la giornata di riposo e di giochi di ieri, ricominciare è ancora più difficile. È un lunedì sotto ogni punto di vista.

I ragazzi di quest’ultima zona, visto il leggero ritardo nei lavori, decidono di tornare poco più tardi. Il che ci crea un po’ di complicazioni, soprattutto perché non abbiamo disponibili le comunicazioni via telefono (in quanto in quella zona non prende il cellulare) e non ci era mai arrivata la comunicazione che, anziché alle 16:30/17:00 sarebbero arrivati alle 18:30. Dopo un primo momento di preoccupazione finalmente arrivano i messaggi che si trovano già per strada in direzione degli alloggi. Arrivati tutti, c’è poco tempo per prepararsi perché oggi si riprende anche il nostro cammino con la quarta e ultima conferenza del viaggio.

La tematica di quest’ultima conferenza è presentata come una realtà che sta all’inizio, durante e alla fine di ogni esperienza, è l’origine e il fine per il quale i ragazzi hanno deciso di partire, ed è il motivo dell’esistenza stessa, ovvero: l’amore. Cosi proviamo a ricondurre come la ricerca dell’amore, la necessità di viverlo, il desiderio di conoscenza di sé fino al desiderio di fare del bene, rispondono tutti in qualche modo a quest’idea dell’amore. In fondo, possiamo dire che è la ricerca dell’amore che ha portato i ragazzi qui, in questa missione in Ecuador. Insieme a questa consapevolezza che sta all’origine del viaggio, ci piace pensare che l’amore sia l’origine della nostra esistenza stessa, l’inizio della nostra storia. Non a caso, tutti (o almeno si spera) siamo venuti al mondo da un atto d’amore di un uomo e di una donna. E questo è molto bello. Evidenziamo così l’importanza del termine “fare l’amore” che definisce l’atto d’amore da dove veniamo. Evidenziamo anche come questa parola venga spesso abusata e detta con troppa felicità. Parliamo dunque dell’amore come di qualcosa che è all’origine della nostra esistenza e che costituisce l’essenza stessa di quello che è il cuore dell’essere umano. Dall’amore nasciamo, per l’amore viviamo e alla fine dei nostri giorni, almeno per quanto riguarda la fede cattolica, saremo giudicati per quanto abbiamo amato in questa vita. Oltre a questo riteniamo importante avviare una riflessione su che caratteristiche abbia l’amore senza ridurre questo grande mistero a un elenco di cose di cosa è e di cosa non è. La prima caratteristica di cui parliamo è di come l’amore sia un’esperienza di libertà e di gioia, e che, per amare, c’è bisogno della conoscenza perché nessuno può amare ciò che non conosce. Inoltre l'amore, per definirlo vero, deve essere incondizionato, senza “se” e senza “ma”, perché se l’amore mette delle condizioni allora forse non è tanto amore ma uno scambio di favori. Ecco, l’amore vero ama la persona per se stessa e non ama per quello che fa o non fa. Parliamo anche dell’amore come di qualcosa che non è un merito. L’amore non va meritato, non è qualcosa che uno si conquista, ma è qualcosa che si riceve e si da gratuitamente, ed è frutto dell’essere se stessi. Parliamo dell’amore come qualcosa di totalizzante, di infinito, che si presenta in ogni manifestazione della propria vita. Un amore che è sempre più grande e cresce sempre di più. Infine parliamo dell’amore come di una realtà che, almeno idealmente, il cuore dell’uomo spera che duri per sempre.  Il cuore dell’essere umano, per essere in pace, ha bisogno non può avere a che fare con un amore volubile e che passa, ma con qualcosa che rimanga per sempre e che rimanga in eterno. Forse questo desiderio di un amore eterno e infinito che tutti ci portiamo dentro non potrà mai essere riempito dall’amore umano, ma forse ha bisogno di un Qualcuno che ci ami con amore eterno, che ci ami per sempre, che ci ami senza se e senza ma, che ci ami non in virtù dei nostri meriti, ma in virtù di essere la fonte stessa dell’Amore. Solo chi ci ama per chi siamo e non condiziona tale amore al cosa facciamo, ci ama veramente, e ci da la possibilità di amare noi stessi a nostra volta. E indipendentemente dal proprio credo, la definizione della fede cattolica di Dio come Amore, può risultare affascinante. Dio infatti non ci ama perché siamo buoni, ci ama perché Lui è infinitamente buono. Mamma e papà non ci amano perché siamo bravi e buoni, ma ci amano a prescindere da tutto ciò.  Chi ti ama, ti ama così come sei.

Poi parliamo dell’amore come un atto che è frutto della nostra libertà, quindi non come un sentimento preda delle emozioni, ma di una scelta libera di donarsi a qualcun altro. Ma, ovviamente, quest’azione ci renda vulnerabili. L’alternativa al non amare per non essere vulnerabili è la morte in vita. Una vita senza amore forse non è una vita che vale la pena di essere vissuta. Così ricordiamo che sì, è vero, amare ci rende vulnerabili ma è ciò che ci rende più umani. Il dialogo è lungo, si fanno tanti esempi e i ragazzi seguono particolarmente. Hanno molto a cuore questa realtà. Qualcuno piange durante la conferenza perché ovviamente si toccano corde interiori che sono molto sensibili: a volte ferite e a volte desideri, insomma tutta una serie di esperienze molto forti a cui i ragazzi poi, nel lavoro personale, dovranno dare un nome.

Finita la conferenza alcuni partecipano alla Santa Messa e poi si cena. Finito di mangiare, i ragazzi tornano ai loro alloggi. Domani ci sveglieremo allo stesso orario ma dovremo tornare poco più tardi perché c’è tanto lavoro da fare.