0
July 23, 2023

Conosciamo le 12 famiglie ecuadoriane a cui costruiremo la casa

Fernando Lozada

Oggi il diario partirà direttamente con la giornata di lavoro. La mattina, infatti, si svolge come tutte le altre. Al posto della riflessione o della conferenza, ci incontriamo con i ragazzi per comunicare loro le squadre di costruzione delle 12 case. Spieghiamo loro che ci sono due zone di costruzione che distano parecchio l’una dall’altra: in una si trovano 5 case, nell’altra 7. Oltre alla comunicazione dei gruppi, gli diciamo chi sarà il capo squadra di ciascun gruppo e affidiamo loro due ragazzi dello staff già esperti nella costruzione delle case. Nel posto dove andremo a lavorare non arriva il segnale del telefono per cui abbiamo preparato delle radioline per poter comunicare tra di noi. Decidiamo di organizzarci nel seguente modo per non dividerci già da oggi in due differenti zone di lavoro: inizialmente andiamo tutti nella zona delle prime 5 case (questa zona dista circa 30 minuti dai nostri alloggi, non si trova vicino all’oceano ma nell’entroterra, in un paesaggio ricco di vegetazione, con una temperatura molto alta e umida), dove iniziamo a scaricare i tre camion contenenti i diversi pezzi delle case. Inoltre, prima di cominciare con lo scarico, ci prendiamo un po’ di tempo per conoscere le cinque famiglie che riceveranno la casa: ci presentiamo e chiediamo loro di scegliere la squadra di ragazzi che costruirà la propria casa. Dopo una scelta divertente e piena di affetto, i ragazzi si mettono a scaricare i vari camion in tre punti diversi di questa zona. Una volta che abbiamo finito di scaricare tutto e avendo capito le tipologie e la quantità di pezzi che servono per ogni casa, iniziamo con la distribuzione nei vari terreni di costruzione, cercando di approfittare al massimo della grande quantità di manodopera che abbiamo a disposizione. Per fortuna, almeno due case, si trovano molto vicine al luogo di scarico. Portiamo dunque le 11 mura di ogni casa, le 18 lamiere del tetto, la porta, le finestre, 64 pezzi di legno (che si convertiranno nel pavimento della casa), la scala (in quanto le case sono sopraelevate e costruite su delle palafitte), 9 fondamenta (che sono le palafitte che andranno a sorreggere la struttura) e poi diverse travi che servono per il pavimento e da base per il tetto.

Una volta completate le prime due case, inizia una vera e propria “via crucis”. Ci sono undici “isole”, ognuna con dei pezzi di casa che corrispondono alle tre case rimanenti. Destiniamo diversi gruppi di ragazzi (composto da 8/9 persone) per ogni “isola” e in fila indiana ognuno prende i propri pezzi per portarli ai terreni delle prossime case. I terreni di queste case distano circa 500 metri (che sono tanti considerando il peso di ciascun pezzo). Inoltre, fa tanto caldo, c’è un’umidità pazzesca e, nonostante il sole non sia uscito pienamente, brucia sulla pelle e, soprattutto, il più del percorso è in salita. Così le lamentele dei ragazzi non si fanno aspettare, ma insieme alle lamentele ci sono anche gruppi di ragazzi che si caricano a vicenda e che riescono a fare le cose con meno percezione della fatica. L’atteggiamento nei momenti di difficoltà, infatti, è quello che più conta. Proseguiamo con la quarta e con la quinta casa, le più lontane: ci aspettano altri 500 metri in salita. Le famiglie, per ringraziarci, ci preparano una limonata freschissima e della frutta fresca (l’acqua ringraziando il cielo è  potabile!). Il lavoro che speravamo durasse fino alle 12:30, in realtà finisce alle 14:00 con i ragazzi stravolti, completamente bagnati di sudore e sporchi di terra. È stato veramente tosto. Questo però non ci ferma.

Dopo aver portato nei rispettivi terreni i pezzi delle 5 case, pranziamo al volo, e risaliamo sui pullman. Dobbiamo tornare verso l’oceano e raggiungere un’altra zona nell' entroterra (in tutto ci mettiamo circa un’ora). I ragazzi sui pullman dormono come sassi. Verso le 16:00 arriviamo in questa zona dove dobbiamo costruire le altre 7 case. Ad attenderci ci sono le 7 famiglie. Purtroppo inizia a piovere (ci mancava solo questa!). Dopo le presentazioni con le famiglie e le proprie squadre di costruzione, si riparte con lo scarico dei vari pezzi di casa. Il momento delle presentazioni è sempre bello e commovente: conosciamo le famiglie che ci accompagneranno in questi giorni e per le quali ci impegneremo al massimo. Si procede dunque con lo scarico. Per un attimo ci prende il panico perché all’appello dei 92 ragazzi, ci mancano tre maschi. Ovviamente ci viene il dubbio di averli lasciati nella prima zona di costruzione, ma ci rifiutiamo di credere a questo pensiero visto che ogni volta che saliamo sui pullman i ragazzi vengono contati uno ad uno. Quindi mandiamo un membro dello staff a controllare i pullman e abbiamo la sorpresa, comprensibilmente con il lavoro che hanno fatto, di trovare i tre mentre dormono placidamente. Vengono quindi svegliati immediatamente e si aggiungono ai vari gruppi di lavoro. Verso le 18:30 smette di piovere, abbiamo finito di scaricare tutti i pezzi delle case e iniziamo a pianificare la giornata di domani. L’obiettivo di oggi, in realtà, sarebbe stato non solo quello di scaricare tutti i pezzi, ma di portarli nei rispettivi terreni di costruzione. Purtroppo con queste ultime 7 case, a causa della forte pioggia, non siamo riusciti nel nostro intento. Il terreno infatti è troppo scivoloso e pericoloso per andare avanti.

Ci riuniamo con lo staff e decidiamo di fermarci. Ai ragazzi comunichiamo che la giornata di riposo salterà per poter portare a termine il trasporto. Infatti non si può lasciare il lavoro a metà. I ragazzi sono felici all’idea di tornare a casa: non ce la fanno veramente più a continuare a lavorare, ma restano un po’ più scossi all’idea di saltare la mattina di riposo. D’altronde sperano (come lo spero anche io) di farcela entro la mattina per poter avere almeno il pomeriggio dedicato al riposo. C’è anche da dire che questo gruppo ha lavorato ininterrottamente: in questi giorni infatti non si sono mai fermati. E di solito, nelle altre missioni, dopo sette giorni i ragazzi si riposano per almeno una giornata. Questo sforzo e lavoro, dunque, è un grande merito che devo riconoscere a questo gruppo.

Torniamo verso casa. Per chi vuole c'’è la messa, poi ceniamo e dopo di che i ragazzi continuano a giocare e a chiacchierare fino e oltre la mezzanotte.

Anche se abbiamo detto loro che li sveglieremo alle 7:00 di mattina , come gli altri giorni, in realtà decidiamo di svegliarli alle 9:00 (infatti non potremo sapere prima di quest’ora se il terreno della zona delle ultime case sarà agibile per continuare nel trasporto). Tutto ciò dipenderà dalla quantità di pioggia accumulata nella notte. Qualora non fosse possibile andare, la sveglia sarà comunque alle 9:00 e ci potremo prendere la mattina con un po’ di più calma, prima di ricominciare il lavoro.