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August 4, 2023

Cosa muove la tua vita ogni giorno?

Fernando Lozada

Oggi è la prima giornata completa in questa quarta esperienza estiva delle missioni di Wecare. I ragazzi vengono svegliati alle 6:30 in modo che alle 6:45 siano praticamente tutti pronti per iniziare la giornata. Cominciamo con una breve preghiera del mattino che recitiamo tutti insieme, in seguito il Vangelo del giorno e poi una breve riflessione su quest'ultimo che cerca di toccare aspetti concreti dell’esistenza di ogni essere umano.

In seguito, facciamo colazione: c’è una vasta scelta di frutta, di pani dolci e salati, di omelette, con tè e cioccolata caldi e succhi di frutta a volontà. Insomma i ragazzi hanno tutte le possibilità per ricaricare le forze e partire forti in questa prima giornata del nostro programma. Dopo la colazione c’è un momento di tempo libero per prepararsi e poi ci ritroviamo nell ’auditorium per assistere alla prima conferenza del viaggio. Potremmo riassumerla come una “chiamata” - in continuità con la domanda che facevamo ieri ai ragazzi - nel chiedersi: “Cosa muove la tua vita ogni giorno?” “Quale è il senso delle azioni che porti avanti?” “Vivi la vita inconsapevolmente o prendi le decisioni in funzione a un obiettivo o a una meta che hai?” E così presentiamo la complessa, ricca e profonda tematica sulla felicità. Felicità non intesa come un sentimento, ma più come uno stato dell’anima e dello spirito che ci permette di vivere uno una serenità interiore e una pace del cuore. Presentiamo ai ragazzi una serie di riflessioni e di elementi che possono essere utili a rispondere alla domanda se si è felici fino in fondo. Il primo è chiedersi, nel caso si abbia questa serenità nel profondo del cuore, se essa possa rimanere stabile come un’ancora anche nei momenti di difficoltà. Tante volte, invece, si vive la felicità come qualcosa che è contraria ai momenti di sofferenza. Ma noi vogliamo parlare di una felicità che va oltre, che rimane anche nei momenti di sofferenza, anzi, è proprio grazie a questa pace interiore che i momenti di difficoltà e di sofferenza possono essere affrontati senza che essa venga meno perché è molto più salda e stabile e si nutre di qualcosa di più profondo. Parliamo della felicità come di qualcosa che è collegata a chi ognuno di noi è. Tutte le azioni che portiamo avanti nella nostra vita, infatti, sono orientate alla felicità e devono rispondere all’identità della persona.  Fare qualcosa che non risponde a quello che noi siamo ci può portare a una strada di frustrazione, a vivere una vita che non corrisponde e che non è all’altezza dei nostri desideri. Dunque è importante collegare le decisioni che si prendono nella vita alla propria identità. Quindi anche qui c’è una domanda a priori che bisogna porsi: “Chi siamo noi?” Poi c’è anche la sfida che una vita felice e piena debba avere - secondo noi - alcuni elementi presenti, come quello della verità: la verità della propria storia, di chi noi siamo; la bontà: che ci sia qualcosa di buono nella nostra esistenza; e la bellezza. Questo desiderio di felicità che si porta l’uomo è sempre accompagnato da altri desideri che ne fanno parte: il desiderio di sentirsi amati, il desiderio di amare e di lasciare un segno in questa vita. Tutto ciò fa parte di questa dimensione di ricerca. Così ci ritroviamo con un concetto molto profondo e molto potente come quello della ricerca della felicità inteso come ricerca della propria identità e realizzazione di una vita che sia piena.

Come ultimo elemento, parliamo ai ragazzi di una felicità che ha in sé un desiderio di infinito, che anche se non si può sperimentare concretamente, è un concetto che si può concepire. L’essere umano, nonostante sia limitato (abbiamo un corpo che ci delimita e una vita terrena che prima o poi finirà), infatti, può provare dentro di sé uno slancio verso qualcosa che è molto più grande: l’infinito, l’eterno. E pur non avendone mai fatto concretamente esperienza, l’essere umano desidera questa dimensione di infinito.

Dopo questo primo incontro con i ragazzi che dura circa 45 minuti ripartiamo con la nostra missione di volontariato. Ci prepariamo con gli abiti da lavoro, carichiamo le borracce e i dispenser d’acqua e partiamo con i nostri quattro mini bus. Verso le 9:30 arriviamo al nostro cantiere. I ragazzi sono stati divisi in tre gruppi: un gruppo di 12 ragazzi cura le attività di gioco e di formazione e l’animazione con i bambini; un altro gruppo di 16 ragazzi si occupa di abbellire e sistemare le aule scolastiche già esistenti e il resto dei ragazzi lavora alla costruzione della nuova aula. Ogni gruppo di ragazzi è affiancato da alcuni operai ruandesi che, avendone già fatto esperienza l’anno scorso, sanno bene come gestirli. Il che permette che il lavoro vada molto bene e soprattutto molto veloce e già iniziamo a preoccuparci sul cosa faremo se dovessimo finire le aule prima del tempo stabilito. Stiamo già ipotizzando di contribuire al progetto di un campo sportivo da costruire davanti alla chiesa che si trova affianco dell’ingresso della scuola.

Anche oggi, come ieri, al nostro arrivo, riceviamo un’accoglienza calorosa dai bambini che timidamente escono dalle loro casette e ci rincorrono pieni di gioia. Ci chiamano “muzungu” , ovvero “uomo bianco” e non c’è occasione che non mostrino il loro entusiasmo nel vederci. Quando arriviamo sono letteralmente duecento bambini.

La giornata prosegue alla grande e esce anche il sole. I ragazzi, nonostante il caldo, lavorano veramente bene e senza sosta fino alle 12:30, momento nel quale i duecento bambini si ritrovano nella mensa e vengono nutriti dal cuoco della scuola e serviti dai nostri ragazzi.

Nel frattempo anche noi pranziamo per poi rimetterci al lavoro. I lavori vanno avanti fino alle 17:00 del pomeriggio, quando dopo aver sistemato e ripulito tutti i nostri attrezzi, salutiamo i bambini, e torniamo a casa. Al nostro arrivo purtroppo riceviamo la brutta notizia che non avremmo avuto l’acqua per più di un’ora. Il che non ci ha permesso di fare la doccia (anzi alcuni l’avevano già cominciata e sono stati costretti a uscire dalla doccia tutti insaponati non essendoci più acqua per risciacquarsi). Il che ci strappa un sorriso, tranne alle persone coinvolte ovviamente.

Finalmente verso le 18:30 torna l’acqua e possiamo farci tutti una rapida doccia che ci fa “risorgere” vista la dura giornata di lavoro. Ci rincontriamo alle 19:15 per la messa di inizio delle missioni che, per motivi logistici africani, non eravamo riusciti a celebrare ieri. Durante la messa Don Alberto, il nostro cappellano, ci invita a farci delle domande fondamentali riguardo all’esperienza che siamo venuti a fare e ci parla del Regno di Dio come di un’esperienza di vita piena.

Dopo di che andiamo a cena e i ragazzi ne approfittano per parlare e per conoscersi sempre di più, stringendo nuove amicizie. Una cosa particolare di questo gruppo, a differenza degli altri partiti con noi quest’estate, è che molti non si conoscono. Non ci sono dei gruppi già formati ma sono tutti ragazzi arrivati da diversi canali e amicizie e hanno poche conoscenze all’interno del gruppo, il che facilita l’uscire da sé per conoscere nuove persone.