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July 17, 2023

Cosa siete venuti a cercare?

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia alle 6:45 con la dolce sveglia che fanno le ragazze dello staff nell’alloggio delle femmine, e una sveglia un po’ più “militaresca” nel caso dei maschi. Verso le 7:10, con grande fatica, ci incontriamo tutti per la preghiera del mattino. La preghiera del mattino è un momento per cominciare la giornata con una semplice preghiera in comune, il brano del Vangelo del giorno, e una breve riflessione che cerca di far “atterrare” quanto è scritto nel Vangelo. Atterrare nel senso di rendere più concreto il vissuto e l’insegnamento scritto nel Vangelo e, per concludere, la preghiera del Padre Nostro e un' Ave Maria. Nell’alloggio dei maschi la fanno seduti tutti insieme, dalle ragazze si prega facendo un grande cerchio con i piedi nella sabbia. Finita la preghiera del mattino, procediamo con la colazione, che, pur essendo sempre fantastica, è abbastanza lenta, che rispecchia il ritmo di vita più lento rispetto a quello a cui siamo abituati delle persone di queste zone tropicali molto calde che prendono tutto con molta più calma. Questo avviene nei servizi, nella velocità con cui per esempio reagiscono i nostri autisti a una chiamata, e lo vediamo un po’ dappertutto a dire il vero. Non è una corsa frenetica per riuscire a fare più attività possibili nel corso della giornata, ma qui la vita si prende con grande calma e lentezza. Per il mio gusto forse anche un po’ troppa calma.

Verso le 8:30 arrivano i ragazzi dal loro alloggio. Una volta che siamo tutti inizia la prima conferenza. Il primo blocco di riflessioni vuole essere un invito collegato alla domanda “Cosa siete venuti a cercare?”   Parliamo della felicità: la felicità non come un sentimento, non come un’emozione, ma più come uno stato di serenità e di pace interiore. Una felicità che è una condizione che, anche nei momenti di maggiore difficoltà nella vita, rimane e sussiste. Quella serenità e quella pace che non va via anche nei momenti di sconforto. Ovviamente ai ragazzi parliamo di una teoria, di un’idea di felicità, che magari qualcuno di loro già vive, ma che risulta sempre qualcosa di molto “appetibile”. Infatti nell giovinezza la felicità è spesso scambiata con briciole di felicità: con momenti di sballo, con un divertimento folle, che in qualche modo ti lasciano insoddisfatto perché sono passeggere. La felicità, invece, non è un momento, non è un sentimento, almeno non quella di cui parliamo oggi. È una felicità  fatta di tre aspetti fondamentali: la verità, intesa come sapere e conoscenza della nostra vita, della nostra storia, del chi siamo, la verità dei nostri rapporti, cioè che siano o meno rapporti autentici. Insieme alla verità altro aspetto fondamentale è la bontà: è importante verificare che nella nostra vita ci siano cose buone, persone buone, che noi stessi portiamo avanti opere buone. E poi come terzo aspetto la bellezza con la "B" maiuscola: perché senza la dimensione estetica della vita, essa perde il suo gusto. Una vita piena e felice è quella che riesce a integrare questi tre aspetti del vero, del bello e del buono. Infine, parliamo loro di come la ricerca della felicità sia qualcosa che unisce tutti gli uomini. Non c’è nessun uomo o donna sulla terra che non voglia essere felice. Ognuna delle nostre azioni, anche quelle che magari portano a conseguenze negative, nessuno le cerca per le conseguenze negative in sè - sarebbe un folle altrimenti - , ma perché pensa di trovare in esse qualcosa di buono, una soddisfazione, un benessere, un momento di quiete. Ma così tante volte sbagliamo. L’essere umano, dunque, è in costante ricerca di una felicità e di una pace interiore. Cerchiamo di approfondire questo discorso citando Leopardi con un bellissimo testo tratto dallo Zibaldone:

“... il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena né per dir così dalla terra intera, considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, la mole e il numero meraviglioso dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio. Immaginarsi il numero dei mondi infiniti e l’universo infinito e sentire che l’animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande di siffatto universo, e sempre accusare le cose di insufficienza e nullità, e patire mancamento e voto e perciò noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di umiltà che si venga nella natura umana”.

Non esiste nulla in questo mondo (di successi, di possessi, di cose grandi) che sia così grande da contente il desiderio di infinito e di felicità che risiede nell’animo umano. Non c’è nulla in questa vita che arrivi a contenerlo. E questo fatto ci mette davanti a una consapevolezza: la felicità vera, quei momenti dove sentiamo il cuore pieno, ci portano a desiderarla sempre di più. Mentre le felicità passeggere ci lasciano un senso di vuoto, per questo si tende a ripeterle. Un esempio molto banale è quello che accade con le cose materiali: una volta che le possediamo magari ci procurano una certa felicità e un certo sollievo e praticità, ma poi quella sensazione di soddisfazione passa. È la logica delle cose materiali: una volta che le possiedi, ti possiedono o semplicemente ti lasciano come prima. Invece le cose belle, le cose che riempiono l’animo umano e che rispondo a questo desiderio di felicità più autentica e profonda sono realtà , esperienze o situazioni che, una volta che uno le ha, non vanno via, rimangono in te, ti riempiono. L’invito ai ragazzi è quello di individuare nella loro vita cosa stanno facendo per essere felici e se le scelte che fanno li portano a una felicità passeggera che li lascia più vuoti di prima o una felicità più salda, che dura, e soprattutto che riempie.

Finita la riflessione, i ragazzi si distribuiscono nei tre diversi pullman. Uno di questi è diretto a una casa di accoglienza per anziani, dove una ventina di ragazzi passano del tempo con una quarantina di anziani che con le loro storie, i loro sorrisi, il loro desiderio di giocare e di mettersi in gioco, travolgono i ragazzi con giochi, canti e balli. Per i ragazzi è un’esperienza molto bella: la vivono come un’esperienza di libertà riuscendo a fare cose che magari davanti ai loro coetanei nel contesto di tutti i gioeni si vergognerebbero a fare. Invece qui sono si sentono liberi.

Il gruppo dei venti ragazzi nel pomeriggio raggiunge l’altro gruppo (composto da trenta persone) che sta lavorando al campo sportivo. Forse questo è il lavoro più faticoso: ci troviamo nella parte più bassa del paese dove scorre poca aria, il sole picchia tantissimo, ci sono pochi momenti di freschezza, ma dove soprattutto il lavoro è molto ripetitivo. I ragazzi hanno già cominciato a fare il cemento e hanno costruito e delimitato i confini del campo sportivo.

Infine, c’è un altro gruppo di quaranta ragazzi che continua il suo lavoro presso il centro polivalente: un lavoro che consiste nel fare del cemento e nell’appianare il terreno con picconi e pale. Hanno addirittura creato un “delta team” di dieci maschi per portare avanti il cemento il più velocemente possibile. I lavori, dunque, vanno avanti con gioia. Riceviamo addirittura la visita del sindaco (che è una giovane donna di 28 anni) che ci mostra tutta la sua gratitudine e la disposizione di tutto il suo personale per venirci incontro per qualsiasi cosa di cui possiamo aver bisogno. Nel frattempo riusciamo a pranzare verso le 13:30 (un poco in ritardo rispetto all’orario concordato delle 13:00 proprio per via delle lentezza di queste parti che di cui si parlava prima).


Nel pomeriggio i lavori proseguono. La cosa strana è che, nonostante i ragazzi sentano il peso della stanchezza fisica dopo un’intera mattinata di lavoro, si sentono allo stesso tempo molto più carichi. Fanno delle catene di lavoro lunghissime e lavorare in squadra rinnova in loro l’entusiasmo e la forza e paradossalmente, riescono a dare di più nel pomeriggio rispetto che nella mattinata.

Avendo anticipato la sveglia e l’inizio dei lavori di mezz’ora, decidiamo di anticipare di mezz’ora anche il rientro a casa. Lavorare sotto il sole e con questa grande umidità per sei ore consecutive è paragonabile al lavoro di 10 ore in condizioni climatiche normali. Quindi per le 16:15 partiamo e per le 16:50 tutti i ragazzi arrivano nei loro rispettivi alloggi e… arriva il tuffo in mare di rito! Tutti quanti si mettono in costume e si precipitano nell’oceano. Tutto questo avviene nel massimo dell’attenzione e della sicurezza essendo il mare vicino alla riva calmo e abbastanza basso.

Alle 18:15 ci rincontriamo tutti pettinati e puliti nell’alloggio delle ragazze per fare le prime riflessioni di gruppo. Le riflessioni di gruppo sono momenti che si offrono ai ragazzi per condividere quello che stanno vivendo. In tutto sono 9 gruppi: 4 maschili e 5 femminili. Ad animare la conversazione, oltre me e don Tommaso, sono i membri dello staff: ragazzi più giovani che hanno alle spalle già più di una missione. Mentre gli altri ragazzi rimanenti dello staff si riuniscono per una condivisione di gruppo. I momenti di riflessione sono dei momenti per confrontarsi, per condividere e per “camminare” insieme. In ognuno dei gruppi si parla di che cosa li ha portati qui, di che cosa li ha spinti a vivere quest’esperienza. Ed emerge che, oltre il fine stesso del volontariato, c’è anche una volontà di ricerca su se stessi, una volontà di conoscersi di più, di ricercare uno spazio per farsi delle domande che risiedono nel loro cuore, e c'è anche un desiderio di chiarezza su molte paranoie che ci si fa nel contesto di tutti i giorni. È molto bello vedere come questo desiderio di farsi delle domande sulla propria vita va a coincidere con il tema della conferenza di questa mattina in cui le domande fondamentali erano “Chi sono?” “Quanto mi conosco?” “Quanto vado in profondità con me stesso?”Tutto ciò avviene in un contesto bellissimo: nel tratto di spiaggia che divide il nostro albergo dall’oceano. Dopo aver condiviso e dopo essersi messi in gioco e aver ricevuto qualche dritta riguardo l’esperienza, ci incontriamo per partecipare alla Santa Messa (che rimane sempre un invito libero al quale si può decidere di partecipare o meno). La stessa messa è un’occasione per continuare ad approfondire e vivere lo spirito di quello che siamo venuti a fare. Così poco di più della metà dei ragazzi vi partecipa ed il resto si dedica a giocare a carte o a passare del tempo insieme.

Dopo la messa mangiamo tutti insieme un ottimo pollo con riso in ricordo del Perù e poi festeggiamo il compleanno di Emma (che compie 17 anni) con tre grandissime torte (talmente grandi che i ragazzi non riescono a finirle tutte - il che ci lascia perplessi perché hanno sempre tantissima fame). Finiti i festeggiamenti i ragazzi hanno del tempo libero da passare insieme chiacchierando o giocando a carte. La cosa divertente e che ci riempie di grande orgoglio è scoprire che, pur avendo detto che il ritorno a casa dei ragazzi sarebbe stato alle 23:00, molti di loro vogliono tornare al loro alloggio già verso le 21:30 tanto da chiederci di anticipare l'arrivo del pullman di rientro perché sono veramente stanchi. Infatti, troviamo un ragazzo che dorme sulla spiaggia, un altro che dorme seduto su un divano e così via. In effetti oggi hanno lavorato e si sono spesi tantissimo e questa stanchezza lo dimostra. Anche se, quando arriva il pullman alle 22:00, alcuni di loro vorrebbero rimanere di più (stranamente è un gruppetto che sta solo tra maschi). Ognuno rientra a casa e nelle proprie stanze verso le 23:00 per un sano riposo.