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August 7, 2023

Costruire è sempre un'opera di amore

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia come sempre alle 6:30 e diventa sempre più tosto svegliarsi così presto. La fatica inizia a sentirsi sempre di più. Ci sono alcuni ragazzi che la sera verso le 22:00/23:00, stravolti dal lavoro fatto, preferiscono andare a dormire. Poi c’è un altro gruppo che puntualmente va a letto verso le 00:30/1:00, non perché siano meno stanchi, ma la voglia di stare insieme e la paura di perdersi chissà cosa vince su tutto.  Il consumo della birra del bar dell’albergo è cresciuto esponenzialmente, il che ci sta facendo riflettere sull’idea di creare noi stessi una vendita di birra clandestina per poter finanziare i progetti di Wecare (ci penseremo per il prossimo anno 🤣).

Detto ciò, dopo la sveglia, la preghiera e la colazione ci incontriamo tutti in auditorio per dare alcune comunicazioni pratiche e per introdurre la riflessione personale del giorno che fa seguito alla conferenza sugli idoli. Il brano del Vangelo scelto per la riflessione è quello delle tentazioni che subisce Gesù nel deserto. Quello che cerchiamo di trasmettere ai ragazzi, per non creare confusione, è che tante volte le cose, le situazioni o le persone che possono diventare idoli non sono di per sé un problema, il problema sorge nel cuore dell’uomo quando si fa di essi un’assolutizzazione affidando tutta la propria esistenza e il proprio valore alla presenza o meno di queste cose, situazioni, successi, traguardi o persone. L’esercizio di questa mattina, quindi, è quello di cercare di individuare quali sono quelle realtà nella propria vita a cui si affida il ruolo di idoli, a cui si affida il valore della propria esistenza.

Dopo un’ora di riflessione partiamo come sempre puntualmente alle 9:00. Carichiamo l’acqua e partiamo verso la nostra destinazione. Oggi è domenica: alcuni bambini sono vestiti in modo particolarmente elegante e nel nostro cantiere non ci sono soltanto i bambini di sempre ma anche tanti bambini nuovi con le loro mamme e tanti altri adulti.

Abbiamo imparato qualche parola in Kinyarwanda (la lingua locale) e cerchiamo di comunicare con loro con quelle poche frasi di base tra cui: “Come ti chiami?” “Quanti anni hai?” A volte hanno dei nomi occidentali come “Angela”, “Isabella”, “Mario”, altre volte hanno nomi tipici della cultura africana più difficili da ricordare.

Insieme alle attività che stiamo portando avanti come la costruzione dell’aula scolastica che diventa sempre più alta (sorprende la velocità con la quale vanno i ragazzi), i giochi con i bambini, e la decorazione e manutenzione delle aule, da ieri abbiamo cominciato a fare un censimento e a incontrare delle famiglie del villaggio nelle loro case, affinché i ragazzi conoscano da più vicino le condizioni e le storie delle persone che stanno aiutando.

Ci colpisce la loro dignità, il rispetto e l’accoglienza che hanno nei nostri confronti. Ci offrono sempre qualcosa anche se noi ci sentiamo un poco a disagio perché vorremmo ricambiare (nei prossimi giorni cercheremo di portar loro qualcosa di bello). Ci colpisce anche la semplicità dei loro desideri: “una pentola”, “una capra” e cose di questo tipo mirate alla sopravvivenza del nucleo familiare.

Oggi poi alcune ragazze sono rimaste particolarmente colpite dall’esperienza della mensa: una stanza enorme piena di panche: in una sola entrano 6 bambini che bramano per mangiare. L’esperienza dei volontari è quella di avere a che fare con la gioia sì, ma anche con la fame disperata dei bambini, che una volta finito il loro piatto, ne chiedono altri che però non sempre bastano per tutti. Ciò ha creato nei ragazzi un’esperienza emotiva molto forte che certe volte provoca dei sensi di colpa, ma allo stesso tempo fa prendere consapevolezza di quanto siamo fortunati e sviluppa un senso di gratitudine infinita.  

Una volta tornati, celebriamo la Santa messa della domenica a cui si presentano più ragazzi del solito (almeno un’ottantina su 86 che siamo) e infine portiamo avanti i gruppi di condivisione per approfondire insieme la tematica sugli idoli. Riproponiamo ai ragazzi la domanda se nella vita sia più importante costruirsi una propria identità o rispondere a tutti i costi alle aspettative degli altri. E per tutti la risposta è evidente, però spesso si fa fatica a “deludere” le aspettative degli altri per paura di essere messo da parte, di rimanere da soli, per paura di non piacere, e così via.

Dopo le condivisioni ceniamo verso le 21:00 e dopo c’è il solito giro di birre, giochi e chiacchiere. Inoltre aspettano tutti la mezzanotte per festeggiare Giovanni che compie 22 anni! Domani lo festeggeremo ufficialmente con una bella torta ruandese (speriamo bene….!).