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July 4, 2023

Da un male può nascere un grande bene

Fernando Lozada

Che da un male possa nascere qualcosa di buono e bello è qualcosa che ripetiamo spesso. Però quando si è in mezzo a quel male, o a quella sofferenza, è molto difficile vedere quella luce che può essere quel qualcosa di buono e bello, perché si vede tutto buio. 

Dal giorno uno avevamo notato una certa difficoltà tra i ragazzi a andare oltre le solite barriere e oltre i soliti gruppi già esistenti prima di partire. Quali cagnolini che hanno bisogno di segnalare il territorio, è come se fossimo in un costante misurarsi a vicenda per dimostrare chi è il più duro. E già questa mattina con lo staff avevamo avuto una discussione riguardo come migliorare i rapporti all’interno del gruppo. L’idea era quella di organizzare delle olimpiadi, dei giochi, durante la giornata di riposo il prossimo 6 luglio. 

I ragazzi, però, oggi hanno bruciato qualche tappa. Tornati dal lavoro, nella solita partitella che rischiava sempre di diventare troppo sentita, purtroppo un gruppo di ragazzi è andato alle mani. Uno stupido fallo è stato la “giustificazione” per far partire una mini rissa in questione di secondi. Questione di secondi perché lo staff era lì e non ci è voluto molto a mettere tutto in ordine… ma uno era l’ordine che toccava allo staff di mettere, un altro l’ordine che tocca a me. 

Così i principali responsabili hanno corso senza sosta finché abbiamo deciso il da farsi. Si sono chiariti con i compagni di botte, e poi, i responsabili senza mangiare, e il resto dei maschi una volta finito di cenare, ci siamo riuniti a porte chiuse in auditorio. Brevemente ho chiesto loro di diventare veramente una squadra, di non buttare il tempo, risorse, ma soprattutto di non buttare il dono che ognuno di loro è per l’altro a causa di stupide maschere o etichette. Ho insistito fortemente su quanto è importante che sappiano che il professionista, il padre, il marito, insomma l’uomo che saranno nel futuro lo si costruisce sin da adesso: essendo uomini buoni, generosi, fedeli, rispettosi, profondi… e non comportandosi come scimmie cercando di prevalere sugli altri. 

Poi ho chiesto uno ad uno, nell’ordine che loro desiderassero, di alzarsi, di dire i loro nome, l'età e la città da dove vengono, e di dire anche il loro sogno, la loro paura, e qualcosa che li fa soffrire. Il primo coraggioso non si fa aspettare, e così il secondo, il terzo, finché tutti i 46 ragazzi non hanno finito.

Ai vari Pietro, Leone, Carlo, Federico, Riccardo, Piero e così via, si aggiungono i vari 15, 16, 17 anni e anche gli immancabili quasi 16 o quasi 17. E dopo i vari Roma, Milano, Verona, Genova, e via dicendo, seguono i sogni: avere una bella famiglia, essere un buon padre, avere successo nel mio lavoro. E in seguito le varie paure e sofferenze: rimanere da solo, non farcela, di deludere i miei, non essere abbastanza, non avere il coraggio… il rapporto con papà, il rapporto con mamma, la mia timidezza, quando mi parlano dietro, la malattia di, la morte di..

Ecco, dopo questo momento ai ragazzi rimane chiaro che sono più le cose in comune di quelle che li distinguono a essere presenti: tanti sogni e desideri in comune, tante paure e sofferenze in sintonia una con l’altra… chiudiamo la giornata al maschile vedendo il film chiamato “Il sapore della vittoria”. E così, crediamo, che da una cosa così brutta e sgradevole come un litigio finito alle mani, è sicuramente sorto un momento molto bello per tutti i ragazzi, così grossi, e alti tanti di loro, ma così fragili e insicuri allo stesso tempo, e soprattutto con un enorme desiderio di compagnia e di non rimanere mai soli.