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July 18, 2023

Dispiegare la bellezza che ognuno di noi è

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia con l’abitudinaria preghiera del mattino, ognuno nel suo alloggio, e poi prosegue con la colazione che è sempre ben desiderata. Anche se oggi c’è una differenza sostanziale tra la colazione dei maschi e quella delle ragazze, le quali si ritrovano con uno squisito - ironicamente -succo al pomodoro giallo (che magari è anche molto buono) ma viene servito caldo, e dunque ha le parvenze di una zuppa a colazione. Mentre dai ragazzi si godono delle buonissime crêpes al cioccolato e delle banane tagliate a fettine. Tutto ciò fa andare su tutte le furie le ragazze che protestano e partono con le lamentele sull’ingiustizia: insomma la vivono come un vero e proprio dramma.

Ci ritroviamo tutti alle 8:30 nell’alloggio delle ragazze. Facciamo una prima introduzione alla seconda riflessione personale del viaggio che si ricollega al discorso della ricerca delle felicità e di qualcosa di infinito di cui abbiamo parlato il giorno prima. Oltre il testo di Leopardi, stavolta si propone anche un brano del Vangelo, quello del giovane ricco. Nell’introduzione sottolineiamo come in questo racconto si parli di un fatto accaduto storicamente nella vita di Gesù di questo giovane che al tempo era considerato molto ricco. Una caratteristica da sottolineare è che questo personaggio è un giovane, e da giovane rappresenta la giovinezza, che di solito è il periodo della ricerca e dei desideri grandi. Nel brano si evince che questo giovane non è soltanto ricco, ma è anche una persona giusta, forse anche un po’ presuntuosa visto il suo vanto di seguire alla perfezione tutti i comandamenti, che per la legge ebraica era qualcosa di eccezionale. Ma allo stesso tempo, pur essendo un poco presuntuoso, questo ragazzo si mette in gioco: va alla ricerca di risposte. Non sappiamo quanto il suo cuore sia stato poi veramente aperto a un cambiamento, ma sappiamo che si rivolge ad un altro ebreo, a Gesù, il figlio di un falegname arrivato da un paesino sperduto come Betlemme. Il che da una persona ricca che si sente moralmente “arrivata” è già un grande atto di umiltà. Egli pone a Gesù una domanda molto essenziale: “Come fare per avere la vita eterna?” Qui la “vita eterna” si riferisce non soltanto alla vita dopo la morte, ma a una vita piena, ovvero a una vita felice. Dopo un breve scambio di parole, si evince che il ragazzo non è realmente disposto a seguire io consiglio di Gesù, il quale gli chiede di “lasciare tutto”. Spesso di fronte a questo brano, leggendolo con una lettura semplicistica, si pensa che la richiesta che fa Gesù a questo giovane ricco sia qualcosa che riguarda tutti quanti e da prendere alla lettera. Ma in realtà quanto viene chiesto da Gesù è una richiesta personale. Nel rapporto con Dio, almeno nel cattolicesimo, parliamo sempre di rapporti personali e non di incontri generici. La bellezza del cristianesimo, infatti, sta proprio nel fatto che Dio non è un ente assoluto uguale per tutti, ma è una persona con la quale si fa un incontro personale. E nell’incontro tra due persone c’è sempre qualcosa di unico perché sono due unicità che si incontrano. Dunque l’insegnamento da trarre dalla lettura non è quello letterale di lasciare tutti i propri averi - questo sì viene chiesto al giovane ricco moralmente “inattaccabile” - ma l'invito che può fare ala nostra vita è quello di farsi una domanda: Che cosa nella nostra vita (e potrebbero essere anche le ricchezze) intralcia la strada verso la felicità ? In seguito i ragazzi nei loro libretto troveranno una "cornice" per mettere a fuoco questa riflessione. C’è una metafora con una nave in cui si parla di disobbedire alle proprie paure perché tante volte sono proprio quelle paure (paragonati a dei “porti sicuri”) che ci impediscono di navigare e di vivere l’avventura di andare in alto mare a scoprire nuovi oceani.

Finita la riflessione personale, vengono comunicati ai ragazzi i tre gruppi di lavoro e si parte. Su questo fronte non ci sono tante novità da raccontare: c’è il solito gruppo che va dagli anziani, con cui - essendo lunedì - si fanno diversi laboratori e diverse attività dove i ragazzi possono accompagnare e passare del tempo con loro. Oltre a questo ci è stato anche chiesto di eseguire alcuni lavoretti manuali che faremo ben volentieri non solo tramite la manodopera ma anche attraverso l’acquisto di materiale per abbellire il più possibile il posto che li ospita.

Un altro gruppo lavora ininterrottamente al santuario dove i ragazzi riescono a mettere buona parte del pavimento picconando e trasformando la terra in cemento.

Il gruppo del campo da calcio è quello più “provato” perché, come già abbiamo detto ieri, è completamente scoperto e non corre un filo d’aria. E oggi, che era partita come una giornata con qualche nuvola, si rivela essere una delle più calde e assolate.

C'è da dire che, quando si inizia a fare il cemento, una volta iniziato, non si può lasciare a metà ma bisogna finirlo altrimenti si seccherebbe, ecco perché oggi il gruppo del santuario ci mette più del solito. Rientriamo dunque un po’ in ritardo rispetto all’orario concordato e verso le 17:00 siamo tutti agli alloggi. Dopo il solito bagno nell’oceano che ci regala tante soddisfazioni, anche se non tutti lo fanno visto il poco tempo per prepararsi (circa un’ora). Soprattutto alcune ragazze temono di non fare in tempo vista la presenza di un solo bagno in una camera per otto. Poi ci sono alcune ragazze che non riescono a rinunciare al bagno nell’oceano e che velocemente si lavano nelle docce di acqua dolce presenti nel giardino.

Ci incontriamo tutti insieme alle 18:15. I maschi oggi sono particolarmente puntuali. Dopo di che ci dividiamo nei vari gruppi di riflessione, i quali oggi approfondiscono la tematica sulla felicità, sulla ricerca di questo infinito che ci portiamo nel cuore e sulle proprie paure, quelle paure a cui bisogna disobbedire per poter andare oltre. Dopo un paio di domande di introduzione che poniamo noi animatori dei vari gruppi di riflessione, consegnamo ai ragazzi un foglio, sul quale, ognuno di loro in modo anonimo, deve scrivere le sue paure più grandi, quei "porti sicuri" che gli impediscono di spiegare le vele e salpare all'avventura. Non posso parlare per tutti i gruppi ma tendo a pensare che ognuno ha avuto un’esperienza molto simile. Dopo aver raccolto tutti i biglietti scritti in forma anonima, leggiamo ad alta voce ai ragazzi quello che hanno scritto. Emergono risposte molto simili: insieme alla paura di rimanere da soli che risponde al desiderio di tutti gli esseri umani di condivisione della propria vita, viene fuori la paura di deludere le altre persone, la paura di non rispondere alle aspettative degli altri. E qui cominciamo un dialogo dove si evince che molte volte i ragazzi devono rinunciare ad essere se stessi o a conoscere se stessi, per rispondere alle aspettative di altre persone che gli hanno già detto chi devono essere e come devono essere. Il che è particolarmente problematico perché rinunciare a essere se stessi può portare solo a un’esperienza di tristezza e di frustrazione che prima poi va a esplodere o a ricercare un colpevole. Le aspettative servono sì a spronarsi,  però non possono essere mai un condizionamento. Infatti, siamo più o meno tutti d’accordo sul fatto che non si possa tradire se stessi per rispondere alle aspettative degli altri, perché noi non siamo a questo mondo per rispondere alle aspettative altrui, ma per dispiegare la bellezza che ognuno di noi è. Questo spesso vorrà dire essere incompresi o andare contro corrente, vorrà dire deludere le aspettative di qualcuno che in realtà non ti da la libertà di essere te stesso. Diciamo ai ragazzi che, per essere felici, è fondamentale liberarsi dalla paura delle aspettative degli altri che tante volte possono essere buone, ma non necessariamente rispecchiare quello che loro si portano nel cuore. Invitiamo dunque i ragazzi a rendersi conto che, avendo questa paura in comune, possono sapere di non essere soli, sono un po' più consapevoli di poter camminare insieme. Riflettiamo anche sul fatto che, visto che molti qui sono già amici, non si può ridurre l’amicizia o il passare del tempo insieme alle feste, agli aperitivi, o alle vacanze, ma c’è bisogno di condividere di più: le nostre esperienze di solitudine, di raccontarsi le volte in cui ci sentiamo soli e incompresi.

Dopo le condivisioni, che vanno avanti più di un’ora e mezza (a dimostrazione che i ragazzi tengono molto a questi momenti di dialogo che li arricchiscono tanto), c’è la messa e in seguito la cena.

Dopo la cena delle 21:00, buona parte dei ragazzi rimane a fare diversi giochi di gruppo e la serata va avanti fino alle 23:00. Poi tutti a dormire!