
El barrio dei bambini
Dopo due giorni di scarico dei materiali, oggi i ragazzi hanno iniziato a costruire le case. È stata una giornata molto importante. Hanno conosciuto le famiglie, piantato i piloni, mangiato con loro.


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Il senso della missione non è solo quello di costruire abitazioni a delle persone, ma anche quello di entrare in contatto con loro, conoscere le loro storie, che molto spesso sono tristi, segnate dalla sofferenza. La disillusione aleggia ovunque nel barrio. Una discarica a cielo aperto, un pezzo di mondo dimenticato.
I bambini si nascondono dietro i muri di pietra. All’inizio appaiono timidi, ma poi si lasciano coccolare dai ragazzi, cominciano a sorridere, ad abbracciarli, a cercare il loro affetto. Basta dire la parola “pelota” per farli impazzire. Ragazze e ragazzi che rincorrono una palla, urla di gioia, che ci restituiscono il senso della felicità. Tentare di dare una definizione di felicità è quasi impossibile. La felicità è una di quelle cose che non puoi controllare, come l’amore. Viene e va, quando vuole lei, come vuole lei. Spesso negli occhi dei bambini è possibile coglierla, la felicità.
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E proprio la felicità è stato uno dei temi della riflessione del giorno. Al termine della giornata, infatti, i ragazzi hanno avuto la possibilità di riunirsi in piccoli gruppi, guidati dai membri dello staff, per affrontare questo tema, insieme a quello della conoscenza di sé.
Domani sarà una giornata intensa. Ci aspettano ore di lavoro, ma soprattutto, ci aspettano i bambini. Perché a loro per essere felici basta poco, basta lo sguardo di qualcuno che gli trasmetta un po' di speranza.