.jpeg)
Ferite che uniscono
Stamattina, nonostante il giorno di riposo appena trascorso, negli occhi dei ragazzi si comincia a leggere una stanchezza nuova: quella dolce e amara di un viaggio che sta per concludersi. Dopo una colazione abbondante – quasi un rito per fare scorta di energie – si sono immersi nella loro terza riflessione personale.
Il tema di oggi non è leggero: il dolore. Un argomento scomodo, a cui raramente concediamo spazio, perché nessuno ama rivivere ferite e momenti che ci hanno piegati. Eppure, è proprio guardando in faccia quei ricordi, con amore e accettazione, che possiamo trasformarli da ostacoli a compagni di viaggio. I ragazzi hanno affrontato domande intime: Qual è un dolore che ha segnato la tua vita? Lo hai accolto o respinto? Cosa è cambiato in te dopo quella sofferenza? Interrogativi che forse ognuno di noi dovrebbe porsi di tanto in tanto, ma che la routine tende a silenziare, privandoci di quel viaggio interiore necessario a capire il nostro presente.
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)
Terminata la riflessione, è arrivato un discorso di incoraggiamento: occhi stanchi, sì, ma ora anche determinati. L’impegno è dare comunque il 100%, fino all’ultimo giorno, per portare a termine tutto: i bagni, le aule, ma anche i giochi e l’intrattenimento con i bambini.
I bagni sono ormai quasi pronti: le pareti sono state alzate, mancano solo gli ultimi mattoni e i dettagli, poi si passerà al tetto. Una volta partiti, toccherà agli operai completare l’impianto idraulico. Perché, per quanto la buona volontà ci porti lontano, sappiamo che certe cose è meglio lasciarle alle mani esperte.
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)
.jpeg)

.jpeg)
Il gruppo della pittura, invece, ha aperto una nuova aula. Stavolta i disegni parleranno di colori, frutta, verdura e numeri. Sarà forse la stanchezza, ma oggi questo compito sembra il più gettonato. Eppure, che abbiano mano sicura o siano alla prima esperienza, tutti si impegnano con serietà: non un lavoro fatto alla buona, ma la cura di lasciare ai bambini aule vive, allegre e piene di stimoli.
.jpeg)

.jpeg)
Verso le 17 si torna in albergo, un pò di riposo prima di cena. Poi, di nuovo, il momento della condivisione: il secondo gruppo di riflessione. Le parole scaturite in solitudine al mattino troveranno spazio in un cerchio di ascolto reciproco. A volte, parlare davanti agli altri è difficile; eppure, la comprensione, il silenzio attento e la possibilità di dire ad alta voce ciò che fa male hanno un potere liberatorio. Forse è per questo che, quando abbiamo annunciato i gruppi di stasera, ho colto negli occhi di molti una luce particolare. Una gioia nascosta, quasi timida, che racconta il desiderio di essere ascoltati e compresi. Perché, alla fine, condividere non significa solo raccontare di sé: significa riconoscersi nelle storie degli altri, scoprire che certe ferite non sono poi così uniche, e che anche da quelle può nascere un legame. Un legame che, una volta tornati a casa, resterà come uno dei ricordi più veri di questo viaggio.
.jpeg)