0
August 12, 2023

Guardare con gioia e gratitudine tutto quello che c’è di bello e di buono in noi

Fernando Lozada

Dopo la preghiera del mattino e la prima colazione, ci incontriamo in un'aula del nostro alloggio per rispondere alle domande e alle sollecitazioni della penultima riflessione personale. Avendo fatto la tematica sull’amore il giorno prima, anche la riflessione personale di oggi vuole dare qualche luce in più sull’esperienza dell’amore.

Il brano scelto è quello del “Figliol Prodigo”. In esso si presente la figura di questo padre che in un certo senso si può dire sia stato tradito da entrambi i figli: da quello piccolo che decide di prendersi l’eredità, di scappare da casa e di consumare tutti questi suoi averi (quasi a dire: “Per me tu non ci sei più, dammi quello che mi tocca”) riducendo il rapporto con il papà a qualcosa di materiale, dall’altra parte c’è il figlio grande, il figlio che sembra perfetto, che rimane accanto al padre ma che in qualche modo è lontano dal cuore del padre perché quando il figlio piccolo tornerà dopo aver toccato il fondo della propria esistenza, invece di rallegrarsi si intristisce per la festa che il papà gli fa al suo ritorno. Il figlio grande non riesce a cogliere il cuore del padre che esulta per un figlio che era “morto” e ora è “risorto”. È meraviglioso come questo padre riaccoglie il figlio piccolo, lo aspetta anzi gli corre incontro, gli mette l’anello al dito e gli dà il vestito più bello che lo ristabilisce nella sua dignità. “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”; ed esce a cercare anche il figlio maggiore “Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo”.

La riflessione vuole centrarsi su come il cuore di Dio abbia questa capacità di amare che non viene a mancare neanche con il peggiore dei tradimenti, che ci viene a cercare quando siamo ancora fuori. A Dio stiamo a cuore noi, non i nostri peccati. Quando uno ama qualcuno ha più a cuore quella persona dei suoi errori e non fa diventare quegli errori più importanti di quella persona. Questa pagina di Vangelo può essere un invito a tutti noi a vedere quanto siamo fortunati nell’avere un Padre che ci ama a prescindere, anche quando o dopo aver fatto una cosa terribile.

Dall’altra parte viene spontanea la domanda: “C’è un amore così nella nostra vita?” A prescindere che uno creda o meno, il cuore dell’uomo è alla ricerca di questo amore, di questa esperienza di perdono, di qualcuno che ci voglia bene nonostante i nostri errori, di qualcuno che ci ricordi che valiamo molto di più delle nostre cadute. Ecco, i ragazzi dedicano un bel po' di tempo a questa riflessione (ovviamente ci sono anche coloro che rispondono più velocemente ma non per questo più superficialmente). Forse la domanda più difficile di questa riflessione è quella: “Quanto ami te stesso?” E molti hanno quest’esperienza di non saper cosa rispondere, addirittura fanno fatica a rispondere alla domanda: “Cosa ami di te stesso?”. Siamo infatti abituati a vedere sempre le cose che non vanno in noi, e per quanto uno debba essere consapevole delle proprie fragilità e dei propri limiti, è importante guardare con gioia e gratitudine tutto quello che c’è di bello e di buono in noi e che possiamo mettere al servizio degli altri. Il bello che è in noi è il punto di partenza. Si riparte da tutto ciò che c’è di bello: non si costruisce sulle ferite (che sì in qualche modo ci arricchiscono) ma sulle certezze di quello che abbiamo di bello.

Finita la riflessione torniamo ai nostri lavori. La fatica si sente sempre di più ma i ragazzi sono arrivati ad avere una routine che devo dire molti hanno paura di abbandonare. Una routine fatta di orari e compiti ben precisi, una routine che è sempre la stessa ma che al contempo non è sempre la stessa perché arricchita dalle relazioni, che sono sempre nuove, sia con i bambini e con le persone del posto ma anche tra di loro, ancora di più grazie alle riflessioni e ai momenti di condivisione.

Oggi abbiamo iniziato a sistemare il pavimento all’interno e all’esterno delle aule. Mentre gli operai cominciano a unire i pezzi di ferro che faranno parte della struttura del tetto. Non sappiamo ancora se riusciremo a vedere le aule con il tetto completato, ma sicuramente i lavori saranno portati a compimento nelle prossime 2/3 settimane dagli operai locali.

Il team dei bambini è sempre quello che fatica di più (non mi spiego ancora da dove i nostri ragazzi tirino fuori tutte quelle forze per stare sei ore di fila in piedi per dare un po’ di gioia e intrattenere queste centinaia di bambini). Il team pittura va sempre più avanti e oggi ha dedicato buona parte del tempo a fare rifiniture e a pulire tutto in modo da lasciare le aule limpide.

Tornati a casa facciamo l’ultima condivisone di gruppo intorno al tema dell’amore, ceniamo, e infine un momento colloquiale tra tutti i ragazzi. Speriamo che non esagerino troppo con le birre!