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July 9, 2023

Il desiderio di un amore incondizionato ed eterno

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia al solito orario. Alle 7:10 iniziamo la preghiera del mattino. Però anziché fare colazione subito dopo, come tutti gli altri giorni, chiediamo ai ragazzi di ripulire il “porcile” che hanno lasciato (sopratutto la zona dei maschi) in alcune aree e in un bagno in comune pieno di carta.  Quello che è successo è che molti dei ragazzi, grazie a un genio che si è portato da Milano dei tatuaggi finti (dei veri e propri adesivi), di cui ha creato un giro di vendita, hanno buttato a terra la carta. Genitori se vedete delle foto di un vostro figlio con il braccio o il collo tatuati, o qualche altra parte del corpo che non era così alla partenza, non vi preoccupate: è solo frutto di questi tatuaggi finti. 

Dopo aver pulito tutto, che era la condizione  “sine qua non” per poter fare colazione, ci rivediamo tutti in auditorio e assistiamo alla testimonianza di Alessandro, membro della Comunità Cenacolo (una comunità fondata neL 1983 da Madre Elvira, che accoglie giovani smarriti, insoddisfatti, delusi, disperati, drogati e non drogati, che desiderano ritrovare se stessi e la gioia della vita), che vive con la moglie e la sua famiglia da più di 15 anni in Perù occupandosi con gli altri ragazzi della comunità di bambini orfani e abbandonati, e di Hermana Maria, una suora italiana anche lei in Perù da più di 15 anni, anche lei membro della Comunità Cenacolo di Madre Elvira. Entrambi ci raccontano la loro vita, ognuna con le proprie ricerche di felicità e di trasgressione, ma anche tutte le loro ferite e la sofferenza, frutto di aver abbracciato determinati idoli sbagliati che li hanno sempre lasciati vuoti. Infine, l’incontro con il vero amore: nel caso di Alessandro, tramite una donna, che lo ha amato così come era e gli è stato accanto in tutto il processo di disintossicazione dall’eroina. Nel caso della suora, invece, l’incontro con l’amore di Dio, che l’ha chiamata ad un amore ancora più “trasgressivo”, quello di consacrarsi e di prendersi cura di bebè (dalle prime settimane di nascita fino ai due/tre anni) abbandonati dai loro genitori per diversi motivi. 

Dopo qualche timida domanda, i ragazzi sono già pronti per partire sui 4 pullman divisi per gruppi di costruzione in modo da rendere più facile il conteggio di ciascuno di loro. Arriviamo verso le 9:45 a Villa Maria del Triunfo e , divisi per squadre, continuiamo il lavoro che avevamo iniziato ieri. Arriva un camion che comincia a portare i pezzi nei nostri tre livelli di costruzione (alla base, a metà e in cima alla montagna). Infatti nel livello più basso abbiamo 4 case in costruzione, a metà ne abbiamo 2, e più in alto 9 dislocate sulla montagna. Infine, a sorpresa di tutti, esce il sole, il che rende il lavoro molto più faticoso. I ragazzi vanno su e giù a portare e a ridistribuire i pezzi delle case mancanti. Nel frattempo, alcuni membri delle squadre iniziano a montare i pavimenti, cercando di livellare un terreno che è molto difficoltoso. 

L’obiettivo di oggi è essere sicuri che le case abbiano tutti i loro pezzi e riuscire a mettere almeno uno o due pavimenti. Per questo piccolo ritardo domani dovremo svegliarci ancora prima (infatti tutte le attività della mattinata sono spostate a stasera) per poter usufruire di tutta la giornata di domenica ed arrivare a tirare su tutte le pareti e la base del tetto. In modo che lunedì, l’ultimo giorno di costruzione (speriamo), potremo mettere il tetto, le finestre, le porte e potremo verniciare la casa. 

Dopo aver mangiato uno squisito “arroz con pollo” cucinato dalle signore del posto, che assistono la signora che ha cucinato per noi sin dal primo gruppo a Pamplona e che conosce molto bene le esigenze dei ragazzi (soprattutto per quanto riguarda le quantità), ci rimettiamo al lavoro. Lavoriamo dalle 15:00 alle 17:00 e, come abbiamo detto, non vogliamo andare oltre. È un sali scendi continuo dei ragazzi per tutta la baraccopoli: ci sono lamiere e travi ovunque (qualcuno ne ha prese per sbaglio più del dovuto e a qualcuno mancano), ma alla fine della giornata riusciamo a far sì che tutte le case abbiano tutti i loro pezzi. Addirittura alcuni gruppi sono riusciti a mettere il primo pavimento, il che darà uno slancio in più per poter cominciare al meglio la giornata di domani. 

Tornati a casa partecipiamo alla messa, dopo di che ceniamo tutto insieme. Finiamo la giornata con una full immersion riflessiva. è il momento dell’inizio della quarta parte delle riflessioni, ovvero quella sull’amore. Parliamo della necessità che ha il cuore umano per sentirsi in pace, per sentirsi amato, per sentirsi accolto, di un amore nella sua vita che non abbia bisogno di condizioni. Un amore “senza se e senza ma”, un amore a prescindere, un amore che duri nel tempo e che sia veramente per sempre. Perché, come tutti sappiamo, vivere nella vita un amore che sai o che pensi che prima o poi finirà o che verrà tradito, non porta pace ma una profonda angoscia nel cuore delle persone. 

Nell’affrontare la conferenza sull’amore, a differenza delle altre conferenze dove cerchiamo sempre di rimanere su quello che è meramente umano ed esistenziale, c’è per forza un’apertura a qualcosa di più. Nella riflessione ci rendiamo conto che quell’amore di cui abbiamo bisogno, ovvero di un amore infinito, eterno, incondizionato, che ci sia per sempre, e che non è frutto di un merito - perché altrimenti l’amore sarebbe come un premio ma un premio non è in quanto è un atto libero, radicale e totale - non può esistere nell’umanità. Forse solo l’amore di una madre o di un padre è quello che si avvicina di più a questa idea di amore. Però dal momento che anche mamma e papà sono delle persone e quindi hanno delle fragilità, sappiamo bene che, per quanto ci amino, essi non potranno mai dare un amore incondizionato. Lo si vede nelle piccole cose, che non sono necessariamente vogliono dire mancanza di amore: i momenti di impazienza, le sgridate, le parole brutte che tagliano e che fanno male più di tante azioni e a cui veramente non si crede fino in fondo. Queste sono manifestazioni di quel limite che abbiamo tutti noi esseri umani nell’amore. 

Ma allora: siamo così sfortunati da aver un desiderio di un amore così grande, un’esigenza così profonda di essere amati e di non poterlo ritrovare in questo mondo? È qui che si apre uno spiraglio, un’altra dimensione, che rimane alla libertà di ognuno il farne esperienza. Il sottoscritto, è una persona convinta che solo un amore infinito ed eterno può veramente rispondere alla sete profonda dell’uomo. E questo amore non si trova che nell’esperienza di un Dio che ci ama veramente così come siamo, con un amore eterno e che arriva fino alla morte. L’amore umano può desiderarlo e può cercare di avvicinarsi a questo amore, ma troverà sempre un limite, il limite delle proprie fragilità. L’amore di Dio, di un Dio che è Padre, va oltre tutto questo,  perché ama veramente senza aspettare nulla in cambio: Dio ci ama non perché siamo buoni, ma perché lui è infinitamente Buono. 

Finita la conferenza, i ragazzi devono rimanere tutti quanti in auditorio, per evitare che la stanchezza e la dispersione nelle varie aree della casa, non li porti a riflettere su un tema così importante come la presenza dell’amore nella loro vita. È così che introduco come conclusione della conferenza sull’amore, il brano del Vangelo del Figliol Prodigo, in cui un figlio dispettoso, pieno di sé e direi anche superbo, abbandona il padre, gli chiede addirittura tutta la sua eredità e la butta in tutti gli idoli possibili. Nonostante questo il padre non si risente, probabilmente soffre, ma lo aspetta ogni giorno sperando che prima o poi ritorni. Così i ragazzi aprono il loro libretto delle riflessioni e approfondiscono (o ci provano almeno) quello che vuol dire l’amore di Dio, questo amore incondizionato ed eterno che tutti desideriamo. 

Verso le 21:30/22:00 molti iniziano a concludere e possiamo dire che la giornata è terminata. E come promesso, comunichiamo a tutti che domani la sveglia sarà un po’ prima, che non ci saranno attività e che partiremo per la baraccopoli subito dopo aver fatto colazione.