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July 7, 2025

Da una ferita può nascere la cosa più preziosa della nostra vita

Santiago Masetti

È domenica, giorno di festa. La sveglia è stata ritardata di due ore (dalle 6,30 alle 8,30), i ragazzi non erano stati avvisati. C’è chi si sveglia di colpo e disperato pensa che sia stato lasciato a casa. Chi esce di fretta dalla stanza con una scarpa sì e una no, insomma… panico generale. Rapidamente si rendono conto che il pullman è ancora lì e soprattutto che tutti sono nella stessa situazione, e realizzano: la sveglia è stata ritardata. La prima colazione passa in fretta e subito dopo è il momento della terza conferenza. Dopo essere entrati nelle profondità di loro stessi interrogandosi sulla felicità, la loro felicità, ora è giunto il momento di fare i conti con una realtà umana che molti vorrebbero evitare, scansare, dimenticare il più possibile, quella del dolore

Nella conferenza i ragazzi vengono invitati a prendersi cura del loro dolore, a utilizzare la sofferenza come squarcio di verità, apertura all’infinito, motivo di bellezza più che abbattimento e morte (figurata e non). La perla si genera quando un piccolo granello di sabbia si introduce nell’ostrica, la quale per difendersi secerne una sostanza che avvolgendo il granello di sabbia in milioni di strati genera la perla. Quanta saggezza nella natura, da una ferita può nascere la cosa più preziosa della nostra vita. Il dolore può aprirci alla vita oppure chiuderci drasticamente ad essa marcendo e facendoci marcire insieme con lei. Le più grandi catastrofi dell’umanità probabilmente sono il frutto di un dolore non compreso, perdonato, trasfigurato in bellezza, amore, comprensione per sé stessi e per gli altri.

Nelle missioni ci si confronta prepotentemente con il mistero del dolore (come vivono queste persone, perché vivono così ecc.) e della sua iniquità, ma allo stesso tempo nella missione stessa vediamo come questo dolore trasfigurato in amore generi bellezza (pensiamo alla bellezza di queste suore che senza avere nulla, letteralmente, si occupano giorno e notte di ragazzi abbandonati da tutto e tutti). Dostoevskij nel suo Idiota fa dire: “È vero, principe, che una volta hai detto che il mondo sarà salvato dalla 'bellezza'? Signori," disse, rivolgendosi a tutti, "il principe ci assicura che la bellezza salverà il mondo! E io, da parte mia, vi assicuro che se gli vengono in mente idee così perverse, è perché è innamorato.” Io penso che la bellezza a cui fa riferimento l’autore non sia chiaramente la bellezza dell’innamorato, ma la bellezza di chi è conscio che il dolore trasfigurato dall’amore diventa Bellezza con la B maiuscola."I ragazzi dunque vengono lasciati con il delicato e faticoso incarico di scavare nei loro dolori per iniziare a secernere l’amore necessario a trasformarli in perle.

Finita la conferenza si va al lavoro ed una volta arrivati decidiamo di prenderci un paio d’ore per provare i rinnovati campi da volley e calcio. I ragazzi e le ragazze si dividono tra i due sport (con qualche sporadica benvenutissima eccezione) e si dà il via ad un torneo all’ultimo sangue che, almeno nel calcio, vede la sconfitta di Roma e la vittoria di Milano, con conseguenti sberleffi. Dopo mangiato però si torna a fare sul serio, c’è un lavoro da finire, e i ragazzi sembrano essere molto coscienti di ciò. Nonostante il caldo e la fatica lavorano duro per tre ore quando arriva il momento di tornare a casa. Rapido pit-stop, doccia e si torna immediatamente in casa-famiglia, la giornata infatti non è ancora finita. Abbiamo appuntamento in chiesa, e dopo aver celebrato la messa si è pronti per mangiare (un’ottima pasta!!). Si mangia, si pulisce e si torna in hotel, stanchi ma felici, e forse ogni giorno un po’ più consapevoli di sé.