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Il dolore ha la capacità di spogliarci di tutte le domande inutili e condurci all’essenziale
Riprendiamo l’orario iniziale, quindi ci svegliamo alle 6:45 per poter partecipare alla Santa Messa delle 8:00, visto che è domenica. Dopo la messa, facciamo colazione e poi ci raduniamo brevemente nell'auditorium per dare qualche indicazione sul lavoro da svolgere. Non comunichiamo ancora la composizione definitiva dei gruppi di lavoro, perché vogliamo osservare le dinamiche durante questa prima giornata e formare gruppi bilanciati per tutto il lavoro che ci attende.
Partiamo alle 9:00, quando arrivano i pullman che ci portano a La Olla, dove la settimana scorsa abbiamo costruito cinque delle 15 case previste. Questa settimana ne costruiremo altre 15. Una volta arrivati, ci troviamo davanti tre camion con i pezzi di 30 case: anche se noi ne costruiremo solo 15, dobbiamo scaricarne tutte e 30, perché le altre saranno montate da altri volontari nei prossimi giorni.

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Ci dividiamo nei 15 gruppi di lavoro della settimana scorsa, in modo che ogni cinque gruppi scaricheranno un camion. Questo è un lavoro che abbiamo già svolto e quindi siamo preparati, niente ci sorprende. Tuttavia, c'è un elemento che fa tutta la differenza in questo caso: il caldo. La prima volta che abbiamo scaricato, faceva freddo, i ragazzi indossavano felpe, non c'era il sole e non eravamo affaticati dai giorni precedenti. Ora, arriviamo dopo tanti giorni di lavoro e, sebbene nella giornata di ieri ci siamo divertiti, non abbiamo riposato. Soprattutto, oggi c'è un sole pazzesco e una temperatura di 29 gradi, che ci affatica molto di più. Dobbiamo mantenerci più idratati del solito, perché stare tante ore sotto il sole può causare mal di testa e persino svenimenti.
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La prima parte del lavoro è stata molto dura: abbiamo iniziato intorno alle 10 del mattino e, arrivata l'ora di pranzo verso l'una, eravamo ancora in buone condizioni. Siamo riusciti a scaricare tutti i pezzi, ma dovevamo ancora trasportarli fino alle case. Questo compito è molto pesante, soprattutto perché in molti casi c'è molta strada da percorrere, con salite e discese.
Con tutta sincerità, quando riprendiamo i lavori dopo pranzo verso le due o le due e mezza, mi rendo conto che, nonostante l'orario di rientro previsto per le 17, probabilmente non saremmo tornati prima delle 19. Per due motivi: tutto quello che ci mancava rispetto a quanto siamo riusciti a fare la mattina e per come ho visto i ragazzi durante questo primo momento del pomeriggio, molto stanchi e provati. Con tutta ragione, perché nonostante abbiano lavorato con grande impegno e velocità, sembrava improbabile riuscire a finire in tempo. Tuttavia, hanno mostrato sempre tanta dedizione e una grande capacità di donarsi.
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Man mano che portiamo avanti il lavoro e distribuiamo i vari pezzi delle case, ridistribuiamo anche la manodopera. Alcuni ragazzi rimangono con la squadra principale per svolgere compiti specifici, mentre gli altri finiscono di distribuire i materiali alle ultime case. Cerchiamo di ottimizzare il nostro sistema, distribuendo in modo efficace la forza lavoro. Con grande sorpresa, i ragazzi dimostrano grande maturità e impegno, aiutandosi a vicenda e stimolandosi con parole di incoraggiamento. Questo porta a un risultato straordinario: alle 16:50, i ragazzi hanno completato tutto ciò che fino a poche ore prima sembrava impossibile. Grazie a un po' di ordine e motivazione, sono riusciti a fare un lavoro eccezionale in pochissimo tempo. Di questo siamo estremamente fieri.

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Per questo motivo, tornando a casa, mi fermo in un negozio. Avrei voluto trovare un posto più fornito, ma è domenica e in questi piccoli paesi davvero non apre nulla. Come premio per i ragazzi che oggi hanno davvero dato tutto, compro degli “alfajores”, biscotti ripieni di dulce de leche, una vera delizia. La loro soddisfazione è evidente nei sorrisi che vanno da un orecchio all'altro, dimostrando che tutti gli sforzi sono stati ripagati.
Tornati a casa, approfittando del fatto che è domenica e dell'orario favorevole, organizziamo un mini torneo di calcio. Ci sono quattro squadre: una dello staff, una che rappresenta Roma, una che rappresenta Milano e un'altra che rappresenta l'Argentina. La grande finale si svolge tra Roma e lo staff, con Roma che vince la partita.
Ci raduniamo poi tutti in auditorium verso le 19:15. Dopo una breve introduzione, trattiamo una tematica che continua il discorso iniziato: non tanto il male in sé, quanto il male che si trasforma in sofferenza nella nostra vita. Introduciamo quindi la seconda e la terza riflessione personale, che vuole approfondire i momenti di difficoltà che ognuno di noi affronta. Nell'introduzione, invitiamo i ragazzi a porsi una domanda, o meglio, a prendere consapevolezza del sentirsi "rotti". Scoprirsi "rotti" può sembrare una frase forte e qualcuno potrebbe obiettare dicendo "ma io non sono rotto". Tuttavia, basta fare qualche esempio per spiegare cosa intendiamo con questo concetto. Siamo rotti e spezzati quando ci sentiamo inadeguati: c'è qualcosa che si è rotto dentro di noi. Quando non ci fidiamo di noi stessi, quando pensiamo di non essere mai abbastanza o che non ce la faremo, qualcosa dentro di noi si è spezzato. Quando ci facciamo paranoie su quello che diciamo, come lo diciamo o come ci vestiamo, c'è qualcosa che si è rotto. Questa consapevolezza è fondamentale per iniziare a ritrovare la radice più profonda di questi sentimenti. Spesso, queste sensazioni nascono da un'idea sbagliata, da qualche episodio in cui non ci siamo sentiti amati o in cui ci siamo sentiti “in debito”, piuttosto che vedere la bellezza della nostra vita.
Invitiamo i ragazzi a riflettere sulla sofferenza, sia quella presente che quella passata, che magari li tocca ancora. Li incoraggiamo a non considerarla semplicemente come un nemico da sconfiggere, ma come un'opportunità per crescere, maturare e diventare più sensibili, ad esempio, verso i bisogni degli altri. La sofferenza, infatti, ha la caratteristica di spogliarci di tutto ciò che è secondario, costringendoci ad aggrapparci a ciò che è essenziale e davvero importante.
Dividiamo i ragazzi in gruppi di riflessione, dove ognuno è invitato a fare una riflessione personale. Devo dire che, per quanto ho visto, questo processo viene preso molto seriamente. Subito dopo ci dividiamo nei gruppi di condivisione, in cui ci sono momenti dedicati alla discussione di queste riflessioni.
L’aneddoto della serata è che, avendo iniziato alle 19:15, la maggior parte dei gruppi finisce intorno alle 21:15-21:30. Ci ritroviamo quindi nella mensa per mangiare delle straordinarie polpette con riso e verdure. Tuttavia, verso le 22:15, manca ancora un gruppo, composto da 10 ragazzi e seguito da due membri dello staff. Andiamo a controllare dove sono finiti e li troviamo ancora impegnati in conversazioni, totalmente ignari del tempo che è passato. Non avendo orologi e con i membri dello staff che avevano messo i cellulari in tasca, hanno perso la cognizione del tempo. È sorprendente che abbiano perso non solo la cognizione del tempo, ma anche quella della fame. Alla fine, terminano il lavoro solo alle 23:00.
Domani inizieremo con la costruzione delle 15 case. La prima attività a La Olla sarà quella di conoscere le famiglie, e sarà sicuramente un’esperienza pazzesca.