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July 3, 2023

Il nostro cuore è fatto per le cose belle, buone e vere

Fernando Lozada

“Ma non potevamo dormire un po’ di più visto che è domenica?”. Questa frase, non è l’insieme di parole dette da qualche giovane che vede il suo sonno finire con il suonare delle campane nella palazzina di noi maschi, ma è il mio pensiero quando alle 6:45 iniziano a sentirsi le prime grida sull’attenti da parte dello staff per svegliare i ragazzi. Alle 7:00 inizia una lenta sfilata verso la cappella, di questo centinaio di giovani che appena mi guardano dicono di essere stanchi e di avere ancora sonno. 

Di questo l’unico colpevole è il rifiuto di andare a dormire presto, ovvero le 23:00, che sarebbe l’orario di fine giornata. Questo considerando che in realtà già alle 22:00 potrebbero essere tutti più o meno a letto, che è quando i gruppi di riflessione più o meno finiscono tutti. Ma più che pensare al rifiuto di andare a dormire presto, bisogna in questo vedere il suo lato bello, ovvero il bisogno di stare insieme oltre il lavoro e la fatica fisica, con la condivisione di tanti momenti meravigliosi. Stare insieme la sera a chiacchierare, sconfiggendo i vari muri dei gruppi già esistenti o le città di provenienza, o fare giochi di gruppo o semplicemente le carte, sono tutti modi per esserci insieme e creare dei legami. Poi è chiaro, che c’è anche quell’inquietudine di conquista tanto nei ragazzi come nelle ragazze, in una tappa della vita particolarmente movimentata da questo punto di vista. Ci sono così gruppi misti, gruppi di sole ragazze, e anche gruppi di soli maschi che passano la sera a calciare un pallone. 

Dopo la preghiera del mattino e la colazione ci ritroviamo come al solito in auditorio. Oggi tocca affrontare la seconda conferenza del nostro viaggio. Alla domanda sulla felicità quale ricerca del vero, buono e bello nella nostra vita, segue la riflessione sugli idoli. Ogni generazione ha i suoi idoli, e bisogna essere molto sinceri con sé stessi per sgamarli. Forse la caratteristica principale dell’idolo è, che volendolo o meno, alla fine finisce per dominarci, per toglierci la libertà perché non siamo più noi a sceglierlo ma è l’idolo a condizionarci. Gli idoli possono essere le cose, le idee, persino le persone. La fregatura è che le cose, le idee o le persone non sono mai di per sé un problema, tutto può diventare un idolo quando diventa un assoluto, e quando a questo assoluto affidiamo un compito, e di conseguenza un potere, sulla nostra vita che in fondo non è in grado di soddisfare. Così quando scegliamo un idolo e poi la otteniamo, va sempre a finire che ci lascia insoddisfatti, ci lascia un gusto di frustrazione, di incompiutezza… Ci aspettavamo qualcosa di più e invece non va così, fondamentalmente perché non è in grado di farlo. 

Se pensiamo al fatto che il nostro cuore è fatto per le cose belle, buone e vere, e che ha un bisogno infinito di tutto ciò, non è difficile rendersi conto che niente di quanto limitato nell’esistenza potrà mai riempirlo. Così, se pensiamo che i piaceri o il benessere potranno riempire la nostra interiorità, ci renderemo presto conto che non è affatto così. Che soprattutto nell’ambito dei sensi è molto facile ingannarsi. Il problema non è il piacere in sé, come neanche il benessere, il problema risiede nel credere (e ci sono persone che vivono come se fosse così) che piaceri e benessere ci daranno la felicità quando al massimo ci possono far passare un momento spensierato, anche un bel momento, ma sono ben lontani da darci quella pace a cui il nostro cuore anela. Non a caso le nostre società occidentali, così piene di ricchezza e di possibilità, sono anche ai primi posti per esperienza di disagio, soprattutto tra i giovani, e che tante volte si traduce nelle difficili realtà dei disturbi di ogni tipo. 

Poi abbiamo anche a che fare con il possedere. Quando crediamo che avere una determinata cosa, o riuscire ad avere tutto ciò che vogliamo, ci darà la felicità. Ma sono proprio le cose a essere quelle più futili, per quanto utili, perché una volta che le possediamo la magia passa. E così il vuoto rimane e ci buttiamo alla ricerca della prossima cosa da possedere. A volte va a finire che non siamo noi a possederle, ma loro ad avere il possesso su di noi. Un esercizio al riguardo può essere il farci la domanda: "quanto siamo disposti a rinunciare a qualcosa di materiale?" Solo nella capacità di libertà dinanzi alle cose possiamo veramente capire quanto siamo legati, o dominati, da esse.

Il terzo campo degli idoli è quello del potere. Potere come capacità di sopraffare sugli altri. Credere che i successi siano la risposta a tutto nella vita. Si tratta dell’insieme di idoli propri di chi crede di essere le sue azioni, i suoi successi, e pur essendo vero che le azioni parlano di chi siamo, esse non esauriscono mai la nostra identità. E anche qui come con le altre due categorie di idoli, il potere in sé, il successo, non sono negativi, anzi, ma è la loro assolutizzazione come qualcosa di totalizzante nella propria vita che li rende piano piano più padroni di noi stessi. 

Fino a qualche anno mi fermavo a questi tre mondi di idoli: piaceri, possedere, potere… ma da quest’anno ho voluto parlare anche delle aspettative che hanno gli altri su di noi. L’ultimo idolo, e quello più comprensibilmente diffuso tra i giovani, è quindi quello di voler piacere a tutti e a tutti i costi, o meglio, a quelli che “contano” nei determinati ambiti della nostra vita. Ma sappiamo bene che andar bene a tutti, piacere a tutti, esaurire le aspettative di tutti è una missione irrealizzabile in questa vita. Chi ci prova non soltanto rinuncia a essere se stesso, alla bellezza dell’essere autentici, ma si carica anche di una fonte incredibile di stress, di paura, di ansia… e di sofferenza. 

Sul fronte lavoro tutto continua fermamente. I ragazzi danno tutto sui vari fronti, e vanno, come già detto ieri, molto molto veloce. Oggi essendo domenica abbiamo condiviso il lavoro con i beneficiari presenti. Oggi i ragazzi hanno voglia di fare festa e in ogni angolo dove si lavoro lo si fa a suon di musica. Si lavora sodo, a turni, e in un ambiente molto gradevole e stimolante per i ragazzi. Certo non mancano i primi “feriti di guerra”, di chi pur sentendosi male la sera non va subito a dormire (appunto per il desiderio di condivisione… o forse più banalmente per il più noto FOMO, "fear of missing out", ovvero la paura di perdersi chissà che cosa). O di chi pur avendo portato le scarpe adeguate, siccome non sono comode, si presenta a lavoro esattamente con uno dei due paia di scarpe che abbiamo sconsigliato: le stan smith… e puntualmente le cade una pietra sul piede e si fa tanto male…

Nel pomeriggio ci dividiamo nei soliti quattro gruppi, con qualche personaggio a rotazione. Due gruppi restano a Pamplona e si dividono tra due dei vari campetti sportivi che abbiamo fatto in passato. Il loro compito è quello di passare del tempo con i bambini e gli adulti che, essendo domenica, giustamente si godono il campetto!

Gli altri due gruppi vanno a un’istituto e che ha due sedi, in una hanno bebè, bambini e adolescenti che sono stati abbandonati a causa di qualche deformità fisica o di qualche ritardo mentale. L’altro è una casa per anziani abbandonati, persone che sono state abbandonate in ospedale e che poi nessuno è più tornato a visitare. In quest’ultima struttura ci sono anche giovani con ritardo mentale, dai 20 ai 50 anni. 

I ragazzi tornano verso le 17:30 e fanno partire un torneo lampo di calcio. Alle 18:30 partecipiamo alla santa messa domenicale, quasi tutti devo dire, forse una trentina non si presentano, ed è una messa particolarmente silenziosa per la media alla quale sono abituato nelle missioni (considerando anche il primo gruppo). Finita la messa ceniamo, e ci sono anche le torte perché Andrew fa 16 anni (anche se sembra di 19…). Ci raduniamo in auditorio per un briefing di fine giornata, e mi soffermo sulla confessione visto che tra la messa e la cena un paio di ragazzi hanno manifestato il desiderio di farlo. Oggi è il turno dei gruppi di riflessione femminili.