
Imparare ad ascoltare il proprio cuore
Sei e trenta del mattino, risuonano pesanti i passi delle ragazze dello staff che piano piano svegliano tutta l’ala femminile. Prima colazione prevista alle sette. Le ragazze entrano in sala puntuali, pettinate e pronte ad affrontare la giornata. Dei ragazzi invece non c’è ombra. Preoccupati ci guardiamo intorno, fino a che non capiamo il problema, i ragazzi dello staff addetti alla sveglia dell’ala maschile non si sono svegliati… creando un effetto a catena che rallenta di circa mezz’ora tutta la routine mattutina. Poco male, si recupera in fretta, fortunatamente i maschietti hanno un tempo di preparazione sensibilmente più corto rispetto a quella delle ragazze. Dopo un'abbondante prima colazione ci dirigiamo verso la casa-famiglia in cui lavoriamo e, una volta lì, è il momento della prima conferenza.
La domanda che viene posta ai ragazzi è: Che cosa faccio qui? E mentre in un primo momento le risposte sono variegate (sto con i miei amici, un’esperienza di volontariato, volevo mettermi in gioco ecc.) piano piano si capisce che la domanda è certo legata alla circostanza dell’esperienza ma non è una semplice domanda di luogo. È la porta per una riflessione più profonda, ci dà la possibilità di interrogarci, che cosa faccio qui nel mondo. Chi sono io? Perché è importante conoscersi? La prima conferenza è un’introduzione a quello che è, secondo noi, il viaggio nel viaggio, il viaggio nella nostra interiorità.
Tutta l’esperienza infatti sarà accompagnata da conferenze, riflessioni personali e gruppi che sono un’occasione privilegiata di ascoltare, nel silenzio delle missioni (quanto è raro che i ragazzi non abbiano alcun tipo di dispositivo a distrarli), il proprio cuore, la propria storia personale. Questo viaggio nel viaggio mira a cercare di mettere a frutto il più possibile la forte esperienza di volontariato che i ragazzi svolgono. Senza pretesa di sconvolgimenti o di cambi radicali vuole essere un primo, umile approccio alla possibilità di far luce su diversi aspetti della propria vita. L’esortazione, dunque, che viene fatta loro è diretta sull’importanza di prendersi sul serio, sull’importanza di prendersi cura della propria interiorità e di come un lavoro quotidiano sui propri desideri, ferite, paure permetterà loro di essere nel mondo piuttosto che stare nel mondo. Permetterà loro di scegliere con cognizione di causa e non di venire trascinati da situazioni più grandi di loro negli avvenimenti della vita.
Siamo convinti che solo un costante lavoro personale sulla propria interiorità permetterà loro di evitare la terribile condizione così mirabilmente descritta da Antoine de Saint Exupery in “Terra degli uomini”: “Coglievo anche certe confidenze scambiate a bassa voce. Volgevano tutte su malattie, denaro, tristi cure domestiche. Facevano vedere i muri dell'opaca prigione in cui quegli uomini s'erano rinchiusi. E mi apparve d'improvviso il volto del destino. Vecchio burocrate, compagno mio qui presente, nessuno ti ha mai fatto evadere e non sei per niente responsabile. Ti sei costruito la pace, a furia di accecare col cemento, come fanno le termiti, tutti gli spiragli aperti alla luce. Ti sei raggomitolato nella tua sicurezza borghese, nel giro delle tue occupazioni abitudinarie, nei riti soffocanti della tua vita di provincia: contro i venti, le maree e le stelle, hai innalzato questo umile bastione. Non vuoi darti pensiero dei grandi problemi, hai già penato abbastanza a scordare la tua condizione d'uomo. Non ti senti abitatore d'un pianeta errante, non ti poni mai le domande senza risposta: sei un piccolo borghese di Tolosa. Nessuno ti ha afferrato per le spalle quando era ancora tempo. Adesso, la creta di cui sei composto si è seccata, si è indurita, e nessuno potrebbe ormai ridestare in te il musicista addormentato; o il poeta, l'astronomo che forse c'era all'inizio.” Abbiamo dunque fortemente consigliato ai ragazzi di vivere quest’esperienza aperti a ricevere: dal lavoro, dalle nuove conoscenze, dai testi suggeriti, dalle riflessioni personali e da quelle di gruppo.
Finita la conferenza arriva il momento di iniziare i lavori di giornata. La grande novità di oggi è che un ristretto gruppetto (che cambierà ogni giorno) dovrà andare in falegnameria per costruire il gazebo per la casa di ragazze disabili.
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In casa-famiglia, dopo il consueto primo giorno di adattamento, i lavori partono alla grande. I gruppi sanno cosa fare e svolgono il loro compito decisi, consapevoli dell’importanza del lavoro per i ragazzi di questa casa-famiglia. Qualcuno pulisce un pollaio, altri cucinano mirabilmente facendo molta attenzione a non sprecare neanche un poco del cibo avanzato, altri ancora scavano con veemenza sotto al sole noncuranti del caldo che li circonda. In definitiva la giornata lavorativa scorre liscia e senza intoppi, i ragazzi la finiscono stanchi ma felici.


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Ma le attività non finiscono con il lavoro, infatti, dopo la conferenza mattutina, la sera arriva il momento della riflessione personale. I ragazzi, accompagnati da vari testi, inizieranno un percorso riflessivo personale che li porterà a interrogarsi su diverse dinamiche esistenziali che saranno, chiaramente, differenti per ognuno di loro.



Domani tutto il seminato di questi giorni verrà condiviso in gruppi di riflessione. Solitamente in questi gruppi i ragazzi mostrano una maturità ed apertura che spesso uno non si aspetta, è qui che sperimentano che i loro desideri e le loro sofferenze non sono solitarie e che ci sono altri ragazzi che, come loro, hanno interrogativi, aspirazioni e situazioni magari simili alle loro. Per esperienza è di solito dopo questi gruppi che grandi amicizie si creano o si cimentano.

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