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July 25, 2025

La misura dell’amore è l’Eternità

Fernando Lozada

Costruire due case di fila , anche con una giornata di pausa nel mezzo, è una sfida vera. Una fatica mentale che si somma a quella fisica: sveglie all’alba, poche ore di sonno, giornate piene zeppe di attività, tra lavoro, volontariato e momenti condivisi. È un ritmo intenso, senza pause. Una vita piena, in ogni senso. E forse è proprio questa pienezza, questo sentirsi vivi in ogni istante, che rende tutto così incredibilmente bello. Nonostante la stanchezza, nonostante le condizioni spesso scomode (soprattutto rispetto a quelle a cui siamo abituati), l’esperienza che i ragazzi stanno vivendo è qualcosa che va oltre il positivo.

Dopo la prima colazione ci ritroviamo in auditorium per un momento di riflessione personale sul tema dell’amore. Il testo guida, accompagnato come sempre da letture di autori diversi, ci aiuta a fermarci, ad approfondire e a dare spazio ad alcune idee fondamentali che abbiamo scelto di condividere con i ragazzi: “«Per l’Eternità»: è questa la misura dell’amore vero. Un amore autentico non si accontenta, ma porta con sé il desiderio naturale del per sempre. Solo un amore così può dare senso alla vita.” si legge nel Miguel Manara. O Franco Nembrini che con parole forti fa un collegamento tra genitori ed educatori e i giovani: “Che cos’è la salvezza nella vita? La salvezza nella vita è che qualcuno ti guardi e non abbia schifo di te, non abbia schifo e non abbia paura del tuo male, della tua debolezza, della tua fragilità. Uno diventa grande nella vita perché qualcuno lo guarda così. Padre e madre hanno in fondo questo compito, ma tradiscono il loro essere genitori non quando sbagliano, ma quando vengono meno a questo sguardo; e gli educatori tradiscono la loro vocazione di educatori quando vengono meno a questo sguardo: perché l’educazione è questo, è quel che ha fatto Dio con gli uomini, ci ha guardati, ci guarda dicendo: ‘Vai bene così. Io ti amo così.”

E così, dopo un’attenta lettura, ai ragazzi viene offerta ancora una volta la possibilità di raccontarsi a sé stessi attraverso la scrittura. Domande semplici solo in apparenza li mettono alla prova, li spingono oltre la superficie, ma allo stesso tempo li aiutano a dare un nome a ciò che abita il loro cuore, a riconoscere i loro desideri più profondi quando si parla di amore.

Partiamo al nostro solito orario per completare la costruzione delle seconde 8 case. Con queste, arriviamo a 16. Sedici case che, in realtà, sono molto più di muri e tetti: sono sedici famiglie a cui i ragazzi, quasi giocando e con un gesto solo all’apparenza semplice, hanno trasformato la vita. Verso l’ora di pranzo tutte le case sono finite. Il resto della giornata lo trascorriamo con le famiglie, e soprattutto con i bambini: quei bambini che, con la loro leggerezza e spontaneità, hanno conquistato il cuore dei nostri ragazzi. Bambini capaci di stupirsi per ogni cosa, di vedere possibilità ovunque – e che, senza saperlo, hanno lasciato un segno profondo in ognuno di noi.

Torniamo un po’ prima del solito. I ragazzi, come sempre, si lanciano in una partita di calcio, mentre molte delle ragazze scelgono di riposare. Anche così si misura la stanchezza di cui parlavamo all’inizio. Dopo la messa, ci ritroviamo in auditorium per l’ultimo incontro nei gruppi di riflessione. Con quale amore vuoi amare? E di quale amore desideri essere amato? Sono queste le domande che guidano il confronto, fino ad arrivare all’ultima, forse la più difficile di tutte: Ami te stesso? Perché?

Dopo circa 90 minuti di dialogo, i primi gruppi che terminano iniziano a cenare. C’è invece chi si lascia coinvolgere più a lungo e finisce dopo due ore… trovando purtroppo la cucina già chiusa. Per fortuna, proprio davanti a noi c’è una stazione di servizio, e lo staff riesce a recuperare qualche provvista per sfamare anche gli ultimi! Come ogni sera, il dopo cena scorre tra giochi di società e chiacchiere, anche se molti ragazzi – stanchi ma felici – scelgono di andare a dormire presto. Presto, nel nostro caso, significa… le 21:30!