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July 24, 2025

La sofferenza che diventa una perla

Filippo Masetti

La seconda settimana è partita, incredibilmente, più forte della prima. I ragazzi ricaricati dalla pausa e motivatissimi dall’obiettivo finale stanno continuando a lavorare duro e i primi risultati si cominciano a vedere. L’intera area di Pazear è già un altro posto, le due aule sono state pavimentate e sono in corso i lavori per i muri in attesa che arrivino le parti per fare il tetto. Contestualmente a Pro Crianca la mensa è quasi pronta, il grosso del lavoro è stato fatto e adesso, una volta finito di piastrellare, iniziano le rifiniture che tanto piacciono ai ragazzi perchè danno loro la possibilità di dare libero sfogo alla loro creatività.

Tutto questo lavoro fisico va di pari passo al lavoro con i bambini e alle attività che ogni giorno vengono organizzate nei due posti. Oggi il premio di attività più divertente, dopo una settimana di calcio, capoeira, balli tipici e chi più ne ha più ne metta lo vince la lezione di Judo che abbiamo condiviso con i bambini di Pro Crianca. Tornati a casa i ragazzi si sono cimentati nella penultima riflessione personale seguita poi da quella di gruppo.

Anche oggi il tema è esistenziale. Attraverso il percorso del Miguel Mañara, proponiamo ai ragazzi una riflessione profonda: cosa fare del dolore? Come affrontare la sofferenza? La sofferenza ci attraversa tutti. Spesso è conseguenza delle nostre scelte sbagliate, ma altre volte ci piove addosso senza colpa. In entrambi i casi, ci mette davanti a una domanda decisiva: cosa ne facciamo? In questi giorni abbiamo ripetuto più volte che il cuore dell’uomo è fatto per amare, che solo nell’amore si trova riposo, pace, senso. Ma allora com’è possibile che l’uomo sia capace anche di ferire, di distruggere, di odiare? Com’è possibile che, accanto all’amore, ci sia tanto dolore, quello che i ragazzi stanno incontrando nelle storie delle persone che sono venuti ad aiutare?


Non c’è una risposta facile. Ma quello che ci suggerisce Miguel Mañara, così come ce lo racconta Franco Nembrini, è che non si tratta di capire tutto, ma di scegliere se fuggire o restare davanti a ciò che ci ferisce. Miguel, uomo ricco e dissoluto, non si salva perché diventa “buono”, ma perché accetta di guardare in faccia il proprio male, senza più scappare. Solo così inizia per lui una vera possibilità di cambiamento. È proprio nel momento in cui tutto sembra crollare che si apre uno spiraglio di verità e di luce. La sofferenza può diventare una ferita da cui nasce una perla. Come la conchiglia che, ferita da un granello di sabbia, genera la bellezza della perla, anche noi possiamo trasformare il dolore affrontato in qualcosa di prezioso.

Chi ha subito violenza, così come chi l’ha inflitta, è portatore di ferite. Ma non siamo condannati a rimanere lì, fermi nel buio. Se accettiamo di guardare le nostre crepe, se le affidiamo e non le nascondiamo, possono diventare il luogo da cui riparte la vita. Questo è il cuore della proposta di oggi: non rimuovere la sofferenza, non fuggire da essa, ma trasformarla in un cammino di verità, dove ogni ferita può diventare il punto di partenza per amare davvero. Proprio come Miguel.

Ancora una volta i ragazzi scelgono la strada “difficile” e nei vari gruppi escono fuori momenti di condivisione unici, figli di una missione che stanno vivendo disposti a mettersi in gioco su tutti i fronti. La conclusione è la solita rapidissima cena. Oggi ho tardato io qualche minuto per finire di scrivere il diario e mi sono dovuto accontentare del riso in bianco.. avevano spazzolato tutto!