
Le due monetine di Anna
Milano, quartiere periferico. Palazzi popolari, un parco giochi abbandonato. Su un pianerottolo semplice e ordinato, ci accoglie Anna, 80 anni appena compiuti. Ci fa accomodare con un sorriso gentile, di quelli che non hanno bisogno di parole per farti sentire il benvenuto.

Oggi è il suo compleanno, ma per lei è un giorno come gli altri. Nessuna festa, nessuna torta, nessun regalo. “Sono grata della mia vita”, ci dice con semplicità. “Ogni giorno in cui posso ancora essere utile, in cui posso fare qualcosa per gli altri, è un giorno bello.” Anna ha affrontato tanto: la perdita del marito, la malattia della figlia, tre tumori. Eppure, non si lamenta. Ogni giorno porta avanti la sua casa da sola, si prende cura della figlia invalida e aiuta, per quanto può, anche chi le sta intorno.

“La mia vita era bellissima quando c’era mio marito” racconta, indicando una foto incorniciata. “Tutto quello che vedi in casa lo ha fatto lui, prima di andarsene.” Poi la voce si abbassa: “Ora sono vent’anni che porto avanti tutto da sola.”

Anna vive con una pensione minima: 600 euro al mese, di cui la metà va via per l’affitto. Le restano 300 euro per tutto il resto: luce, gas, spesa. “Devo stare attenta a tutto, non posso permettermi di comprare vestiti nuovi o di andare in vacanza. L’anno scorso ho fatto due giorni al mare con mia figlia, che è malata. Ma non si può di più.” Eppure, nonostante l’età e le difficoltà, Anna non si ferma mai. Si occupa da sola di ogni faccenda di casa: pulisce, cucina, riordina. Se la vicina di casa ha bisogno, le dà una mano con "i mestieri" , le pulizie. Se la figlia ha una giornata più difficile del solito, la aiuta in tutto ciò che può.
Un giorno, sull’autobus 67, sente parlare di Wecare. Una signora racconta dell’aiuto che riceve ogni mese: un pacco spesa con alimenti essenziali. Anna prende il numero, chiama. Da un anno, ogni mese, il pacco le permette di arrivare a fine mese con un po’ più di respiro. “Non mi cambia la vita, ma la migliora.” A volte, grazie a quel pacco, può concedersi qualche piccolo “lusso”: una piega dal parrucchiere, che le costa solo 3,50€ perché è un’amica; un vestito comprato al mercato; un gelato per il nipote. “Altrimenti non avrei nemmeno i soldi per un gelato.”

Nonostante le difficoltà, se può aiutare, lo fa. Senza clamore, senza ostentazione. L’episodio che ci racconta del supermercato ci colpisce profondamente. Quando vede il carrello della raccolta alimentare, lascia quasi sempre qualcosa. “Non posso mettere chissà che, ma almeno un’insalata, un pacco di pasta… quello che posso.” “Io stessa ricevo aiuto, ma nel mio piccolo cerco di dare. Se siamo avari, non si va da nessuna parte”, ci dice con una saggezza disarmante.
Le sue parole riportano alla mente l’episodio evangelico della vedova al Tempio. Gesù osserva la folla gettare monete nelle offerte. I ricchi danno molto, ma solo del loro superfluo. Poi arriva una vedova povera, che mette due monetine. “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Lei, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 41-44).
Anna è così. Non si limita a dare ciò che le avanza: condivide il suo essenziale. Toglie qualcosa da sé per darlo agli altri. Questa è la carità vera. Non liberarsi del superfluo, ma condividere l’essenziale. Dare dal proprio piatto.
Quando le chiediamo qual è il suo desiderio, la risposta è semplice e disarmante: “Che mia figlia stia meglio. E magari, un giorno, qualche giorno di vacanza al mare.” E poi, quasi sottovoce: “E che chi è in difficoltà come me possa ricevere un aiuto, come lo ricevo io.” Per molti, l’estate è sinonimo di ferie, viaggi, spensieratezza. Per Anna, è un miraggio, un sogno che non può permettersi. Una speranza che, anno dopo anno, resta sospesa.
Le persone come Anna sono “invisibili”. Vivono ai margini, nel rumore della città che spesso non le vede. Ma sono loro a custodire la ricchezza più grande: quella del cuore, quella che si misura non in quantità, ma nella capacità di dare tutto.
Le due monetine di Anna non cambieranno il mondo. Ma, nel loro piccolo, possono migliorare la vita di chi le riceve. E, forse, ci insegnano che la generosità non è una questione di quantità, ma di qualità: di chi sa che il poco, quando è dato con amore, diventa tutto.
