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July 21, 2023

Le sofferenze possono trasformarsi in perle preziose

Fernando Lozada

Oggi è uno di quei giorni in cui il diario sarà un po’ breve del solito. Dopo la routine di ogni mattina con preghiera e prima colazione, ci incontriamo con tutti i ragazzi per introdurci nella terza tematica di questa esperienza. A differenza degli altri viaggi, abbiamo voluto iniziare ognuna delle conferenze del nostro percorso con una provocazione, con una domanda. Quando abbiamo parlato della felicità abbiamo chiesto ai ragazzi: Cosa sei venuto a cercare in questa esperienza ? E quando si parlava di idoli abbiamo chiesto loro: Tu a chi affidi o a chi e che cosa dai il potere di decidere sulla tua felicità? Oggi la domanda è su una tematica un poco più delicata, come quella della sofferenza. Chiediamo loro: Ma tu nelle esperienze di sofferenza che hai avuto nella tua vita cosa pensi che ti abbiano dato? Come sei cresciuto? Sei migliorato o sei peggiorato? Sapresti dare una risposta oggi? La tematica della sofferenza è una delle più sensibili: tutti, chi più chi meno, abbiamo avuto a che fare con la sofferenza, in quanto è una realtà che fa parte della nostra vita. Sia la sofferenza che viviamo in prima persona, che quella che ci possono procurare gli altri, che la sofferenza degli altri fanno parte dell’esistenza umana. Siamo convinti, almeno noi, che tutto serva nella vita. Non soltanto ciò che è bello, anche la sofferenza possiede una dimensione di verità perché mette a nudo chi noi siamo, chi vogliamo essere e ci aiutano a crescere e a maturare. La sofferenza c’è nella vita, inutile nasconderla, la vera sfida è che essa possa trasformarsi in un movimento di crescita. Dinnanzi a questa provocazione, c’è da chiedersi: ma come si fa? Come si fa in determinate situazioni dove tutto sembra ingiusto, dove tutto accade in un modo che è l’opposto di quello che avevamo immaginato facendoci stare male, a dare un senso? Credo che non bastino uno sforzo e un convincimento mentale per poter trasformare la sofferenza in un momento di crescita. Credo che l’essere accompagnati da qualcuno che ci vuole bene sia fondamentale, credo che l’amore che c’è nella nostra vita in quei momenti sia importantissimo. Per questo penso che quando ci sono situazioni di sofferenza l’unica guarigione possibile sia quella dell’amore: l’amore per se stessi e di chi ci sta accanto. Chiaramente l’amore non sempre fa passare subito le sofferenze, ma ne alleggerisce il peso, crea le condizioni affinché uno possa veramente crescere e ripartire. Riportiamo ai ragazzi i classici esempi che facciamo sempre durante le missioni: quel della perla preziosa che ha come origine una ferita nella conchiglia che, nel vedersi ferita, avvolge nella madre perla un piccolo granello di sabbia e lo trasforma in una pietra preziosa. Questo per far capire che se nelle nostre ferite c’è dell’amore, possono diventare qualcosa di veramente prezioso. Un altro esempio è quello del “kintsugi”, quell’arte giapponese di riparare vasi di ceramica rotti con dell’oro, come a far capire che ognuno di noi è spezzato, rotto, ferito in un modo unico che non può essere uguale a quello di nessun altro. Allo stesso tempo, quelle crepe non vanno nascoste, anzi, vanno risaltate con dell’oro. Un altro esempio che abbiamo ripreso dall’esperienza di quest’anno è l’episodio di una ragazza del primo gruppo che si era ferita alle braccia a causa di alcuni schizzi di cemento che, al pronto soccorso, le avevano curato, una per una, le piccole ferite. A partire da questa piccola sofferenza, lei ha imparato qualcosa che le è stata utile per un’altra sua compagna di viaggio che aveva dei piccoli tagli come lei: lei stessa, con grande cura, le ha curato le ferite e gliele ha fasciate. Come per dire che la sofferenza, non soltanto ci aiuta a maturare, a crescere, a scoprire nuovi lati di noi e a fortificarne altri, ma ci mette nella possibilità di aiutare gli altri, di essere accanto a chi soffre o a chi ha sofferto come noi.

Finita la conferenza partiamo verso i tre cantieri e tutti iniziano a lavorare duramente. Il campo da calcio a fine giornata è praticamente finito, in modo che domani dovremo fare solo qualche ritocco. Il centro polivalente continua a "camminare" (anche se è un progetto che noi non vedremo finito in questi giorni) ma i ragazzi sono fieri di tutto quello che sono riusciti a costruire in così pochi giorni di lavoro. E dagli anziani si creano e si fortificano sempre di più i legami.

Tornati a casa verso le 17:30, stavolta con un po’ più meno tempo rispetto agli altri giorni, ognuno fa il bagno nell’oceano e ci rincontriamo tutti alle 18:30 per i gruppi di condivisione che vertono, appunto, sulla tematica della sofferenza. Infine, dopo la messa e dopo la cena, festeggiamo i 17 anni di Federica con due torte giganti. Così la serata va avanti tra giochi , chiacchiere scherzi e canti e verso le 22:00 parte il primo pullman con i ragazzi più stanchi e alle 23:00 in secondo pullman con i restanti. E poi tutti a dormire!