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L'esperienza di sentirsi amati
La giornata di oggi inizia come sempre con la preghiera del mattino. Il Vangelo di oggi è particolarmente bello, poiché racconta la parabola del seminatore, illustrando come, indipendentemente dal tipo di terreno che rappresentiamo, Dio e la vita continuano a scommettere su di noi, seminando e facendo sì che i frutti si manifestino.
Dopo la prima colazione, ci incontriamo in auditorium per la quinta riflessione personale, questa volta sul tema dell'amore e del desiderio di amare. Introduciamo la tematica ricordando ai ragazzi che, come forse abbiamo già detto ieri, amare significa anche rendersi vulnerabili, mettendo nelle mani dell'altro la possibilità di essere feriti. Chi ama diventa vulnerabile, e l'alternativa a questa vulnerabilità è la durezza del cuore, il proteggersi innalzando un muro, che impedisce di amare completamente e autenticamente come si vorrebbe.
Dopo aver fatto un primo conteggio di chi preferisce restare a casa, sia perché si è sentito male la sera prima sia perché ha bisogno di recuperare, partiamo verso il villaggio per continuare il nostro progetto, che ormai stiamo portando avanti da più di 10 giorni.

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Il lavoro rimanente per queste ore è relativamente poco, anche se ci rendiamo conto che alcuni tetti montati ieri non sono stati perfettamente installati. Per questo motivo, molti ragazzi devono rifare i tetti, il che può essere faticoso e scoraggiante. Tuttavia, abbiamo tutto il tempo necessario, e ogni squadra lavora sodo. L'illusione e la speranza si riflettono negli sguardi dei bambini, delle donne e dei papà che osservano silenziosamente mentre i ragazzi costruiscono le loro case.

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È un'esperienza particolare costruire davanti ai loro occhi e vedere come non vedano l'ora di entrare nelle loro nuove abitazioni. Probabilmente, quando domani ci riposeremo, vedremo già alcune famiglie trasferirsi nelle nuove case, iniziando dai bambini, affinché possano stare in un luogo più riparato e lontano dall'umidità.



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Torniamo verso le 17:00 o 17:30, in realtà un po' più tardi del solito perché le rifiniture hanno richiesto più tempo del previsto. Ci prepariamo per la messa delle 19 e, alle 19:30, formiamo gli ultimi gruppi di riflessione dell'esperienza, che approfondiscono il tema dell'amore.
In alcuni gruppi, la domanda che provoca il dialogo invita ciascuno a raccontare come ha vissuto l'amore in questi giorni e se si è sentito amato. Le risposte sono molto toccanti: "Ho amato nello sguardo dei bambini", "Ho amato in un abbraccio", "Ho amato nel costruire le case", "Ho amato ascoltando i miei compagni di gruppo". Altri hanno detto: "Mi sono amato dando importanza a me stesso e concedendomi questa esperienza", "Ho provato amore e mi sono sentita amata, vista e importante", "Ho sentito l'apprezzamento delle famiglie quando qualcuno mi ha chiamato per nome, nonostante pensassi che non si ricordassero di me". Altri ancora hanno condiviso: "Mi sono sentito amato dai miei genitori quando mi hanno chiamato per dirmi che gli manco e che sono fieri di quello che faccio", "Mi sono sentito amata quando i bambini, dal nulla, venivano ad abbracciarmi", "Mi sono sentito amato con quella stretta di mano del padre di famiglia con cui ho costruito la casa in questi giorni".
Gli esempi abbondano e si commentano da soli. Penso che possiamo affermarlo con forza: i ragazzi hanno vissuto un'esperienza in cui l'amore è diventato qualcosa di concreto. Hanno scoperto che l'amore non è un concetto astratto o difficile da mettere in pratica, ma si manifesta nelle piccole azioni e nei gesti quotidiani: uno sguardo, un abbraccio, nel dare una mano. E allo stesso tempo questa esperienza ci ha riempito di amore verso noi stessi, frutto dell'amore che proviamo o vediamo negli altri. Per molti di loro, è qualcosa di difficile da trovare nella vita quotidiana in Italia.
Dopo le riunioni di gruppo, ceniamo con polenta, un po' di insalata e carne al forno. Mandiamo i ragazzi a dormire verso le 22:30. Domani la sveglia sarà un po' più tardi del solito, perché vogliamo che siano ben riposati. L'ultima giornata sarà infatti molto intensa e carica di emozioni: sarà il giorno della benedizione delle case e del saluto alle famiglie.
P.s. Se le foto di oggi vi sembrano un po' diverse dal solito, è perché la nostra fotografa ha dovuto rimanere a casa perché non si sentiva benissimo. Al suo posto, il nostro caro Paolo ha fatto del suo meglio per scattare foto all'altezza dei ricordi che i ragazzi meritano. Di questo gli siamo molto grati.