
Lasciare qualcosa che resti
Siamo ormai a metà del viaggio. Lo si sente nell’aria, nei corpi che iniziano a rallentare, negli sguardi un po’ più stanchi del solito. La fatica comincia a farsi sentire, e forse non è sorprendente: questi ragazzi si trovano dall’altra parte del mondo, immersi in un clima nuovo, con cibi diversi, abitudini che non assomigliano in nulla alla loro quotidianità.
Eppure, anche se qualche volto è un po’ più pallido e qualcuno ha ceduto alle prime febbri leggere, nei loro occhi c’è una consapevolezza diversa. Una sorta di orgoglio silenzioso, come se quel malessere fosse quasi una medaglia. Perché non è la febbre che arriva dopo una notte in bianco con gli amici. È la stanchezza che nasce dal lavoro vero, dal caldo, dalla polvere, dal desiderio di lasciare qualcosa che resti. E questo qualcosa sono cinque bagni in più per una scuola con 1600 bambini.
Bagni. Un dettaglio che per noi è scontato, ma che qui è un lusso. Un diritto trasformato in privilegio. Un gesto di dignità che i ragazzi stanno costruendo, giorno dopo giorno, con le loro mani.
E proprio per questo, il giorno di riposo che ci aspetta domani sembra arrivare nel momento giusto, quasi come se il corpo e la mente lo avessero chiamato senza parole. Domattina ci metteremo in viaggio verso il Parco Nazionale di Akagera. Lì vivremo una giornata diversa, immersi nella natura ruandese, circondati da giraffe, zebre, ippopotami, bufali… e, con un po’ di fortuna, magari anche qualche leone. Un tempo lento, per respirare, per lasciarsi meravigliare.
Nel frattempo, oggi è continuato il nostro lavoro, anche se a tratti ha preso una piega inaspettata. I bambini sembrano moltiplicarsi, e i ragazzi si stanno superando nell’inventare giochi e modi nuovi per intrattenerli. Dopo pranzo, il cortile si è trasformato in una pista da ballo improvvisata: è partita una grande danza sulle note dello Zecchino d’Oro. I bambini, in pochi minuti, cantavano "Il caffè della Peppina" e "Quarantaquattro gatti" come se lo avessero sempre fatto. Continuiamo così a lasciare qualche briciola di italianità, ora anche le nostre canzoni dell’infanzia restano nell’aria, come un’eco gentile che forse continuerà a risuonare anche quando saremo partiti.
Al cantiere, invece, si è cominciato a costruire la parte interna della struttura: tre bagni dedicati agli studenti, uno per il personale e uno accessibile anche a persone con disabilità. Ogni stanza prende forma con precisione, e la soddisfazione si legge nelle mani impolverate, nei sorrisi larghi, nei silenzi pieni di fatica buona.
Anche il gruppo pittura ha continuato a dare colore agli spazi. I disegni iniziano davvero a parlare: muri che raccontano, che insegnano, che accolgono.
E visto che tutto procedeva spedito, oggi abbiamo scelto di chiudere un po’ prima. Un piccolo regalo per i ragazzi, uno spazio per respirare. Domani sarà una giornata diversa, sì, ma la sveglia resterà severa. Perché anche la meraviglia, per essere vissuta fino in fondo, chiede impegno.

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