
Metamorfosi
Le case iniziano a prendere forma. Il pavimento, le pareti, le finestre, manca solo il tetto. Per quello servirà la giornata di domani. Ma concentriamoci su quello che è successo oggi. Sveglia presto, preghiera e poi subito sul pullman, direzione: Autopista Sur. Le famiglie ci aspettano, il cielo è coperto, la temperatura piacevole.
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I ragazzi sono motivati e non vedono l’ora di iniziare a montare i pezzi di quelle che saranno le abitazioni delle famiglie con cui ormai hanno stretto un legame sincero. Il pranzo è servito da loro, che li guardano lavorare, prestando il loro aiuto quando necessario.
Il barrio sembra essere elettrizzato da un’onda di fratellanza, in cui regnano la benevolenza e l’amore.
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Anche oggi abbiamo iniziato intorno alle 9 e finito alle 18. D’altronde se hai pochi giorni per costruire delle case, non puoi pensare di lavorare poco. Per rendere il tutto meno faticoso, abbiamo ascoltato musica argentina, fatto dei balli di gruppo e sorseggiato mate. Si lavora, si balla, si sta insieme. Senza il telefono, senza la possibilità di sfuggire dalla realtà e vivere in un mondo virtuale. Qua ci si scontra di continuo con la sofferenza. E se ieri il centro della riflessione era stata la felicità, oggi, invece, si è parlato di sofferenza. I ragazzi hanno prima ascoltato un intervento di Kike e poi hanno riflettuto da soli su questo tema.
Rinnegarla o farne tesoro?
La sofferenza è qualcosa che non ci abbandona mai, l’importante è sapere come affrontarla. Si cresce, si matura, ci si trasforma, perché in fondo la vita non è altro che una continua metamorfosi.