0
August 11, 2023

Nel donarsi agli altri c'è un senso di pienezza unico

Fernando Lozada

La giornata di oggi dopo aver pregato e fatto la prima colazione segue con il solito appuntamento in auditorio per affrontare l’ultima tematica del nostro viaggio. Quest’ultima ha la caratteristica di averci accompagnato per tutta questa esperienza: è la realtà più grande per l’essere umano che è presente all’inizio, durante e alla fine di ogni storia (o almeno così dovrebbe essere). Parliamo dell’amore. Ed ecco crediamo che ci sia da sempre e per sempre perché non ci piace pensare all’amore come a un sentimento, come a qualcosa di “sentimentale” o “emotivo”, ma crediamo che sia molto di più perché fondamentalmente riteniamo che l’amore, per essere autentico, debba essere stabile, al contrario delle emozioni e dei sentimenti che sono per lo più passeggeri. L’amore invece è una scelta, è una decisione libera, è un’azione di ogni giorno che dovrebbe essere stabile.

L’amore è all’inizio di ogni esperienza, come lo è stato in questa esperienza di volontariato in Rwanda. All’inizio c’è stato un pensiero: quello di volersi rendere utili e di dare amore in diversi modi: nell’abbellire un’aula, nel costruirne altre due, nel giocare con i bambini. Perché in tutte queste azioni il fine ultimo è la relazione, sono le persone. L’uomo, infatti, è fatto di relazioni. Ciò che più conta nella vita degli uomini sono proprio le relazioni che intesse.

Ci sembrava importante dare alcuni sguardi su quello crediamo debba avere a che fare con l’amore e ciò che lo esclude perché amore non è. Una cosa con cui fare i conti è che chi ama si rende vulnerabile, chi ama dà all’altro la possibilità di ferirlo perché nell’amare ci si mostra, ci si scopre per quello che si è, si consegna se stessi, si rendono evidenti le proprie fragilità, si consegna il proprio cuore nelle “mani” di qualcun altro. Questo sembra un rischio perché c’è la possibilità di essere feriti, traditi o sfruttati (e a più di uno è successo nella propria vita), ma ciò non ci deve precludere dall’amare perché l’alternativa sarebbe la chiusura, rinunciare alla nostra umanità e diventare di "pietra".

Crediamo inoltre che in ogni rapporto d’amore (e con ciò intendiamo anche i rapporti di amicizia) sia fondamentale stare attenti al controllo e al possesso. Quando uno ama, ama l’altro nella sua libertà. Qualsiasi esperienza relazionale dove ci sia l’esperienza del controllo e del possesso dell’altro, non è più amore ma qualcosa che “adattiamo” ai nostri piani e al nostro pensiero di come l’altro dovrebbe essere. Ciò è una grande violenza nei confronti dell’altro e diventa difficile uscire da queste dinamiche malsane. Un’esperienza d’amore vissuta nel controllo e nel possesso parte sempre da una ferita, una ferita di chi non si fida e che vuole trasformare l’altro non nell’amato ma in una sorta di “servo”.

Così ci sembra bello fare l'’esempio del fiore e della pianta: per quanto bello e per quanto ci colpisca nella sua bellezza, un fiore, nel momento in cui lo possediamo, lo recidiamo e lo portiamo a casa, portiamo qualcosa che prima o poi morirà e a cui svanirà la propria bellezza. Amare vuol dire prendersi cura , accompagnare, non sradicare ma curare, come ad ’esempio si fa con una pianta che va innaffiata , bisogna stare attenti a quando prende il sole e a quando ha bisogno dell’ombra, a farla crescere, e a rallegrarsi del suo fiorire. Ecco, l'amore dovrebbe essere proprio questo: una cura continua e un rallegrarsi del fiorire dell'altro.

Infine, crediamo che l’amore debba essere incondizionato, “senza se e senza ma”, invece noi viviamo in un contesto in cui spesso diventa merce di scambio. Facciamo, diciamo e raggiungiamo cose per essere amati. Per quanto questo sia molto umano, purtroppo, non c’entra nulla con l’amore autentico. L’amore autentico rimane e precede qualsiasi azione dell’amato, l’amore vero non pretende, non ha pretese, e tantomeno non è un merito. Non è qualcosa che dobbiamo conquistarci: chi ti ama ti ama per quello che tu sei, non per quello che fai. Se qualcuno ti ama per quello che fai bisognerebbe aprire gli occhi e dare un nome alla cosa. Anche perché se l’amore è veramente un’esperienza di libertà non può arrivare solo a condizione di determinate azioni: se così fosse sarebbe una costrizione che non ci lascia veramente liberi. Ma che amore è un amore che si deve conquistare? L’amore è un dono ricevuto che non ti fa vivere il peso di dover "essere sempre all’altezza".

Insistiamo sul fatto che l’amore, se è vero, debba essere per sempre. Per quanto viviamo in una società in cui sembra che tutto è provvisorio, che l’amore finisca, in realtà l’amore di cui ha bisogno l’essere umano è un amore che rimane, che ti da certezza e sicurezza. Altrimenti è come dire : “Oggi ti amo, ma domani non lo so.” Ti amo tanto a condizione che..” Questo è molto angosciante perché sai che prima o poi potrà finire. Il cuore di ogni uomo, invece, ha bisogno di qualcosa di stabile e la stabilità ha sempre a che fare con il “per sempre”. Ovviamente è molto difficile, esige il sacrificio. Ma il per sempre è qualcosa di vero e che si può costruire ogni giorno.

Noi pensiamo anche che, un tale amore si debba nutrire di Colui che è la fonte dell'Amore. Le cose grandi della vita, infatti, sono sempre più grandi delle nostre capacità. E quando pensiamo a Dio, spesso lo pensiamo come Spirito, ma la parola spirito ci rimanda erroneamente a qualcosa di "astratto". Invece Dio proprio perché è Spirito è profondamente concreto. Ciò significa che proprio perché è concreto è sperimentabile. Ma dov'è che lo sperimentiamo? Tutte le volte che amiamo o che vogliamo bene a qualcuno, in una certa misura li è presente Dio, e il bene che io voglio e l'amore che provo è il segno più concreto di un amore e di un bene più grande con cui il Signore agisce dentro la mia vita.

Dopo la conferenza partiamo per il nostro villaggio. La giornata di lavoro inizia come sempre e ci dividiamo nei tre soliti gruppi. Chi va al cantiere delle aule scolastiche, chi dipinge e chi sta con i bambini, e durante la giornata ci si scambiano i diversi ruoli. Le 9 aule diventano sempre più belle e anche i ragazzi si rendono conto di quanto loro siano stati fortunati nel crescere in degli ambienti dove la bellezza è all’ordine del giorno (soprattutto quella architettonica). Riconoscono che avere uno spazio luminoso, dai colori brillanti, con dei disegni che puntano a lasciare qualcosa ai bambini sia qualcosa di meraviglioso.

Le due aule invece crescono in altezza, siamo già arrivati al triangolo del tetto e la quantità di cemento che realizziamo ogni giorno è tantissima. Ne dovremo fare ancora di più perché ci avviciniamo a dover posare il pavimento e a realizzare la struttura che sostiene il tetto (di cui si occuperanno principalmente gli operai e solo un paio di volontari). I nostri ragazzi sono diventati davvero degli esperti nel fare il cemento e nel posare i mattoni.

Il lavoro con i bambini, che forse può sembrare quello più facile, in realtà si è rivelato quello più faticoso. Giocarci per un’intera giornata sotto il sole ballando, inventando giochi di ogni tipo e facendo attività didattiche nelle aule per potergli dare anche un po’ di disciplina, è veramente faticoso. Ma i ragazzi scoprono che nel donarsi c'è un senso di pienezza unico.

Dopo di che torniamo a casa, passiamo un po’ di tempo insieme, partecipiamo alla Santa messa che oggi è particolarmente partecipata, festeggiamo Lorenzo per il suo onomastico, e poi ceniamo. Dopo la cena, a differenza degli altri giorni che in cui si incontravano al bar della struttura, i ragazzi fanno spegnere tutte le luci, si sdraiano sul prato fino alle 23:30 in attesa delle stelle cadenti, sperando di vederne qualcuna per poter esprimere quei desideri che ognuno di loro si porta nel cuore.