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June 19, 2023

Nel silenzio di questo giorno che nasce

Fernando Lozada

Ogni mattina, sono due le preghiere che possiamo recitare. Una di essa è già stata scritta in questo blog. L’altra recita così:

Signore, nel silenzio di questo giorno che nasce, vengo a chiederti pace, sapienza e forza. Oggi voglio guardare il mondo con occhi pieni di amore; essere paziente, comprensivo, umile dolce e buono. Vedere, dietro le apparenze, i tuoi figli, come tu stesso li vedi, per poter così apprezzare la bontà di ognuno. Chiudi i miei orecchi alle mormorazioni, custodisci la mia lingua da ogni maldicenza; che in me ci siano solo pensieri che dicano bene. Voglio essere tanto bene intenzionato e giusto da far sentire la tua presenza a tutti quelli che mi avvicineranno. Rivestimi della tua bontà, Signore, fa’ che durante questo giorno, io rifletta te.

La preghiera di ogni mattina è per i ragazzi un momento per iniziare la giornata nel silenzio e nella promessa di buoni propositi per tutta la giornata. Da una parte c'è il silenzio in quanto assenza di distrazioni, e dall’altra parte c'è l'esperienza di fare questo in compagnia, con i loro ormai amici. Questo aiuta a normalizzare qualcosa che in fase adolescenziale spesso è visto come da sfigati, o da marziani, quasi che ci sarebbe da vergognarsi. E pur essendo vero che molti dei ragazzi non credono, e altrettanto tanti non sanno se credono o meno, ma anche tanti che pregano quando sono in famiglia, c'è in loro un fortissimo desiderio di stare insieme e di sentirsi a casa: casa non necessariamente come lo spazio dove dormono, ma il luogo del riposo, dove possono sentirsi protetti e se stessi, dove potersi abbandonare, e abbandonare tutte le sovrastrutture di cui sentono di aver bisogno per sopravvivere. 

In questi giorni, circondati da tanti ragazzi, in situazioni di ogni tipo, dalla fatica fisica quotidiana, alle paure di mettersi in gioco, dal vederli nel gruppo, e poi in maniera anche più solitaria, uno può capire tante cose, sia di loro stessi che da dove vengono. Poi capita anche di fare qualche chiacchierata personale con alcuni di loro, e devo dire che è sorprendente quanto siano più consapevoli di quanto accade intorno a loro e dentro di loro di quanto uno se lo possa aspettare. E mi viene di tornare a questo concetto di casa come spazio di riposo, non di pigrizia, ma di riposo, di abbassare le maschere o le armi, di stare bene, di sentirsi protetti, ma anche coccolati, di poter sbagliare senza la paura del giudizio, di sapersi amati anche se fanno qualcosa che non va bene o semplicemente se non ce la fanno. E c'è anche in loro una grandissima angoscia quando non trovano a casa tutti questi ingredienti, quando sentono che a casa non possono essere di intralcio, quando sentono di stare deludendo i propri cari, a cominciare dai genitori, quando hanno paura di perdere l’amore perché pensano di non andare bene così come sono. Ho visto ragazzi piangere e angosciarsi all’idea di non andare bene o di stare buttando qualcosa… ed è dura che un ragazzo di appena 14, 15 o 16 anni possa sentirsi così. Ma è più duro che non ci sia nessun adulto accanto a loro… 

Dopo la prima colazione ci incontriamo in auditorium per la riflessione personale sugli idoli. Ai ragazzi spetta identificare nelle loro vite quelle realtà, situazioni, cose o persone, a cui affidano il ruolo di loro "salvatori", quelle cose a cui consegnano i loro cuori, la pace e la felicità che bramano. 

Partiamo verso le 9:00. Le giornate di sole sembrano essere finite, la giornata è grigia, c'è una luce un po' particolare. In Perù si celebra la festa del papà, e per la strada che ci porta al nostro cantiere, già avendo superato buona parte della baraccopoli, vediamo centinaia di persone, e di macchine in fila, che fanno visita ai propri cari nell’umile cimitero di quell'ammasso di case e baracche. I ragazzi stamattina sono veramente carichi, e lavorano duro e sodo. Abbiamo fatto qualche cambio tattico nelle varie squadre. C'è un piccolo rischio di non finire in tempo, o meglio di essere in ritardo con i lavori e di conseguenza di doversi svegliare ancora prima! Ovviamente questo è stato detto ai ragazzi e oggi erano magicamente super carichi. Sono 4 ore di lavoro senza sosta, in una domenica grigia, salendo e scendendo le scale carichi di cemento, pietre e sabbia, al ritmo della musica ovviamente. Siccome è domenica molte delle persone che abitano nei dintorni sono presenti, e si rendono disponibili a dare una mano, quindi anche le mamme e i papà si danno da fare. 

Dopo aver mangiato ci dividiamo in tre gruppi. Un Delta Team, rigorosamente misto, rimane a lavorare nel campo per un po' e poi passa del tempo con i bambini di Pamplona. Gli altri due gruppi si dividono tra Sembrando e Bienaventuranzas. I ragazzi, al rientro a casa, improvvisano un mini torneo di calcio, e siccome hanno bisogno di più tempo gli concediamo lo spostamento della messa alle 19:00. 

Dopo la cena si va avanti con il solito orario: auditorio, un breve briefing, un momento in silenzio per ringraziare, e per questa sera i gruppi dei maschi.