
Non dimenticate mai il tesoro che siete, e che siete chiamati a donare al mondo intero
Cañete ci saluta con il botto… letteralmente. Questa mattina, alle 6:40, un terremoto di magnitudo 5.1 — con epicentro a circa 70 km da dove ci troviamo — ci ha fatto saltare (quasi) tutti dal letto. Dico quasi, perché molti dei ragazzi non si sono accorti di nulla e hanno continuato a dormire beatamente fino alle 7, quando è arrivata la sveglia dello staff. Da quando sono in Perù, dallo scorso 13 giugno, questo è già il terzo terremoto che sento, e il secondo più forte! Qui è abbastanza normale avvertire scosse di terremoto, ma per i ragazzi è tutta un’altra storia: c’è chi si diverte, chi si spaventa tantissimo, e chi non capisce nemmeno cosa stia succedendo. Tra le 6:45 e le 7:00, molti di quelli che erano corsi fuori dalle stanze di corsa, presi dal panico per la scossa, sono rientrati per concedersi gli ultimi 15 minuti di sonno.
Oggi ci aspetta una giornata intensa, soprattutto a livello emotivo. Fisicamente siamo alla fine: restano solo lavori di rifinitura. Ma il programma è ricco. Alle 12 benediremo, casa per casa, le abitazioni di Nuevo Santa Maria, costruite dal gruppo A. Alle 14 sarà il turno delle case di La Florida, frutto dell’impegno e della fatica del gruppo B in questi giorni. La benedizione delle case è uno dei momenti più commoventi dell’intera esperienza. Un passaggio che permette davvero di toccare con mano la profondità di ciò che è stato fatto. Perché alla fine, non siamo noi la misura delle cose. Lo è il potere del dono, che prende vita nel cuore di chi lo riceve — e trasforma anche chi lo offre.
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Giocando, ridendo, discutendo e stringendoci sempre più come gruppo, abbiamo costruito 16 casette di legno. Per noi possono sembrare poco: 24 metri quadri, quattro pareti e un tetto. Ma per chi le riceve, sono tutto. Ce lo raccontano con le parole, ce lo trasmettono con gli abbracci, con le lacrime durante la benedizione di ogni casa: queste casette sono un nuovo inizio. Un rifugio sicuro dal freddo, dall’umidità, dalle malattie. Uno spazio degno dove ogni membro della famiglia può finalmente trovare posto. Ed è impossibile non commuoversi quando, in questi giorni, tante famiglie delle colline vicine ci si avvicinano per chiederci come fare, cosa devono fare, per avere anche loro una casa così. Famiglie che, se va bene, riescono a fare due pasti al giorno — e spesso non sono nemmeno nutrienti. Famiglie che cucinano per noi con un amore che commuove. Famiglie che, se si ammalano, non hanno soldi per comprare una medicina, figuriamoci per una visita medica o per spostarsi dove servirebbe. I ragazzi, con il loro lavoro, la loro energia, il loro cuore, hanno portato una gioia vera, profonda. A persone per cui ogni giorno è, semplicemente, una lotta per sopravvivere.










Alle 15:30 ci ritroviamo tutti a La Florida: entrambi i gruppi, insieme alle famiglie di Nuevo Santa Maria e La Florida, per partecipare alla messa di fine missione. È un momento di grande intensità, di saluto, di ringraziamento, vissuto fianco a fianco con le persone che abbiamo incontrato, aiutato, conosciuto. E alla fine della celebrazione… una sorpresa dolcissima: ci preparano i tanto attesi picarones, dolci tipici peruviani a base di zucca e miele di chancaca. Piccole ciambelline fritte, croccanti fuori e morbidissime dentro.




Una volta rientrati a casa, ci aspetta l’ultimo lavoro personale scritto. È un esercizio doppio: i ragazzi riprenderanno in mano la “grafica del cuore” — quella in cui disegniamo le cavità che custodiscono gioie e desideri, paure e sofferenze. Un cuore vivo, dove tutto si intreccia: ogni emozione nutre l’altra, a volte la condiziona, a volte la prepara. A volte è proprio dal dolore che nasce la crescita. Tutto ha un senso, tutto serve. Perché tutto ciò che abbiamo vissuto e vivremo fa parte di quel mistero unico che è la nostra vita. E ciascuno di noi, nella sua irripetibile unicità, è un piccolo grande mistero che merita di essere ascoltato e accolto.
Chiudiamo il viaggio consegnando ai ragazzi una lettera di fine missione. Dopo di che, ognuno di loro scrive una lettera a sé stesso. Una lettera intima, da rileggere in un altro viaggio, oppure in un momento in cui ne sentiranno il bisogno e ce la chiederanno.
Ecco la lettera di questa sera:
Cañete, 8 luglio 2025
Cari ragazzi,
questa mattina il Perù ha voluto salutarci con il botto… letteralmente un grande botto! (terremoto di 5.1 a soli 70km da dove alloggiamo). Anche se alcuni di voi non se ne sono nemmeno accorti, frutto della stanchezza accumulata in queste settimane brevi ma intense. Sono sempre più convinto che è dalla fatica del cuore che nasce la vera gioia. Una gioia strana, che forse poche volte, o forse mai, nella vostra vita avete provato. Una gioia che riempie, come se il cuore stesse per scoppiare, perché non riesce a contenere tutte le emozioni e le consapevolezze guadagnate in questi giorni.
Non potete accontentarvi di niente di meno della gioia e dell’amore che avete sperimentato in questi giorni. Non si tratta di ciò che meritate o pensate di meritare. Alla fine, chi è che lo può dire? Chi può giudicare ciò? Non è quella la prospettiva. La prospettiva è quella del cuore. E sono convinto che non esista cuore umano che non abbia l’esigenza di un amore fedele, incondizionato e per sempre. Un amore che, per quanto difficile, non possiamo smettere di cercare e desiderare.
Dobbiamo però essere pronti ad accogliere l’amore, e così farlo crescere in noi, affinché poi si rifletta nelle nostre azioni, nei nostri sguardi, nelle nostre parole. Quante volte invece viviamo nella menzogna che ci fa credere di non essere meritevoli d’amore, o che non lo troveremo mai, o che potremmo essere abbandonati da un momento all’altro? Quante volte non riusciamo ad amare come vorremmo perché siamo ancora succubi di qualche dolore, frustrazione o rabbia? Quante volte non siamo sorridenti, appesantiti dalle ansie quotidiane, frutto di problemi o sfide che ci sembrano insormontabili, spesso solo perché pensiamo di essere soli… ma in realtà non è così? Quante volte, con quelle stesse mani che in questi giorni hanno trasformato vite, con quel tempo che avete donato qui in Perù, passiamo invece le giornate a non fare nulla che ci riempia davvero o che rifletta la bellezza della nostra identità?
Non si può essere felici se non si risponde alla propria identità, a chi si è veramente. E non siamo un elenco di caratteristiche. Siamo molto di più. Così come non possiamo nascondere le nostre sofferenze, non possiamo nemmeno vivere ancorati ad esse, perdendo di vista i nostri desideri, le nostre passioni, le stelle nel firmamento che ci permettono di alzare lo sguardo e sognare. Sognare in grande, perché la vostra vita, nella sua ordinarietà, è chiamata ad essere qualcosa di straordinario. Voi giovani, soprattutto, siete fatti per le cose grandi. Non potete accontentarvi di meno.
Ma sapete cosa è veramente grande? Donarsi a partire da ciò che si è, senza paura dell’abbandono o del rifiuto, per mostrarsi nella propria nudità: con tutta la bellezza, ma anche con tutte quelle cose che non vanno. Nessuno che ti ami davvero potrà mai smettere di farlo perché c’è qualcosa che non va in te. L’amore vero, quello che ci fa guarire, che ci libera dall’anonimato, che ci fa sentire visti e accolti, è quello che ci ama proprio quando siamo meno amabili. Il resto è solo una caricatura dell’amore.
Ora anche tu devi essere quell’amore che ama senza condizioni, senza aspettare nulla in cambio. Quell’amore che guarisce… puoi esserlo anche tu. L’abbiamo visto in questi giorni. È vero, qui è più facile: non ci sentiamo mai soli, non c’è spazio per la noia, ogni momento della giornata risponde a una fame e sete fondamentali: Fame e sete di lasciare un segno: e potete dirlo forte, avete lasciato un segno indelebile in tante famiglie di Pamplona e Cañete, in tanti bambini e anziani degli istituti di Lima. Fame e sete di comunione: vi siete mostrati per ciò che siete, avete stretto amicizie preziose. Oggi sapete che potete aprire il cuore senza sentirvi un peso, inadeguati, non interessanti o una delusione. Non è questa la vostra verità. Nessuno di voi è una delusione. Possiamo sì deludere qualcuno, ma non esiste un’azione che possa definirci per sempre. Ragazzi, possiamo sempre ricominciare. E non siete soli. Come ha scritto C.S. Lewis, autore – spero per voi noto – delle Cronache di Narnia:
“Non puoi tornare indietro e cambiare l'inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale.”
Fame e sete di conoscervi, con amore, senza paura, a piccoli passi, con la consapevolezza che l’amore per sé è fondamentale per poter amare gli altri. Non si può amare ciò che non si conosce. Devi capire e sperimentare che è bello essere te, che è qualcosa di prezioso. Tu sei qualcosa di prezioso. Sei qualcosa di unico.
Quante volte ti svendi per quattro soldi con le maschere della superficialità, del materialismo, facendo il duro o chiudendoti? Ma quella non è la tua verità. La tua verità viene fuori quando ami, e ami con un amore che solo tu puoi dare. Sei unico e irripetibile. Sei unica e irripetibile. Questa è una grande responsabilità. Ci sono persone che solo tu puoi amare, che forse nessun altro amerà come potresti farlo tu. Vuoi essere quell’amore? Ci sono sguardi che solo tu puoi dare. E sai bene quanto uno sguardo possa amare, possa tirar fuori qualcuno dall’anonimato, o – al contrario – possa seppellirlo nella vergogna. Che sguardo vuoi essere tu?
Spero uno sguardo capace di amare, di trasmettere amore e non condanna, perché là fuori ci sono persone che hanno bisogno proprio del tuo sguardo. Ci sono parole che solo tu potrai dire. Non mi stancherò mai di ripetervelo: senza di te, non si può fare.
E questo mondo, che a volte sembra crollare, ha bisogno di te. Non della tua versione mediocre di bravo ragazzo o brava ragazza che fa il compitino quotidiano. Questo mondo ha bisogno di giovani come voi, disposti a dare la vita per gli altri. Disposti – spero – a fare sì che questa missione in Perù non sia soltanto un intenso capitolo giovanile, ma l’inizio di una vita nuova, di maggiore consapevolezza della vostra grandezza. Specialmente per chi tra voi pensa di non essere abbastanza o adeguato, e va in cerca di vuote approvazioni. Che sia l’inizio di un amore più grande verso il tesoro che voi stessi siete.
La vostra vita è preziosa, è unica, ed è a tempo limitato. Non buttatela via in ciò che è effimero, in ciò che non dura, in ciò che un soffio può portare via. La vera vita nasce dal cuore e da tutto ciò di cui esso si nutre. Nutrite il vostro cuore con amicizie vere, con atti di generosità, con la gratitudine. Benedite chi vi sta intorno – dire bene di loro – che dalla vostra bocca non escano parole cattive. Che quelle mani, che in questi giorni hanno portato consolazione, non servano a ferirvi o a ferire gli altri. Ragazzi, la vostra vita eterna, qui sulla terra, è nelle vostre mani.
Insieme, i due gruppi, avete costruito 16 case. Mi piace prendere questo progetto come un’analogia della vita. Per costruire la casa avete dovuto mettere delle fondamenta, scavare, misurare, prendere distanze, aggiungere terra, livellare, e poi ricoprire. Se le fondamenta non erano ben messe, i pavimenti non erano allo stesso livello, e questo ha causato spesso pareti che non si toccavano. E le prime accuse sono sempre verso le mura, il legno, i pezzi sbagliati…
Ma anche nella vita, quando qualcosa non va, rimaniamo in superficie. Diamo la colpa alle “spie” della macchina, come se fossero il problema. Facciamo fatica ad andare in profondità, alle vere cause di ciò che ci intristisce o ci blocca. Le fondamenta che mettete oggi nella vostra vita, con pazienza, cura e attenzione – anche se a volte sembra ci voglia troppo tempo – sono la garanzia del vostro futuro.
Se fate le cose in fretta, male, cercando scorciatoie, pensando che il fine giustifichi ogni mezzo, prima o poi vedrete che dalle piccole infedeltà del presente nasceranno grandi difficoltà nel futuro… e forse tutto può crollare. Come una piccola crepa che ignorata diventa più grande. Ciò che conta davvero nella vita ha bisogno di tempo, di cura, di pazienza e di fatica. Alla paura dell’abbandono, della solitudine, avete risposto con il gruppo, diventando amici, volendovi bene – almeno spero – imparando ad apprezzare la bontà di ognuno, riconoscendo il tesoro che rappresentate per gli altri. Vi siete aperti, avete condiviso gioie e pianti, salute e malattia. Alla paura di non combinare nulla, di sprecare il tempo, di non trovare un senso alle vostre azioni, avete risposto trasformando la vita di tante persone: famiglie intere, bambini, anziani, malati… tutte persone che vi assicuro oggi vi portano nel cuore. E non si dimenticheranno mai di voi. Fidatevi: mai.
Infine, le riflessioni – di ogni tipo – spero vi siano state di stimolo per approfondire il mistero che ciascuno di voi è, per allargare il cuore, imparare a conoscervi e amarvi. Perché… è veramente bello essere te.
Buon rientro a casa, ragazzi. Non perdiamoci. Il volontariato a Roma e Milano vi aspetta. E, forse, chissà… una prossima missione in terre ancora più “remote”, magari come partecipanti o come staff. Ma soprattutto: non dimenticate mai il tesoro che siete, e che siete chiamati a donare al mondo intero.
Finita la lettura della lettera, ogni ragazzo si alza, prende una penna, qualche foglio di carta e una busta, e cerca il posto più adatto per scrivere a sé stesso. C’è chi si isola in un angolo silenzioso, chi si siede accanto agli amici nelle lunghe tavolate, chi riempie fogli su fogli e chi, con poche parole (ma almeno due pagine per tutti!), riesce a mettere nero su bianco ciò che desidera custodire di questa esperienza. Solo una volta completata la lettera, potranno riprendere in mano il cellulare e metterlo in carica. C’è chi non ne avrebbe proprio voglia, e chi invece non vede l’ora. Ma in tutti si avverte un piccolo timore: quello che le serate passate a chiacchierare senza distrazioni diventino, da domani, solo un ricordo.
La sveglia è fissata per le 3.00 del mattino. Valigie pronte, partenza prevista per le 4.00. Dovremo essere in aeroporto tra le 7 e le 8, traffico permettendo.
Il Gruppo A e lo Staff:
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Il Gruppo B e lo Staff:


Alcune delle case prefabbricate costruite dai ragazzi:

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