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Ognuno di voi può essere luce per le persone che vi circondano
Questa mattina con la sveglia siamo più misericordiosi, così alle 8:30 ci incontriamo tutti in cappella. Anzi, prima, visto il “porcile” che i ragazzi hanno lasciato nella loro ultima sera, la prima attività da fare è la pulizia di tutti i cortili, i giardini e dei bagni usati nella serata. Così ci incontriamo alle 8:45 in cappella, preghiamo e andiamo a fare colazione. Dopo la colazione ci rincontriamo tutti in auditorio per poter fare l’ultima riflessione personale: quella sul brano del Vangelo del seme che cade su diversi tipi di terreno, affinché i ragazzi facciano un bilancio e approfondiscano come è andata questa esperienza per loro.
Infine, leggiamo loro la seguente lettera:
Cari ragazzi,
Mi sembra strano iniziare questa lettera con una frase praticamente uguale a quella dell’altro gruppo: questi giorni sono volati. Non so quale sia stata la vostra percezione, visto che il passo del tempo dipende molto da come vive ognuno un determinato momento della propria vita, ma per me questi giorni sono davvero volati. Ed è particolarmente strano perché di solito se sei stanco, il tempo passa più lentamente.
Dal 2012 chiudiamo ogni viaggio con una lettera finale. C’è chi insinua che io prenda pezzi vecchi per poi riciclarli ai nuovi partecipanti. Probabilmente molte idee centrali si ripetono, ma c'è anche tanto di nuovo, perché chi scrive, ovvero io, è cresciuto e ha avuto diversi vissuti che hanno influito e cambiato anche il modo di vedere e forse anche di vivere tante cose. Così anche voi, siete arrivati due settimane fa e il ragazzo e ragazza che oggi è qui a fine esperienza non è la stessa persona di prima. Chi più chi meno avete vissuto un’esperienza molto intensa, e forse il fatto di essere in tanti, e tanti giovani, con la vostra forza, la vostra voglia di trasgredire, di divertirsi, il desiderio di stare insieme ha un po’ fatto che non ve ne accorgiate di quanto è stato grande quello che avete portato a termine. Ecco io sono qui, noi siamo qui oggi in questo momento per ricordarvelo.
Perché non è da tutti partire per due settimane dall’altra parte del mondo, soprattutto in piena estate quando potreste sicuramente fare cose più piacevoli di alzarsi ogni mattina tra le 6:30 e le 8 del mattino, per poi mettersi pantaloni da lavoro, fornirsi di guanti e borraccia, e andare a faticare dalla mattina alla sera. Arrivata la sera vedervi sporchi di tutto, perché avevate addosso di tutto visto i posti dove lavoravamo. E nonostante ciò notare in voi una strana quanto particolare felicità, o meglio senso di pienezza. Senso di pienezza che andava a confondersi, direi mischiarsi, con le tante esperienze di fragilità e di gioia che avete vissuto in prima persona.
Ma lo sapete cosa vuol dire poter essere, con un po’ di sforzo, un sorriso, ma soprattutto tanto tanto amore, strumento di salvezza per qualcuno? Perché solo l’amore salva e solo l’amore guarisce: salva dalla disperazione, salva dalla solitudine, salva dal sentirsi così vulnerabili, salva dal sentirsi inadeguati, salva da tutte le paranoie che ci facciamo in testa, ci salva dalle nostre paure più profonde.
Ma voi quanto amore ci avete messo in ciò avete fatto? Quanto amore ci hai messo nel lavoro? Nel fare il cemento? Nel costruire delle scale? Nel portare pesanti materiali per una collina, una vera e propria montagna piena di rocce, e cani…? Nel costruire la casa? Nell’interagire con le persone del posto, la tua famiglia e quelli a cui hai fatto una casetta? Quanto amore ci hai messo nei rapporti qui, tra di voi? Quanto sei riuscito a vedere il bello che c’è in ognuna delle persone che ti hanno circondato in quest’esperienza andando oltre le stupide etichette che ci mettiamo addosso solo per paura e immaturità? Ma tu quanto hai amato?
Sai quando non ami? Quando ti lamenti delle banalità che ti accadono o che mancano e non te ne accorgi di quanto sei fortunato! Non ami quando cerchi tutto ciò che non va o non è andato e non ti sforzi di vedere quanto bene e quanto amore ti ha circondato in queste due settimane. Perché sai l’amore ha degli occhi che salvano, che riscattano. Se vedi solo ciò che non va, non ami perché stai riducendo la realtà all’insieme delle cose che ti fanno sentire comodo, come se la realtà debba essere fatta su misura per te… ma quello sarebbe un triste impoverimento di tutto lo stupore che la realtà può essere per noi. La vita, quella vera, quella dove amiamo, inizia proprio quando smettiamo di avere il controllo su tutto. Ci siamo convinti che possiamo avere tutto sotto controllo, ma avere il controllo è disumano, ci guasta, e non lascia spazio nelle nostre vite all’intervento degli altri, perché le persone non le possiamo controllare.
L’amore vero guarda la realtà per quel che è e non solo per tutto ciò che a essa manca. Non ami soprattutto quando ogni volta che non vedi il bene che c'è intorno a te non permetti a te stesso di guardare il bello e il bene che c'è dentro di te. Da dove puoi partire nella tua vita se non ti ami così come sei? E come fai ad amarti se non ti conosci? Cosa puoi amare di te senza conoscerti? Anche nei tuoi lati più bui perché quei lati sono, per assurdo, quelli che ti faranno capire quanto sei amato. Da dove puoi partire se pensi di essere ridotto a tutto ciò che non va? O a tutto ciò che credi che non vada? Per amarsi non serve sapersi invincibili, e meno ancora perfetti. Amarsi vuol dire uscire dall’ottica del se “servi” o meno a una determinata cosa. Serve uscire dall’ottica per cui il tuo valore dipende da un numero, dalla tua efficienza, o dal tuo apparire. Devi uscire, dobbiamo uscire, dall’ottica che saremo amati se siamo meritevoli di amore, ma l’amore non si merita, l’amore vero ve l’ho detto mille volte è incondizionato, l’amore non te lo guadagni perché non può essere guadagnato. Chi ti ama veramente lo fa e basta, senza se e senza ma, senza prove e senza meriti. E se ti ama davvero non sta lì a guardare cosa non va. Chi ti ama davvero sa cosa non va, sa dove sei per poco o nulla amabile, ma ti ama lo stesso perché così fa l’amore. L’amore ti dice: è importante che tu ci sia. È essenziale che tu ci sia. E allora, lo potresti dire a te stesso? Potresti guardarti oggi allo specchio e dirti: è importante che io ci sia. È bello essere me.
Sapete in questi giorni avete trasformato la vita di tante persone. Avete portato non solo importanti aiuti materiali migliorando la qualità di vita di tante famiglie, di tanti bambini, e anziani. Avete portato luce. “Voi siete la luce del mondo” è una frase del Vangelo pronunciata da Gesù che ha un valore molto attuale. E mi sento di dire che vale ancora di più con voi giovani. Ieri, quella signora che vi parlava in quechua, che sembrava stesse sgridandovi, in realtà se la stava prendendo con la pioggia, con il vento, con la terra. La lingua quechua è una lingua molto sentita, di tanti suoni. E tende a dare personalità ai fenomeni atmosferici. E diceva che grazie a voi nessuno di questi fenomeni, pioggia, vento o terra, potrà più colpirli. Ma soprattutto che voi siete stati per loro luce. Avete visto come le nuvole hanno coperto il sole praticamente tutti i giorni dedicati alla costruzione delle case. Avete vissuto quell’ambiente cupo in cui tanti bambini e famiglie sono costrette a vivere. Tutto grigio, tutto buio, con molta poca luce. Poi la terra, senza strade, le gomme sepolte per terra. La mancanza di acqua potabile, ma soprattutto della fogna. Vi immaginate passare un’intera giornata vivendo così? Senza poter neanche essere sicuri di avere tre pasti al giorno. Senza poter proteggervi dal freddo o da quella fastidiosa sottile pioggia così tipica di Lima? Ci sono persone, intere famiglie, che vivono così per anni. Ecco voi, con il vostro tempo, avete donato loro giorni di luce. Avete portato gioia, ma una gioia vera, una gioia frutto del lavoro, una gioia frutto di stare facendo qualcosa per qualcun altro e non centrato su voi stessi. Ora loro stanno ancora là mentre voi oggi tornate nella comodità delle vostre case, nella vita piena di possibilità grazie allo sforzo dei vostri genitori. Ma loro conserveranno nel loro cuore questi giorni di luce, luce che siete stati voi. E aspetteranno un altro anno, un altro gruppo, che li possa portare quella stessa luce, quello stesso senso di non essere abbandonati a loro stessi. E ognuna di quelle 15 famiglie vi avrà nei loro cuori, nelle loro preghiere.
Ecco voi potete essere luce. Ognuno di voi può essere luce. Ora la domanda che mi sorge spontanea è: ma tu vuoi essere luce? Vuoi illuminare la vita delle persone? O vuoi essere tenebra? Ognuno di voi è chiamato a essere luce non solo quando si è lontani da casa a fare campetti sportivi, scale o casette prefabbricate. Ognuno di voi dovrebbe essere luce, è un dovere quanto un piacere, a casa. Quella casa che è fatta di persone, ma è costituita da esperienze: esperienza di poter essere te stesso o te stessa. Esperienza di sicurezza. Esperienza di saperti o sentirti amato e amata così come sei. Esperienza di libertà perché sai che a casa puoi sbagliare. E sappiamo bene che quando a casa non c’è tutto ciò, la sentiamo estranea, e forse, di nascosto, soffriamo pure. Ecco dicevo siete chiamati ad essere luce anche a casa, soprattutto a casa! Sai quando invece sei tenebra? Quando non hai parole belle da rivolgere a nessuno. Sei tenebra quando giudichi la persona riducendola alle sue azioni. Sei tenebra quando rinunci a essere te stesso, a essere buono, dolce, gentile. Sei tenebra quando ti tratti come se tu non valessi niente. Ma tu puoi essere luce, sei chiamato a essere luce. Luce nella vita delle persone che ami. Luce anche nella vita di quanti incontri per strada e magari hanno bisogno di te. Luce in questa società che va così perché è sempre più superficiale, più egoista, e ci fa sentire inadeguati e soli. La domanda non è tanto se puoi, perché in questo viaggio avete dimostrato di poterlo essere. La domanda è se vuoi. Se vuoi fare della tua vita qualcosa di bello, un capolavoro, qualcosa che parli a questo mondo e a questa società, e che le strilli in faccia che nessun uomo e nessuna donna può essere mai ridotto a ciò che non va, e che ognuno di noi ha un posto in questa vita, una vera e propria missione. Il mondo ha bisogno di te. Sai, queste famiglie hanno avuto bisogno di voi. Questi bambini hanno avuto bisogno di voi. Tutte le persone che avete incontrato nei pomeriggi della prima settimana avevano bisogno di voi e in qualche modo avete illuminato la loro vita, anche se per poche ore.
Noi passiamo la vita aspettando che accada qualcosa per cambiare. Se avrò questo allora ricomincerò. Se farò questo allora potrò iniziare a raggiungere i miei obiettivi. Con il segno di poi non iniziamo mai quel sogno tanto desiderato. Ma non devi aspettare niente, il cambiamento inizia ora. Non fare un elenco enorme delle cose che vorresti cambiare. Inizia con una, poi passa a un'altra, ma l’importante è non rimandare il cambiamento che desideri. Coltiva la tua anima, coltiva il tuo interiore, cerca di avere amicizie autentiche, liberati dalla maschera di farti vedere forte e lasciati vedere anche nelle tue fragilità. Ricordate l’esercizio che abbiamo fatto maschi e femmine separatamente. È stato tosto, duro. Ma è stato anche bello. Perché avete visto che per quanto siate diversi, le cose che condividete: sogni, paure e ferite, non sono solo simili, ma sono soprattutto molto più importanti nella vita, sono realtà essenziali. C’è nel cuore di ogni uomo e donna un desiderio di infinito che a mio parare solo Dio può colmare, perché è Lui l’amore infinito, è Lui l’amore eterno, è Lui quell’amore incondizionato che su questa terra e in questa vita non riusciamo a trovare. Spero di cuore che prima o poi nella vostra vita riuscirete a incrociarlo, e incrociandolo dargli l'opportunità di dirvi quanto siete meravigliosi e quanto Lui vi ami con un amore eterno.
Ricordati sempre che senza di te non si può fare. Se sei quello che sei, quella che sei, se nella tua vita hai vissuto determinate esperienze, belle e brutte, ti serve tutto, perché tutte ti hanno reso la persona che oggi sei. Chiudo questa lettera parafrasando quel sacerdote romano che con enfasi ci ricorda che ognuno di noi è essenziale, e che se non siamo quello che siamo chiamati ad essere, si perde un pezzo di storia:
Ci sono persone che solo tu puoi amare. Ci sono cose che solamente tu potrai fare. Parole che solamente tu potrai pronunciare. Sentimenti che solo tu potrai provare. Sguardi che solo tu potrai incrociare. Abbracci che solo tu potrai dare. Senza te non si può fare.
La missione in Perù finisce oggi e dovrebbe iniziarne un'altra: quella della vostra vita, quella di conoscerti e amarti così come sei, quella di essere strumento di amore, di essere luce… e il bello è che dipende tutto da te.
Così, finita la lettera, ognuno dei ragazzi prende un foglio di carta, una penna e una busta delle lettere, e inizia a scrivere una lettera a se stesso: lettera che gli sarà riconsegnata (chiusa come ci è stata consegnata) nella prossima esperienza di missione (se ci sarà) o nel futuro quando lo desidereranno o quando ne avranno bisogno.
Finito di scrivere la lettera, molti vanno in stanza a preparare la valigia e le ultime cose per il viaggio. Chiudiamo la missione con la Santa Messa e con un momento divertente, ovvero quello della lettura delle pagelle del viaggio e infine, con un pranzo, festeggiando Leonardo che oggi compie gli anni. Verso le 15:00, infine, ci avviamo verso l’aeroporto.