
Ora che torno a casa, cosa c'è di nuovo nella mia vita?
L’orario di oggi, lunedì, in questi ultimi giorni della nostra missione qui in Perù, inizia come ieri: sveglia alle 6:30. Con il passare dei giorni, la sveglia è diventata sempre più pesante e difficile per i ragazzi. Oggi, non potendo iniziare la preghiera e la colazione in modo puntuale, alla fine tra una cosa e un’altra partiamo alle 8:30 dall’albergo e alle 8:50 siamo già nel villaggio, dove ci distribuiamo tra le varie case.
L’obiettivo della giornata è chiaro: completare tutte le case, costruire tutte le stanze, erigere la struttura che fa da base al tetto e, infine, chiudere almeno una stanza con il tetto vero, l’isolante e le lamiere. Il lavoro inizia presto e procede fino al pomeriggio. Siamo arrivati prestissimo, alle 8:50, e rimaniamo fino alle cinque del pomeriggio. Questo sforzo è fondamentale per lasciare solo pochi lavori e ritocchi per la giornata di domani, che si concluderà con la benedizione e l’inaugurazione delle case insieme alle famiglie beneficiarie.




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Ogni squadra ovviamente segue un ritmo diverso. Quando una squadra ha troppi membri, alcuni ragazzi vanno ad aiutare altre squadre o a giocare con i bambini. A fine giornata, abbiamo tre case con il tetto completato, altre sei con almeno due stanze chiuse e un paio con una sola stanza chiusa. Abbiamo avuto problemi con una casa a cui mancava un pezzo, ma fortunatamente era l’ultimo pezzo, quindi il gruppo ha potuto continuare con il tetto senza perdere troppo tempo. Questo pezzo arriverà domani mattina dalla falegnameria.
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A pranzo, invece di mangiare sul posto, ci incontriamo tutti per un momento di riposo e confronto (c’è anche chi si prende in giro per chi sta più avanti con i lavori e più indietro). Riprendiamo verso le 14:00. È importante ricordare ai ragazzi che, man mano che si costruisce la casa, emergono diverse necessità in termini di abilità da parte di ognuno di loro. Si inizia con la pazienza e la precisione per sollevare i pavimenti, passando poi alla forza fisica per mettere le pareti, che richiede la presenza di più membri per tenere contemporaneamente due muri alzati. Infine, è necessario un mix di forza, tecnica e leggerezza per salire sulle mura o sul tetto e disporre le lamiere senza danneggiare la struttura.
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È importante perché alcuni ragazzi, soprattutto quelli che non hanno mai usato un martello prima, possono scoraggiarsi quando trovano difficoltà a piantare i chiodi, che sono particolarmente grossi e duri. Trovandosi in difficoltà, possono sentirsi inutili e pensare di non poter fare nulla. Dobbiamo quindi aiutarli a superare queste sfide, trasformando le loro difficoltà in opportunità. Abbiamo visto, per esempio, che chi non riusciva a piantare i chiodi sulle pareti poteva farlo a terra o, magari, aveva paura di salire sul tetto ma trovava altre mansioni in cui riusciva benissimo.

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Ogni fase della costruzione, richiede abilità diverse, e ognuno alla fine trova il suo ruolo, anche se inizialmente può sentirsi scoraggiato. È come nella vita: ogni persona ha abilità diverse, che vengono richieste in momenti diversi. Questo vale per giovani, adolescenti e adulti. Non dobbiamo preoccuparci di avere le stesse capacità degli altri, ma dobbiamo valorizzare ciò che ci rende unici.
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Spesso, la società o anche chi ci vuole bene ci fanno credere che dobbiamo avere certe qualità per essere considerati "validi", altrimenti siamo dei falliti, ma questo ci porta a vivere in una continua competizione con il mondo e con noi stessi. In realtà, è coltivando la nostra unicità che possiamo creare un’esistenza più ricca e completa. Un esempio banale ma efficace è quello di un puzzle: i pezzi non possono essere tutti uguali né nelle forme né nei contenuti, ma ogni pezzo, con la sua forma e il suo contenuto unico, è essenziale. Allo stesso modo, ognuno di noi è una parte importante di questo grande puzzle che è la nostra storia personale.
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Torniamo a casa verso le 17:30. Vista la difficoltà per molti ragazzi di fare una doccia, spostiamo il raduno nel nostro auditorium dalle 19:00 alle 19:30. Qui avrà luogo una breve introduzione alla penultima riflessione personale che affronteranno i ragazzi in vista del ritorno a casa.
Quest'anno abbiamo introdotto una nuova conferenza intitolata "Ritornare a casa", che si collega alla prima riflessione personale che i ragazzi hanno fatto, basata sulle "quattro cavità del cuore". In quella riflessione, i ragazzi dovevano riempire un quadrante con quattro cavità: gioie, paure, sofferenze e desideri, includendo eventi, situazioni o caratteristiche presenti nella loro vita.
L’esercizio di oggi, dopo quasi due settimane qui, in cui hanno anche avuto occasione di guardarsi dentro, consiste nel riempire nuovamente questo quadrante, ora arricchiti dall’esperienza vissuta in una realtà molto diversa dalla nostra, molto più dura e cruda. La speranza è che questa esperienza abbia arricchito la loro comprensione del mondo e di se stessi, e quindi dei loro rapporti.
I ragazzi dovranno quindi confrontare il nuovo quadrante con quello iniziale, osservando cosa è cambiato: cosa c’è di nuovo, cosa non c’è più, e cosa è rimasto ma con una nuova prospettiva. Questo esercizio serve quindi a capire come l’esperienza li ha arricchiti e aiutati a conoscere meglio se stessi e il proprio cuore. La riflessione sul "Ritorno a casa" non riguarda solo il fatto di tornare con maggiore consapevolezza di chi sono, ma anche su cosa porteranno a casa con loro e come trasformeranno gli elementi di questa esperienza in qualcosa di concreto nella loro vita quotidiana in Italia (anche se molti ragazzi vivono in altre città europee o del mondo).
Utilizziamo come provocazione la parabola del seminatore. In questa parabola, il seme cade su vari tipi di terreno e, a seconda del terreno, può dare frutto velocemente, non dare frutto e morire, oppure produrre frutti abbondanti e duraturi. Le diverse tipologie di terreno rappresentano le diverse reazioni e capacità di accogliere e far crescere il seme. Invitiamo i ragazzi a riflettere sul tipo di terreno che sono stati durante questo periodo, sul seme che è stato gettato, e su come questo seme darà frutto.
Nei prossimi due giorni, oggi e domani, che è praticamente l'ultimo giorno, vogliamo avviare questa riflessione: "Ora che torno a casa, cosa c'è di nuovo nella mia vita?"
Oggi non posso non raccontare un aneddoto della giornata. Succede di tutto e di più, alcune cose fanno ridere, altre un po' meno. Fortunatamente, questa volta non è successo niente di grave, ma ci ha fatto davvero tanto ridere, soprattutto perché è stata la prima volta che ci è capitato un incidente di questo tipo. Uno dei ragazzi, di cui non riveleremo il nome, doveva mettere l'isolante sui tetti utilizzando una spillatrice per fissarlo saldamente alle travi. Non avendo mai usato una spillatrice di questo tipo, ha per sbaglio preso lo strumento al rovescio. Di conseguenza, la spillatrice ha funzionato al contrario, venendo verso di lui. Ci siamo ritrovati quindi questo ragazzo con il guanto spillato al dito. Alla fine abbiamo risolto tutto senza problemi, e l’incidente è stato motivo di risate per tutti. E devo dire che anche il ragazzo l'ha presa con grande spirito.