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March 20, 2025

Quando la strada che cerchi diventa la strada che vivi

Marta Scotti

Angelo, di nome e di fatto. Una persona dall’indole buona e di un’ingenuità quasi infantile. Lo abbiamo incontrato per la prima volta un mercoledì sera a San Pietro, durante la passeggiata con i ragazzi di Sosteniamoci per le strade. Ci aveva subito colpito la sua simpatica parlata modenese. Da oltre un anno, Angelo frequenta con regolarità il nostro Wecare Hub.

Oggi gli propongo di andare al bar per offrirgli un caffè e fare un’intervista, ma lui mi risponde: “No, no, i bar non mi piacciono. Preferisco fare una passeggiata. Guarda che bel sole che c’è!” E così, ci incamminiamo insieme. Gli chiedo di raccontarmi la sua storia.

Angelo è originario della bassa modenese, figlio unico. “Sono venuto a Roma perché mia mamma me lo diceva sempre. E come tutti i bambini, ascoltavo sempre la mia mamma” racconta con un sorriso. A vent’anni ha perso il padre, e a trent’anni la madre, a cui era profondamente legato. Si definiva un vero e proprio “mammone”. Prima di andarsene, sua madre gli aveva detto che per crescere davvero e diventare uomo avrebbe dovuto lasciare la sua città e trovare la sua strada. Così, nel 2018, ha deciso di partire per Roma. “Evidentemente c’erano delle cose da fare qui, delle cose buone da fare… Ho lasciato il mio lavoro da elettricista e sono partito.”

Non è del tutto chiaro come sia finito per strada. Angelo mi racconta di averlo fatto per scelta, ma ho la sensazione che, dopo la morte della madre, si sia trovato improvvisamente senza punti di riferimento e, sopraffatto dalla solitudine, abbia lasciato tutto. Lui parla della strada come di una decisione, ma forse è stata più una conseguenza che una scelta.

È un po’ come un bambino che, improvvisamente, si è trovato a dover affrontare il mondo da solo, senza più nessuno a prendersi cura di lui. La sua attuale condizione sembra essere il risultato di una serie di eventi difficili che lo hanno portato, passo dopo passo, a questa vita.

Ritrovatosi a vivere in strada, non si è perso d’animo. Anche lì ha continuato a fare del bene, offrendo quel poco che aveva. “Ho sempre cercato di aiutare le persone: una coperta, una lametta… Sono sempre stato disponibile.” La vita in strada è stata dura, ma lungo il cammino ha incontrato anche chi gli è stato vicino e lo ha sostenuto.

Gli chiedo di raccontarmi un episodio in particolare. “C’era un mio amico di strada, ‘Ercoletto’, che mi ha difeso quando delle persone mi hanno fatto del male. Dopo quella violenza, è rimasto con me per tre giorni, aiutandomi e portandomi da mangiare. Ero molto scosso per quello che mi era successo, ma lui mi ha fatto superare quel momento. Addirittura, veniva a portarmi il cibo alla fontana dei giardini di Castel Sant’Angelo, dove mi ero rifugiato per un po’ e dove mi lavavo.” Gesti come questi sono comuni tra chi vive in strada, dove la solidarietà e l’amicizia sono spesso tutto ciò che conta.

Ora vive in una tenda in Via della Conciliazione. Gli chiedo quali siano le difficoltà più grandi che si affrontano vivendo in strada. “Le difficoltà erano maggiori all’inizio, per esempio, lavarsi. Non è semplice, anche se c’è il servizio delle docce di San Pietro. Ma all’Hub è diverso: c’è un bagno che è come quello di casa. Mi sento a casa.”

Angelo ha conosciuto l’Hub grazie a un amico, Luigi, che viveva in strada e ne ha frequentato i servizi sin dalla sua apertura. “Luigi è stato un amico un po’ speciale. L’ho conosciuto per soli tre giorni, ma in quel breve tempo con me si è comportato da vero amico. Mi disse: ‘Vieni con me, ti porto all’Hub’. E poi pochi giorni dopo è morto .”

Luigi, una persona molto cara a tutti gli ospiti dell’Hub, è mancato un anno fa a causa di un malore, lasciando tutti sconvolti. In lui, Angelo aveva trovato una vera amicizia, quella che può durare anche solo pochi giorni, ma che lascia un segno profondo. “Vedi,” dice, “l’amicizia può essere di un giorno, di due giorni, di un anno, di una vita. E il ricordo di chi ci ha fatto del bene può restare per sempre.” Non serve una vita intera: basta anche poco, un gesto, una parola, per creare un legame che, anche se breve, può segnare il cuore di chi lo vive. E con Luigi è stato così. “Il suo ricordo rimarrà sempre con me, anche se l’ho conosciuto per poco. Con Gianni, che gestisce l’Hub, ci piace tanto ricordarlo.”

Angelo apprezza molto l’ambiente dell’Hub: “I divani sono comodissimi, c’è la TV, è come essere a casa! Ogni mattina guardiamo il telegiornale, ci teniamo informati e commentiamo insieme le notizie.”

Sottolinea quanto sia fondamentale per lui poter guardare la TV. “È come una finestra sul mondo. Ci permette di rimanere aggiornati su quello che succede, di non sentirci isolati. Guardare il telegiornale ogni giorno ci aiuta a rimanere connessi con il mondo esterno.” Non è solo un modo per passare il tempo, ma un modo per tenersi informato e per sentirsi parte della società. Avere accesso a un’informazione regolare e condivisa è per lui un piccolo, ma fondamentale, modo per non sentirsi escluso.

“Avere un luogo dove farsi una doccia, mangiare, socializzare, è tutto per noi. E Gianni ci insegna tante cose. Le regole sono importanti, e io ci tengo molto all’educazione e alla pulizia.” Dalla libreria dell’Hub prende sempre tanti fumetti. “Mi piace leggere Topolino e studiare l'inglese. Mi appassiona tanto anche la storia. La storia ti aiuta a capire il presente e a fare scelte consapevoli per il futuro. Devo recuperare, ho delle lacune educative, ho studiato poco nella mia vita.”

Tra gli amici che ha fatto all’Hub, Angelo ha un affetto particolare per Maria Rosa, una ragazza simpatica che ama raccontargli le sue storie. “Mi manca il fatto di non essere venuto qui prima,” mi confida. “Prima dovevo spostarmi sempre: al mattino facevo colazione di fronte al carcere di Regina Coeli, poi mi arrangiavo con quello che trovavo. L’Hub mi dà invece la possibilità di restare per più ore in un posto tranquillo, di riposare. In strada non si riposa mai bene, con tutti i rumori, la gente che passa, i clacson…”

Angelo mi racconta come la sua vita sia cambiata in meglio da quando frequenta l’Hub. “Prima la mia giornata, che inizia alle 6 del mattino, era un continuo spostarsi,” dice. “Ogni giorno dovevo cercare un posto per la colazione, uno per la doccia, e un altro per mangiare. Dovevo sempre muovermi da un posto all’altro.” Ma all’Hub, tutto è diverso. “Qui ho un posto dove stare senza dovermi preoccupare di dove andare. Posso fare una doccia, mangiare, socializzare e avere uno spazio dove sentirmi al sicuro. Tutto nello stesso posto. Non devo più spostarmi continuamente. È come se avessi trovato un rifugio, finalmente un luogo stabile.”

“Un’altra cosa che l’Hub mi permette di fare,” aggiunge, “è finalmente riposare bene il pomeriggio. In strada, non riuscivo mai a dormire tranquillo, tra rumori, gente che passava, e il continuo traffico. Qui posso rilassarmi, fermarmi, stare un po’ tranquillo.” Per Angelo, quindi, l’Hub non è solo un luogo dove trovare accoglienza, ma anche un posto che gli offre la possibilità di costruire una routine, senza l’incertezza di doversi muovere continuamente. “Stare qui mi permette di fermarmi un po’, di non pensare sempre a dove andrò dopo.”

Molti pensano che chi vive in strada ami la solitudine, ma Angelo mi assicura che non è affatto così. Al contrario, la vita per strada porta a incontrare molte persone, a parlare, a socializzare continuamente. Lontana dall’immagine di isolamento che molti hanno, la sua quotidianità è fatta di incontri, di scambi e di relazioni. Per lui, la socialità è essenziale: “Se ti isoli, è la fine. Sei fuori dal mondo."

Quando gli chiedo se ha un desiderio,  Angelo non esita: “C’è solo una cosa che desidero: sposarmi. Mi piacerebbe sposarmi con una donna che ho conosciuto tanti anni fa. Ma per ora, lei ce l’ho solo nel cuore.”

E alla fine, quando gli chiedo se vuole aggiungere qualcosa, lui risponde con fermezza: “Quello che ho fatto, lo rifarei. Non cambierei nulla. La vita è veramente perfetta. Incredibilmente, la vita è perfetta.” Una frase che sembra una citazione da una canzone di Fiorella Mannoia: “Che sia benedetta, per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta.”