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August 7, 2025

Quello che ci portiamo nel cuore

Fernando Lozada

Dall’inizio di questa giornata capiamo tutti che sarà uno di quei giorni lenti, in cui si fa fatica a fare tutto. Siamo molto stanchi. E le ragioni sono varie. C'è la normale stanchezza del sesto giorno di missioni, quel mix di fatica fisica a causa del lavoro, la fatica emotiva, a volte impercettibile, dello stare lontani dai nostri affetti anche se siamo circondati da amicizie sempre più vere e autentiche, la fatica delle mansioni quotidiane, dove tutto viene svolto da noi. A questo dobbiamo aggiungere gli effetti collaterali del malarone, in alcuni è stanchezza, in altri male di testa, qualcuno anche una molesta sensazione di nausea. Infine, la ciliegina, un riposo che non è mai del tutto ristoratore. Le nostre schiene sono messe duramente alla prova a causa dei nostri materassi e non è raro che qualcuno si svegli in piena notte per un fastidioso male di schiena. 

Ogni attività inizia lentamente, e delle volte sembra che a nessuno vada di fare niente. Ma poi non è così, bastano alcuni minuti più del solito e i ragazzi ritrovano il proprio ritmo di lavoro. 

Nel cantiere procede tutto come da programma, se possiamo proprio parlare di un programma considerando i tempi africani! L’aula informatica prende lentamente forma, le mura esterne cominciano a essere sempre più alte, e quelle interne piano piano si innalzano. Con i bambini tutto procede come ogni giornata. Le lingua delle volte è una difficoltà sia perché non tutti i nostri volontari parlano francese, sia perché il francese dei bambini non è il massimo. In ogni caso si trova sempre un modo per farsi capire, tanto alla fine i bambini, come i nostri volontari, vogliono solo passare del tempo insieme, giocando, chiacchierando, andando da un lato all’altro. 

Oggi a pranzo abbiamo avuto quella che finora è stato il miglior pasto del viaggio. I ragazzi hanno fatto pasta, olio e parmigiano ed è stata veramente straordinaria. Parte dell’arte della cucina è riuscire a fare qualcosa di buono e saporito, e che sia soprattutto una novità, con quei pochi ingredienti che abbiamo. Ogni spesa è una grande sfida. Yaounde dista due ore e mezza e il posto più vicino per poter comprare qualcosa sta a 40’ in macchina, ma il problema non è tanto la distanza ma la poca varietà dei prodotti, anche locali. Alla fine la nostra dispensa fatta da patate, fagioli, riso, pasta, concentrato di pomodoro e pomodori freschi è veramente ben fornita, e poi se a questo aggiungiamo il tonno, l’olio di olive e il parmigiano siamo veramente messi bene. Solo che la monotonia anche del cibo rende tutto una grande, gigantesca sfida. E poi, non è che uno arriva al negozietto di Yaounde e trova per forza le quantità di cui abbiamo bisogno… ieri c’è stato un momento di panico quando ci siamo accorti che l’ultimo rotolo di carta igienica era stato usato e che non avremmo avuto altro fino alla prossima spesa, che per fortuna è arrivata ieri a notte inoltrata. 

Arrivate le 17 i ragazzi vanno a giocare a calcio, mentre le ragazze si preparano per la riflessione dei gruppi. I gruppi sono un momento importante per aprirsi, condividere, toccare quei temi che magari non vengono così facilmente quando si è tutti insieme. I gruppi, essendo formati da 5 a 8 persone, sono spazio proficui e ottimi per ascoltarsi e raccontarsi. Per me, che di gruppi in questa estate ne ho avuti già un bel po', è anche un ottimo spazio per capire come stanno vivendo l’esperienza i ragazzi senza rimanere a quello che vedo esteriormente. Fino ad oggi, per quasi tutti, è l’esperienza più bella fatta con noi. Le scomodità sono solo una parte delle difficoltà, ma non sono così forti che qualcuno preferisca altre esperienze dove tutto era servito e riverito, come in Perù, Argentina, Ruanda o Ecuador, tutti posti dove in passato i nostri volontari sono stati. Il fatto di essere in pochi, per i nostri soliti numeri, è un altro aspetto che piace, perché si sta più insieme, si conoscono tutti per nome e non solo… si ha più tempo per approfondire piacevoli amicizie. 

Ma i gruppi sono anche uno spazio, per me, per cogliere cosa si portano i giovani nel cuore oggi, i loro desideri, le loro paure, i loro sogni. Da una parte devo dire che non tante cose sono cambiate da 20 anni fa quando sono partito con un primo piccolo gruppo. La fame e sete di una vita piena, di essere amati, accolti, compressi, e il desiderio di lasciare un segno nell’esistenza non sono cambiati. La noia e la solitudine come nemiche della vera vita restano li, e rimangono “i mostri” da combattere. 

Però queste grande tematiche dell’animo umano trovano diversi vie per manifestarsi nella vita dei ragazzi. Da un po' di anni che il percorso di Wecare, esattamente dal 2021, si articola su tre grandi tematiche che sono il desiderio di una felicità piena, l’esperienza del limite e la sofferenza, e, infine, la ricerca di un amore fedele, per sempre e incondizionato. In questo viaggio però abbiamo voluto “cogliere” ognuno di questi mondi dal punto di vista delle relazioni. Quindi di come una vita piena sia impossibile senza amicizie solide e vere, o di come la vera tragedia della sofferenza non sia la sofferenza in sé ma soffrire da soli, senza nessuno su cui contare. E l’amore parla di per sé, perché l’amicizia è una forma di amore essenziale per la vita umana. 

Ieri però, parlando dell’amicizia, da un momento all’altro siamo passati a chiacchierare e confrontarsi sul rapporto che i ragazzi hanno con i loro genitori, delle differenze di aspettative che hanno paragonandoli con la relazione con i loro coetanei, e nel caso dei maschi specialmente del rapporto che hanno con i loro papà. Sono rimasto molto sorpreso di come, nel bene e nel male, nei limiti delle proprie personalità e caratteri, tutti i ragazzi hanno un fortissimo desiderio di avere una relazione con papà, di sapersi ascoltati e accolti, e che soprattutto papà non sia ridotto a una categoria che fa andare le cose che fanno parte della loro vita, ma sia una presenza viva, emotiva, nelle loro vicissitudini di quasi non più adolescenti.

Dopo i gruppi mangiamo patate, peperoni e… indovinate un po’... del tonno! E poi il solito falò, canti a squarciagola, bambini che non vanno a dormire pur di stare con noi… tutto nella norma!