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August 10, 2023

Qui non sento di dover nascondere le mie fragilità

Fernando Lozada

Nella giornata di pausa siamo partiti per il Memoriale del Genocidio alle 8:00 del mattino dalla nostra casa qui a Kibungo (vicino al villaggio dove si trova il nostro cantiere che si chiama Kibaya), abbiamo pranzato e abbiamo visitato un mercato locale per poi ritornare a casa verso le 22:00 di sera. Purtroppo, avendo trovato molto traffico e causa di un ritardo di una persona del gruppo, le due ore del percorso si sono trasformate in tre ore.

L’esperienza della visita del Memoriale e del Museo ad esso connesso è stata per i ragazzi un’esperienza molto forte e dura. L’esperienza del mercato è stata molto caotica, ci aspettavamo meno persone essendo un giorno feriale, ma molto carina allo stesso tempo. Alcuni non sono riusciti a girarlo bene, quindi ci proveremo a fermare, nel giorno del ritorno, in un altro mercato artigianale.

La giornata di oggi, invece, è iniziata come sempre. Alle 8:00 don Alberto ci ha fatto una bella introduzione alla riflessione personale del giorno, quella sulle ferite e sulla sofferenza. Ha approfittato di questa tematica per fare un’introduzione al sacramento della confessione perché, come tutti sanno, nelle nostre esperienze di solito c’è sempre un sacerdote che oltre a poterci celebrare la messa quotidianamente e a guidare i gruppi di riflessione, è anche disponibile per confessare e per fare quante chiacchiere si desideri. I ragazzi fanno dunque la loro terza riflessione scritta: questa volta il brano del Vangelo è quello dell’emorroissa, una donna che soffriva di perdite di sangue e che, solo toccando il mantello di Gesù, viene guarita. A partire da questo facciamo una riflessione sulla guarigione e su come questa possa avvenire solo grazie all’amore.

Forse questa è una delle riflessioni personali più difficili e più sentita: i ragazzi, anziché solo 45 minuti, dedicano alla lettura e alla risposta delle domande almeno un’ora. Si fa fatica a toccare dei tasti così sensibili come le proprie ferite e i propri dolori: più di un ragazzo versa delle lacrime. Speriamo che tutto ciò sia stata un’occasione per mettere per iscritto ciò che si portano nel cuore.

Dopo di che partiamo per il nostro villaggio. Si sa, ricominciare con i lavori dopo una giornata di pausa, è molto tosta: la stanchezza si comincia a sentire sempre di più. Anche la stessa altitudine comincia a sentirsi (ci troviamo infatti a 1600 metri) e poi, purtroppo, qualcosa nel cibo ci ha fatto un po’ male è molto di noi hanno avuto qualche malessere allo stomaco. Niente di drammatico però che possa fermare il nostro lavoro.

Tornati dal lavoro si tengono i terzi gruppi di riflessione intorno alla tematica del dolore, della fragilità e della sofferenza. È la riflessione di gruppo più sentita, quella di maggiore apertura e condivisione. I ragazzi vivono l’esperienza di potersi aprire in libertà , di “mostrare” il proprio cuore senza paura di essere giudicati o addirittura ignorati come a molti è capitato nella loro vita.

Dopo la riflessione si tiene la Santa Messa, poi la cena, e le solite birre e chiacchiere (questa sera c’è anche la chitarra!).