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August 6, 2025

(Ri)esistenza

Alessandro Zimatore

Lunedì: si ricomincia. Dopo un giorno di riposo, i ragazzi sono pronti a regalare alle famiglie del nuovo barrio una casa. Il primo giorno è sempre il più difficile. Bisogna pulire il terreno, prendere le misure e scavare le buche per metterci i piloni. È un lavoro duro, ripetitivo, ma anche bello. La buca che piano piano prende forma, la terra che ti segna le braccia, il sudore sulla fronte, nonostante non faccia caldo. Girando per il barrio, è facile individuare le zone in cui ci sono i ragazzi che lavorano. Si sente la musica, le voci di chi scherza, le risate di chi usa le pause per fare amicizia. Anche oggi il pranzo è servito dalle famiglie, con il supporto di alcuni volontari locali.

L’esperienza della prima settimana è servita a gestire meglio il tempo a disposizione, a capire la tecnica da usare in alcuni casi, come ad esempio scavare. C’è una tecnica per tutto. Ogni pilone è una soddisfazione, il gruppo che esulta, la fatica nelle braccia che si fa sentire.

Si lavora sodo, ma c’è anche il tempo del canto, del ballo, del mate. C’è il tempo per accarezzare i cagnolini delle cucciolate. C’è il tempo per pensare, tra una picconata e l’altra, alla vita. A come è stata e come sarà dopo questa esperienza. In fondo siamo le esperienze che facciamo, perché ci lasciano un segno e accrescono la nostra esistenza.

Domani ci aspettano i pavimenti e le pareti. Chissà se riusciremo anche a mettere il tetto. Ora, senza dubbio, è il momento di mettere un punto: la giornata di lavoro è stata dura e non ci resta che andare a dormire. E qui, la notte, con la temperatura intorno ai dieci gradi, si dorme benissimo.