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June 22, 2024

Riscoprire la propria unicità

Fernando Lozada

Oggi è sabato, ma quando siamo in missione, non esiste distinzione tra giorni feriali e festivi. Ogni giorno, a meno di situazioni particolari, inizia prima delle sette del mattino. I ragazzi vengono svegliati dai membri dello staff e si riuniscono nella cappella della casa per una breve preghiera del mattino. Questa preghiera, che varia ogni giorno in base al Vangelo, è accompagnata da una riflessione breve ma profonda, che speriamo alimenti la riflessione interiore di ciascuno.

Dopo la preghiera, i ragazzi si dirigono velocemente al refettorio per fare colazione. La cena della sera precedente, a base di hamburger con riso e purè di patate, sembra essere stata insufficiente. Gli hamburger erano composti per il 60% da carne e per il 40% da cipolla, e in più c’erano anche torte per il compleanno di Bianca. Quindi nonostante il pasto della sera precedente sia stato abbondante, la colazione è sempre molto attesa. Non siamo in un albergo, quindi la colazione è semplice ma nutriente: uova strapazzate, succo, yogurt, frutta, pane, caffè, latte e tisane per chi lo desidera.

Terminata la colazione, ci riuniamo in auditorio per continuare il percorso iniziato il giorno precedente. Oggi ci concentriamo su una cavità, su un aspetto particolare del cuore umano: la felicità. Iniziamo con un riassunto per verificare che i ragazzi stiano assimilando i concetti chiave. Parliamo di una felicità che non è frutto di emozioni momentanee, ma di uno stato di serenità che persiste anche nei momenti di difficoltà. Questa felicità ha come fondamento la conoscenza di sé, l'accettazione di sé e l'amore per sé stessi.

Ricordiamo ai ragazzi di avere consapevolezza della propria unicità e di esserne fieri. Questa unicità si riflette già a livello genetico: ognuno di noi, nel momento del concepimento, possiede caratteristiche uniche e irripetibili, come il DNA e le impronte digitali. Le impronte digitali, che usiamo per il controllo dei passaporti o per timbrare documenti importanti, sono un esempio concreto della nostra singolarità, persino prima dell'avvento del riconoscimento facciale. Sottolineiamo che, oltre a essere unici, ognuno di noi occupa un posto unico che nessuno potrà mai sostituire, non tanto per le cose che facciamo, ma per il modo unico in cui le facciamo.

Dopo la conferenza, i ragazzi hanno qualche minuto per prepararsi e partiamo per il campo, nonostante un piccolo ritardo causato da uno dei quattro pullman. Una volta arrivati, ciascuno si unisce al proprio gruppo di lavoro e iniziamo a picconare, spalare e trasportare il cemento. Oggi possiamo contare sulla presenza di circa sessanta volontari locali dell'associazione con cui collaboriamo e di sessanta studenti delle scuole superiori di Lima, che dedicano il loro weekend ad attività di volontariato. La musica anima il lavoro e i ragazzi sono entusiasti. Ognuno contribuisce secondo le proprie capacità e la propria forza: c’è chi riesce a lavorare con il cemento per quattro ore di fila e chi meno, ma c'è spazio per tutti. Alcuni passano del tempo con i bambini, giocando e chiacchierando, e prendendosi qualche pausa come è giusto che sia.

Pranziamo verso le 13 e, dopo una breve pausa, ci dirigiamo verso i vari centri di accoglienza che abbiamo visitato il giorno precedente, dove bambini e anziani ci aspettano con tanta gioia. Quello che si vive in questi luoghi è un’esperienza particolare. Da una parte, sono luoghi spesso segnati dall'abbandono: anziani senza famiglia, adolescenti e bambini con disabilità e poche risorse economiche, abbandonati perché nessuno in famiglia ha voluto occuparsi di loro. È una situazione di abbandono molto dolorosa, in cui le persone si ritrovano nella propria fragilità e miseria, in solitudine, perché non c’è stato un amore abbastanza grande da farsene carico. Tuttavia, dicevo "contrasto" perchè, grazie alla dedizione e alla cura degli assistenti sociali ed educatori, questi centri cercano di ricreare un'esperienza familiare simile a quella di una casa, offrendo amore e cura a chi ne ha più bisogno, cercando di far loro mettere da parte l’esperienza di abbandono e rifiuto e ricordandogli che sono amati. Infatti, sono persone che hanno un grande bisogno di attenzione, spesso causato da queste mancanze di affetto, ma che, in questi luoghi, fanno esperienza di felicità.

Per i nostri ragazzi, questa esperienza è molto toccante. Si confrontano con situazioni difficili, riflettendo sulla propria inadeguatezza, sull'ingiustizia (perché a loro sì e ad altri no) e sulla solitudine. Al tempo stesso, scoprono una serenità e una capacità di amare che li arricchisce profondamente e che fanno fatica a trovare altrove, a cominciare da loro stessi.

Il pomeriggio passa fino alle 17:30, quando i vari gruppi tornano a San Augustin. Dopo un po' di tempo per lavarsi, ci ritroviamo in auditorio per approfondire il discorso della mattina, riprendendo il brano del Vangelo del giovane ricco. Questa storia, indipendentemente dalla fede di ciascuno, è molto vicina ai nostri ragazzi: un giovane che ha tutto - sia dal punto di vista materiale che morale - ma sente che gli manca qualcosa. Ci troviamo di fronte all’esperienza umana della ricerca di una felicità che va oltre il fare, che va oltre le regole e il possesso materiale, e che è un invito a trovare un significato più profondo nella propria vita, una "chiamata" più grande.

Dopo questa riflessione, i ragazzi cenano. Dopo la cena, escono altre torte visto che nel gruppo abbiamo già avuto due compleanni di fila. Oggi festeggiamo il compleanno di Giulio, che compie 15 anni. Ci ritroviamo infine in auditorio per un breve briefing della giornata, e poi tutti a dormire, sperando che sia così!