0
June 16, 2023

 “Siete, volendolo o meno, la presenza di Dio, dell’amore, per tutte queste persone”

Fernando Lozada

E anche oggi tutto inizia puntuale, o quasi, cinque minuti tra una cosa e un'altra e i ragazzi sono tutti in cappella. Iniziamo la giornata dicendo insieme le seguenti parole:

Signore fa che possiamo servire il prossimo. Facci amare le persone che aiutiamo, che ci sono accanto, soprattutto chi soffre. Fa che mettiamo da parte i nostri interessi personali per il bene dell’altra persona, aiutaci a diventare più ricettivi all’azione dello Spirito. Fa che possiamo vedere sempre nell’altro il tuo volto Gesù.

Facci vedere l’aspetto migliore negli altri fratelli. Aiutaci a scoprire le buone qualità degli altri, fa che impariamo a conoscerli meglio come figli di Dio. Lo Spirito ci doni la grazia di amare e di apprezzare tutti quelli che tu metterai nel mio cammino.

In seguito il Vangelo del giorno e poi una breve riflessione di cui, forse, risaltano queste altre parole:

Siamo chiamati ad amare con un amore che è più grande della giustizia. È l’amore che è più grande del dovere. È l’amore gratuito non richiesto da nessuna regola e da nessun altro. È l’amore che ama e basta, senza misura. È l’amore che va al fondo delle questioni e non solo amore che salva la faccia, o la forma. Siamo chiamati a una giustizia più grande. È la giustizia di chi fa non perché gli viene chiesto, ma perché sceglie da se.

Finita la preghiera però dobbiamo dividere il gruppo. La zona dei ragazzi lascia molto da desiderare in termini di ordine e pulizia, ma soprattutto, nonostante mille sollecitazioni e raccomandazioni, hanno avuto, alcuni, la geniale idea di lanciare o nascondere i libretti delle riflessioni personali… Quindi, mentre le ragazze fanno la prima colazione, raduniamo i ragazzi in auditorio alla ricerca dei responsabili… più tempo passa, meno tempo c’è per la colazione… e a tempo scaduto, purtroppo, ahimè, la colazione non si può più fare. I ragazzi fanno fatica a riconoscere l’accaduto, e solo qualche minuto dopo due coraggiosi danno la faccia e si prendono la responsabilità delle proprie azioni. Con un grande sollievo nel cuore, e soprattutto nello stomaco, tutti gli altri ragazzi si alzano e vanno di corsa in refettorio, mentre i nostri due eroi devono affrontare un po di sana attività fisica. In poco tempo i ragazzi scoprono che possono fare 120 metri di corsa in soli 15 secondi… ma la scoperta vera è che riescono a battere il proprio record dopo solo 4 ripetizioni, anche se si giustificavano dicendo che da stanchi non sarebbero mai riusciti a farlo… e invece, il corpo e la mente umana sono una meraviglia, e nonostante la stanchezza riescono a battere il proprio record fatto da freschi! Poi è il momento dei plank: 40’’ plank sui gomiti, altri 40’’ di plank a braccia tese, poi altri 40’’ sui gomiti. Poi senza mettere le ginocchia per terra si girano e devono tenere le gambe in alto facendo un angolo di 45 gradi con l’erba. Questo esercizio dura invece 3 minuti pieni. Poi si torna al plank, più qualche flessione. Subito dopo si fa un esercizio chiamato il passo del monaco, in pratica si percorrono i 120 metri di prato con le braccia dietro la testa e facendo ad ogni passo un contatto del ginocchio per terra, i famosi affondi. Finiamo l’esercizio con un ultima corsa, o meglio un paio di corse, chiudendo appena in tempo per godersi 5 minuti pieni di colazione

La seguente attività della giornata si svolge in auditorio. Si tratta della prima conferenza che abbiamo intitolato: “La domanda di felicità: desiderio di infinito, del Bello, del Vero, del Buono”. Cercando di rimanere in un discorso articolato, la conferenza potrebbe riassumersi nei seguenti punti:

  1. L’essere umano ha l’esigenza interiore di rispondere alla domanda “Chi sono” e “Cosa fare della mia vita”... entrambe sono connesse, e se sconnesse portano ad un “disastro”.
  2. Ognuno di noi è unico e irrepetibile, è un’edizione limitata di sé stesso. Questo rende la propria vita qualcosa di infinitamente prezioso.
  3. Ognuno ha di conseguenza una missione che è unica. Possiamo essere sostituiti nelle “cose da fare” ma non lo siamo mai nel “come farle”.
  4. L’essere umano ha l’esigenza di felicità, una felicità che sia “costituita” dall’esperienza del bene, del vero, e del bello
  5. L’esigenza di questa felicità è infinita, non si esaurisce mai fino in fondo. 
  6. Siamo un essere in vita nella misura in cui siamo a contatto con i nostri desideri più veri: di amare e di essere amato, di lasciare un segno in questo mondo, di poter essere noi stessi.

Finita la conferenza, e sperando i ragazzi abbiano colto qualche spunto, li mandiamo di corsa a prepararsi per partire, e così verso le 8:40 partiamo nei pullman verso il nostro cantiere di lavoro. I 7 gruppi da 10/11 persone continuano a rivelarsi fondamentali. Questa volta però non c'è tanta teoria da fare, e sono 4 ore piene di lavoro con non pochi momenti in cui esce il sole forte… poi noi ci troviamo nel punto più alto alla montagna quindi il sole batte ancora con più forza e senza clemenza. Ieri i ragazzi erano molto carichi, e in fin dei conti avevano lavorato solo due ore… oggi le due ore di ieri si sentono, e si sentono di più pian piano passano le ore di sana fatica fisica. I lavori proseguono quindi alla grande, e i vari pezzi del nostro campetto da calcio prendono pian piano forma. I ragazzi sono molto soddisfatti del lavoro svolto, lo si vede in faccia che sono stanchi, oltre che molto sporchi di terra e cemento, ma con degli occhi che trasmettono gioia: la gioia del mettersi in gioco, di farlo in bella compagnia, e farlo per una bella causa, causa che ha al suo centro delle persone.

Dopo mangiato torniamo ai pullman, dividiamo i gruppi a seconda degli orfanotrofi, e partiamo. I ragazzi passano quindi il pomeriggio prendendosi cura di bambini che vanno veramente dai bimbi piccoli a ragazzi poco più grandi di 12 anni, e di adulti in una sorta di casa di cura. Torniamo tutti a casa verso le 17:45 e così hanno tutti ben 45’ per lavarsi e prepararsi. Alle 18:30 più o meno la metà dei ragazzi partecipa della messa e padre Kramer nella sua omelia ci ricorda della centralità di vivere la carità e di come la preghiera da sola, senza opere caritatevoli, sia infeconda. Sempre durante l’omelia ci racconta di un suo vissuto oggi: era salito in alto alla montagna, dove c’è una grossa croce. Da questo punto si vede il tristemente noto come il “muro della vergogna”, e si vede bene la grande differenza che esiste tra ogni parte del muro, con Pamplona, dove lavoriamo, e le sue case in cemento, mai finite, senza servizi basici, e dall’altra parte le ville della Molina. Lì dall’alto si chiede “dove è Dio in tutta questa ingiustizia, dove è Dio per tutte queste persone che soffrono la povertà”... lui però una risposta non la trova, o quanto meno non a livello discorsivo. Ma accadono due cose. Vede avvicinarsi una signora, di una sessantina d’anni, alta probabilmente un metro e quaranta, piegata su sé stessa, e con un mazzo di fiori in mano… quando lo raggiunge, possa il mazzo di fiori ai piedi della croce, li sorride, e dopo essersi fatta il segno della croce, prosegue verso la sua umile casetta. In quel momento, in mezzo a questa scena molto toccante, con lo sfondo di tutta la vastità e la povertà di Pamplona, vede volare una farfalla, molto bella, colorata… Padre Kramer ci confida che pur non potendo darsi e darci una risposta alla sua domanda, ha una certezza interiore riguardo la presenza di Dio in mezzo a tutta quella ingiustizia: presenza fatta dell’amore di questa nonnina che spende i suoi pochi soldi in un mazzo di fiori, presenza nella natura di una farfalla che compare in un paesaggio così brutto, ma soprattutto una presenza in ognuno dei ragazzi che fanno parte del gruppo, e che volendolo o meno, sono diventati per ognuna delle persone che siamo venuti a servire, presenza concreta dell’amore di Dio.

Dopo la messa andiamo a mangiare e dopo mangiato ci raduniamo, alle 19:45, in auditorio. Dobbiamo premiare le 4 persone che hanno fatto le raccolte fondi più abbondanti per il loro progetto. Va detto che il gruppo è stato veramente forte. L’obbiettivo era quello di raccogliere poco più di 18k euro, e alla fine hanno raccolto più di 22k euro. 62 ragazzi su 74 hanno raggiunto o superato l’obbiettivo personale, e solo 2 di loro non hanno fatto proprio nulla. Le 4 persone che più fondi hanno raccolto ricevono, ognuno di loro, un pile Wecare! 

Finita la premiazione mandiamo via i ragazzi, e rimaniamo in auditorio con le ragazze. Ora è il turno dei gruppi di riflessione. Le 28 ragazze del gruppo vengono divise in tre gruppi, e ognuno di essi va affidato a un membro del Team o dello staff il cui compito è animare la condivisione. La chiacchiera nei gruppi va avanti fino alle 21:15 e in seguito sono pochi i ragazzi che vanno subito a dormire, molti di loro preferiscono rimanere insieme a farsi qualche chiacchiera, e va bene così!