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October 31, 2023

"Solo l'amore crea"

Fernando Lozada

Oggi è la prima giornata vera e propria di missioni. Saranno sei giorni intensi di lavoro, attività e condivisioni.

Alle 7:00 del mattino, stavolta ognuno si sveglia per conto suo in quanto non ci sono i ragazzi dello staff addetti alla sveglia, ci incontriamo in una delle sale messe a disposizione per noi nella nostra casa di ritiro per fare la preghiera del mattino. La preghiera del mattino è costituita da un momento iniziale in cui si recita un atto di gratitudine verso la giornata che inizia e si fanno una serie di propositi nei confronti della giornata, ma anche della vita e del prossimo. In seguito leggiamo il Vangelo del giorno e un breve commento al quale segue una domanda a cui ognuno dei partecipanti risponde direttamente sul suo libretto o nel suo cuore.

Finito questo primo momento, ci incontriamo tutti in sala pranzo per fare la prima colazione e dopo di che ci dirigiamo verso il nostro cantiere di lavoro. Essendo il primo giorno, è un momento di introduzione: la prima cosa che facciamo, infatti è andare sul luogo in cui lavoreremo per vedere dove costruiremo l’aula. Prima di arrivare alla scuola, però, facciamo 15 minuti di percorso su una strada asfaltata in mezzo alla vegetazione che è ancora più verde del solito e poi prendiamo una strada di terra rossa, caratteristica di questo Paese e che ci introduce nel villaggio di Kibaya, fatto di tante piccole case separate da pochi metri l’una dall’altra dove abitano tutti i bambini e le famiglie che incontreremo in questi giorni.

Una volta arrivati, notiamo che le 27 aule di cui è composta la scuola di Kibaya, sono stracolme di bambini. Ci sono aule piccolissime con all’interno più di 70 bambini che seguono le lezioni. Questo è uno dei motivi principali per cui - ormai dall’anno scorso - stiamo costruendo più aule in questa scuola affinché i bambini possano avere uno spazio dignitoso in cui imparare e apprendere. Tutti questi bambini, nel vedere arrivare i “muzungu”, ovvero gli “uomini bianchi”, si avvicinano alle finestre nonostante le chiamate all' attenzione dei loro maestri facendo saluti con le mani, sorridendo e via dicendo.

Iniziamo dunque con un breve sopralluogo del cantiere di lavoro e in seguito ci dividiamo in due gruppi per questa prima mattina: un gruppo di 28 persone lavorerà al cantiere e l’altro gruppo di 12 dovrà girare per le aule per far giocare i bambini. La giornata è abbastanza calma, il nostro gruppo è pieno di adulti entusiasti di lavorare e di mettersi alla prova. Lavorano senza sosta in sincronia con gli operai del posto: alcuni mettono i mattoni, altri fanno il cemento, altri ancora portano le carriole. Tra l’altro questa volta abbiamo una comodità in più rispetto ad agosto: l’acqua è già stata preparata nei pressi del cantiere senza doverla andare a prendere a mano fino alle risaie.

Quando arriva il momento della ricreazione c''è un vero e proprio assalto dei bambini al nostro gruppo. Molti si vedono costretti a lasciare il cantiere dell'aula scolastica per dedicare attenzioni a tutti questi piccoli - che in totale saranno più di 1500: un vero e proprio "mare" di bambini. Insieme si dirigono tutti verso un grande campo da calcio e da gioco. Ovviamente tutto è un po’ caotico: i bambini si lanciano sui nostri volontari per il desiderio di abbracciarli, toccarli e prendergli la mano. È per loro una vera e propria novità, direi ancor di più di quella di agosto dove - essendo il periodo di chiusura della scuola - erano un massimo di 400.


Purtroppo ad un certo punto uno dei nostri volontari viene letteralmente travolto dai bambini e inciampa. I bambini, anzichè fermarsi, gli saltano addosso creando una torre umana sopra di lui. Grazie a Dio alla fine nessuno si è fatto male !

All’ora del pranzo c’è il servizio della mensa in cui i nostri volontari danno il loro aiuto divisi in diversi turni: li fanno mettere in fila, gli insegnano ad aspettare a servirsi, aiutano i più piccoli a sedersi e a mangiare. È un bel momento, ma forse è anche il più duro: si viene a contatto diretto con la fame "vorace" di questi bambini che fino a un momento prima erano pieni di energie e con tanta voglia di giocare. Insomma, il tempo della mensa è un momento molto sensibile e delicato. In seguito, verso le 12:30 c'è la pausa pranzo del nostro gruppo e ci riuniamo in un'aula limitrofa.

Dopo aver mangiato riprendiamo i lavori: stavolta 12 dei volontari che erano al cantiere vengono chiamati per ridipingere le mura che faranno da base a dei dipinti pedagogici. Le aule scelte sono due. Così i lavori vanno avanti fino alle 16:00. La stanchezza già si comincia a sentire: alcuni forse hanno esagerato e non hanno dosato bene le proprie forze, hanno portato carriole troppo pesanti, inoltre il sole, l’altitudine e la cattiva idratazione hanno fatto il loro e quindi alcuni hanno dovuto fermarsi per un po’ per riprendere le forze. Alle 16:15 torniamo a casa. Uno dei due pullman arriva alla nostra casa di ritiro con poco di ritardo: una delle nostre volontarie, infatti, si era voluta fermare per raggiungere un gruppo di ruandesi che stavano portando su per la collina degli avocado, per poterli comprare e condividere con il gruppo. Un altro dei nostri volontari racimola delle monete per poterli pagare e questi avocado verranno puntualmente divorati all’ora di cena.

Tornati a casa, dunque, c’è un momento per distrarsi, per lavarsi e poi ci rincontriamo alle 18:00 per introdurre la lettura del libro. Il titolo del libro è “Solo l’amore crea” e cerca di approfondire le opere di misericordia, spiega come l’amore non debba essere ridotto solo ad azioni esterne ma come il vero amore tante volta abbraccia azioni molto più difficili come il perdonare, il prendersi cura di qualcuno, il dare la vita. Ogni giorno ognuno dovrà leggere un capitolo. Poi dividiamo tutti in quattro gruppi e ogni giorno due gruppi faranno dei momenti di riflessione e di condivisione. I primi due gruppi vanno molto bene, diciamo che è un momento di "riscaldamento". Ogni gruppo ha le sue dinamiche particolari: purtroppo il libro, in alcune parti, pecca di “talebanesimo” se si può dire così e per alcuni risulta un po’ pesante e rigido e non entra subito in sintonia con le esigenze spirituali che molti di loro hanno, ma anzi è una sorta di provocazione. Durante il dialogo, grazie ai diversi interventi e grazie alla condivisione di esperienze e posizioni diverse, si arriva alla consapevolezza che alla fine noi siamo sì capaci di amore, ma, pur volendolo, non siamo totalmente capaci di un amore infinito. Soprattutto quando si parla del perdono si arriva alla consapevolezza che può essere soltanto ispirato dall’alto, più divino che umano.

Verso le 20:30 ceniamo e dopo cena facciamo una breve preghiera e un rendimento di grazie per questa prima giornata che si è appena conclusa. Alcuni vanno di corsa a letto perché sono veramente stanchi, e qualcun altro resta a chiacchierare e a prendersi una birra. Tutti carichi per la giornata di domani.