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August 6, 2025

Trovare un modo per allargare la nostra capcità di amare

Fernando Lozada

Questa volta i galli non ci svegliano e neanche la prima luce del giorno. Siamo andati a dormire molto tardi e di conseguenza abbiamo dormito molto poco. Ma comunque l’orario della sveglia non si sposta, e alle 7:30 precisi parte il grido: “Tutti in chiesa per la preghiera!!!”.

Di solito nei viaggi di missioni diamo 15’ per prepararsi, si dirà che è troppo poco tempo però quando si prova a vivere con l’essenziale sono più che sufficienti. Peccato che oggi, vista la stanchezza e i nuovi arrivati, è tutto più lento. Miracolosamente siamo tutti in chiesa quindi alle 8:00. Non partiamo subito con la preghiera ma con qualche direzione tecnico logistica riguardo la nostra vita quotidiana, fatta di cucina e pulizia. Venerdì e sabato sono state giornate essenziali per capire i ritmi e le esigenze di combinare la nostra vita “in comunità” e il lavoro che siamo venuti a svolgere, per cui applicchiamo alcuni cambi per essere più efficienti e attenti al gruppo. 

La riflessione al Vangelo di oggi sembra essere fatta su misura della nostra esperienza, e la verità è che si tratta semplicemente della riflessione del giorno al Vangelo che la Chiesa in tutto il mondo recita in questa giornata:

“Rimane però un insegnamento grande di Gesù sul come dobbiamo intendere una “vita buona”. La vita è buona non solo quando si è onesti. La vita è buona non solo quando si lavora ogni mattina. La vita è buona non solo quando la fortuna gira dalla nostra parte. La vita è buona non solo quando si è partiti con poco e ci si ritrova con molto. La vita è buona solo se ogni giorno non si è pensato solo a sentirci fortunati per la misura dei granai, ma se si è trovato un modo per allargare la nostra capacità di amare e non i nostri conti in banca. Sembra un’ovvietà ma così non è.

La parabola che racconta Gesù non riguarda un truffatore ma un uomo onesto che però ha pensato più ad accumulare tesori in terra che tesori in cielo. Un giorno quando moriremo non porteremo nulla di ciò che abbiamo. L’unica cosa che ci seguirà sarà l’amore che avremo fatto. Dovremmo pensare spesso a questo tipo di investimento perché è l’unico che non conosce svalute e passa anche i confini di questa nostra stessa vita. Invece di accumulare proviamo a fare del bene, questo conta molto più di molte altre cose. Si può vivere anche senza avere decine di vestiti, di scarpe, di macchine, di cellulari all’ultimo grido, di centinaia di cose inutili con cui riempiamo la nostra esistenza. Senza carità invece non si può vivere, ed è pericoloso morire.”

Oggi che abbiamo finalmente tutto ciò che ci siamo portati dall’Italia, per quanto sia comodo e bello e buono, possiamo dirci in totale sincerità che così male non siamo stati, e soprattutto che i ragazzi, chi più chi meno, hanno dimostrato una grande capacità di addattamento, creatività e resilienza. Saper addattarsi e viver all’interno di situazioni oggettivamente scomode è, penso, uno dei più grandi insegnamenti di esperienze come queste.

Dopo la nostra prima colazione, ormai collaudata e a base di uova strappazzate, ananas, pane del giorno prima, latte in polvere, caffe in polvere, e una sorta di nutella molto ma molto liquida, ci raduniamo tutti nel pratone davanti alla Chiesa, dove sono predisposte delle sedie. Iniziamo consegnando ai ragazzi che hanno fatto più di tre viaggi con Wecare una maglietta personalizzata, dove sono scritte le diverse esperienze alle quali hanno partecipato. Ce una addirittura pluripremiata con una magliatte dove sono scritte ben 6 destinazioni diverse, cominciando da un Peru nel 2018 e finendo con questo Camerun 2025. 

Prima della messa delle 11:15 affiddiamo ai ragazzi una prima riflessione personale, introducendo la tematica della conoscenza personale e della felicità in ottica dell’amicizia, e di come sia la conoscenza personale e della felicità, che tra l’altro sono collegate perché la felicità vera si costruisce proprio sulla conoscenza di sé, si nutrono della rete di relazioni che abbiamo. Se viviamo all’interno di relazioni che tirano fuori la nostra versione più vera e trasparente, come a dire che ci permettono di essere noi stessi, siamo come riscattati dall’anonimato, dalla paura di non piacere o di essere messi da parte. Vivere all’interno di una rete di relazioni dove ci sentiamo sbagliati e insufficienti, è solo una condanna alla frustrazione e alla tristezza, e quindi all’infelicità. Succede così quando non sappiamo bene scegliere dove rimanere, scegliere quelle amicizie che sono vere, che sono autentiche, perché ci scelgono cosi come siamo, e ci permettono di essere noi stessi, senza paure ne ansie. 

Affiddiamo ai ragazzi tre domande su questa importante tematica per la vita di tutti noi essere umani, e così essenziale nella tappa della vita in cui i nostri ragazzi si trovano. Hanno 45’ di tempo per risponderle, ce chi se lo prende molto sul serio, trovandosi un angolino nella missione di Assamba Assi, chi magari se lo risponde in compagnia, chi magari è molto riservato nelle sue risposte, noi solo speriamo che ricordino, e glielo ricordiamo, che il 90% dell’esperienza dipende unicamente da loro stessi. 

La messa inizia alle 11:15 ed è una grande festa. Arrivano da tutte le direzioni e vestono tutti i loro vestiti più belli, coloriti ed elleganti. Il coro è impeccabile, canta e balla e riempie l’enorme spazio che ci offre questa chiesa. Durante l’omelia il padre ci dedica qualche parola, e a esse seguono gli applausi di tutti i presenti. Finiamo verso le 12:45, in effetti è stata molto lunga, giochiamo un po con i bambini e poi andiamo a mangiare. 

Non so per quale motivo i ragazzi hanno deciso di fare 8kg di riso… quindi per forza il nostro tonno, felicemente arrivato ieri notte, faceva ridere all’interno di così tanto riso… che purtroppo era anche salato. L’olio, anche esso arrivato ieri notte, ha un po salvato la situazione, specialmente quello proveniente da Montefreddo!

Oggi non c'è tempo per riposarsi, e appena i ragazzi finiscono di lavare i piatti, si parte con 27 di loro nel cantiere e 10 con i bambini. Il sole picchia forte e questo rende il lavoro più difficile ancora, sia quello in cantiere, sia quello con i bambini, che sono infaticabili. L’aula che stiamo costruendo sta prendendo piano piano forma, già si vede la prima fila di mattoni sopra le fondamenta e si vede perfettamente la sua forma. Mi prendo ad un certo punto due ragazzi del cantiere per dare una mano con l’acqua… abbiamo circa 40 secchi da riempire, 10 sono destinati in cucina, 20 per le docce, e 10 per i bagni.  Un ragazzo invece decide di fare il falegname, e con l’aiuto dei piccoli bambini di Assamba Assi costruisce due scarpiere per il nostro gruppo. 

Alle 17:30 diamo i lavori per conclusi, ce chi si lava per poter mettersi a cucinare. Abbiamo deciso che a tutto il riso avanzando del pranzo aggiungeremo dei fagioli. E c’è invece chi decide di fare una partita a calcio Roma- Milano.

Mangiamo verso le 19:30, con pochisima luce e una volta finito di sistemare tutto passiamo del tempo insieme, cantando, facendo il falo e giocando alle carte.