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August 5, 2023

"Tutto è poco alla capacità dell’animo proprio"

Fernando Lozada

Come da abitudine la giornata di oggi inizia alle 6:30 con la sveglia. In seguito facciamo la preghiera del mattino in un giardino che precede la zona dove facciamo colazione, e infine la prima colazione. Dopo di essa ci rincontriamo come ogni mattina nell’auditorio per introdurre la riflessione personale di oggi. Il nostro programma prevede infatti che, dopo ogni conferenza, il giorno dopo ci sia una riflessione personale in modo che i ragazzi approfondiscano la tematica del giorno precedente. Lo facciamo seguendo dei testi della letteratura e dei brani del Vangelo che illuminano le tematiche affrontate: la ricerca della felicità e il desiderio di infinito. Il primo brano del Vangelo scelto è quello del giovane ricco che racconta di un giovane che è ricco, non solo materialmente, ma dal testo si evince che possiede anche una grande ricchezza interiore. È una persona che, nel contesto ebraico, dichiara di seguire la legge alla perfezione già da molto tempo. Ma il giovane si trova in un periodo, quello della giovinezza, in cui si pongono tante domande, e va alla ricerca di Gesù (di cui già si parlava molto all’epoca) per fargli una domanda piuttosto complicata: “Come fare per avere la vita eterna?” In poche parole gli chiede come fare a raggiungere una vita piena, una vita felice? La cosa che colpisce di più è che un ragazzo che possiede tutto, percepisce dentro di sé che tutto questo non basta, non è sufficiente per raggiungere una vita piena.

Dopo di questo, tra i brani introduttori ce ne è uno molto toccante dello Zibaldone di Leopardi:

“... il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena né per dir così dalla terra intera, considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, la mole e il numero meraviglioso dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio. Immaginarsi il numero dei mondi infiniti e l’universo infinito e sentire che l’animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande di siffatto universo, e sempre accusare le cose di insufficienza e nullità, e patire mancamento e voto e perciò noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di umiltà che si venga nella natura umana”.

Dopo questa breve introduzione i ragazzi hanno 45 minuti di tempo per leggere altre riflessioni intorno a questa tematica e per rispondere a tre domande finali.

Alle 9:00 saliamo tutti quanti sui pullman e partiamo verso il villaggio. Ogni giorno ci godiamo il tragitto fatto di una fitta vegetazione e della tipica terra rossa africana, costellato di casette da cui escono sempre bambini sorridenti che ci accolgono e ci salutano calorosamente. Si divertono a rincorrere i pulmini e ad afferrare le mani dei nostri ragazzi mentre siamo in movimento.

Arrivati al campo di lavoro, si balla un po’ in quanto i ragazzi hanno portato una grande cassa per la musica. E dove c’è musica, si sa, c’è festa e tante danze! Dopo di che ci dividiamo nei soliti tre gruppi di lavoro: chi va a dipingere i murales nelle aule, chi si dedica ai bambini, e chi lavora come un vero e proprio operaio alle dieci aule.

Oggi, visto che i ragazzi stanno andando alla velocità della luce, abbiamo iniziato a fare le impalcature per poter continuare a costruire verso l’alto e mettere i mattoni. Le impalcature chiaramente non sono come quelle delle aziende di costruzione che troviamo in Italia, ma sono delle impalcature fatte da noi. I ragazzi, seguiti dagli operai di turno, salgono sulla montagna (dal dislivello di 200/300 metri) e prendono dei tronchi di alberi flessibili ma allo stesso tempo molto solidi, per collocarli verticalmente e orizzontalmente intorno alla struttura così da creare delle vere e proprie impalcature dove potranno sedersi e continuare la costruzione dell’aula. ù

Il gruppo della pittura continua a fare il suo lavoro: i ragazzi hanno già scelto quali disegni a scopo pedagogico realizzare.

Per l’animazione con i bambini, invece, abbiamo affittato delle casse (il servizio è talmente completo che arrivano addirittura con un dj locale) per far ballare i bambini e farli giocare. Dopo averli divisi per le diverse fasce d’età, c’è chi disegna, chi scrive, e chi balla. Si fa una vera e propria festa. A fine giornata, il gruppo che fa più fatica è proprio quello dedicato all’animazione dei bambini che dura ben 7 ore consecutive. Ma è bello sapere che ciò che farà la differenza nella vita di questi bambini è proprio il tempo che abbiamo dedicato loro.

All’ora di pranzo aiutiamo a servire il pasto ai bambini del villaggio che sono affamatissimi. Ci colpisce la fame e la voracità con cui mangiano (per molti purtroppo crediamo sia l’unico pasto della giornata che riescono ad avere).

Nel pomeriggio i lavori continuano e la fatica comincia a sentirsi. Anche perché devo dire che i ragazzi stanno dando tutto loro stessi: si concedono poche pause e sono sempre impegnati in qualcosa da fare.

Torniamo a casa verso le 17:00 , ci facciamo una doccia e alle 18:00 ci incontriamo tutti quanti per fare i gruppi di condivisione. Dividiamo i maschi in due gruppi da 11 persone, e le ragazze in 6 gruppi da 8/9 persone. Ogni gruppo è affidato a un membro dello staff che accompagnerà la condivisione. Questi momenti sono degli spazi in cui i ragazzi possono condividere quello che si portano nel cuore, ciò che li ha colpiti durante la giornata, come la stanno vivendo, delle risonanze sul percorso interiore che stiamo facendo e così via.  Diventa così un vero e proprio spazio di apertura e di condivisone, un’opportunità per raccontarsi, per aprirsi e per raccontare qualcosa di sé di cui di solito non si parla facilmente. Diventa anche un momento di grande sensibilità ed emotività per cui non mancano le lacrime. Tutto avviene in un ambiente di libertà, di sincero rispetto e soprattutto di autentico ascolto. Dopo di che una ventina di ragazzi partecipano alla messa quotidiana e in seguito mangiamo tutti insieme.

Dopo aver cenato i ragazzi si riuniscono nel bar della struttura che ci ospita con qualche birra per chiacchierare e per conoscersi sempre di più,

E così si chiude un’altra giornata.