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July 9, 2023

Una giornata storica in 18 anni di Wecare Missions

Fernando Lozada

Oggi la sveglia è prima del solito. Dovevamo scaricare i camion molto presto perché l’azienda con la quale lavoriamo doveva scaricarne due con tutti i pezzi delle case, per poi farli tornare indietro a fare il carico di altri pezzi. Così ci ritroviamo tutti in cappella alle 6:30. I ragazzi sono un po’ zombie e affaticati. La fatica si inizia a sentire ogni giorno di più. I ragazzi sono stanchi ma anche molto curiosi di vedere “Villa Maria del Triunfo”, questa parte della favela di cui gli parliamo da giorni. “Villa Maria del Triunfo”, insieme a Pamplona, è un insieme di casette ammucchiate: una vera e propria baraccopoli che si trova al sud di Lima, estesa tanto quanto Pamplona ma dagli insediamenti più recenti.

Ci muoviamo con 4 pullman diversi e il tempo di arrivo dalla nostra casa è di circa 30/40 minuti. Al nostro arrivo ci aspettano le 15 famiglie che hanno preparato per noi dei semplici cartelli di ringraziamento e di benvenuto. Facciamo un grande circolo con tutti i ragazzi: i gruppi di costruzione sono 15 e sono formati da 7 componenti, un caposquadra e un membro dello staff che conosce i diversi passaggi della costruzione. E, considerando che almeno 50/60 dei ragazzi presenti nel gruppo hanno già partecipato alle missioni dello scorso anno, ci auguriamo che si ricordino (speriamo) come si costruisce una casa. 

Dopo aver presentato le diverse famiglie (ci sono sia anziani che persone più giovani, la maggior parte dei bambini in quell'ora si trovava a scuola), ognuna di loro sceglie la squadra che costruirà la propria casa. Dopo l’abbraccio di gruppo, i beneficiari portano i ragazzi a far vedere le condizioni delle baracche dove attualmente vivono (o quello che ne è rimasto) e mostrano loro dove desiderano la loro nuova casa. Così alcuni ragazzi iniziano, “ad occhio”, a prendere le misure del terreno e a capire in quale verso sarà possibile costruire la casa. Alcuni ragazzi entrano un po’ nel panico perché le dimensioni dei terreni, a prima vista, sembrano più piccole di quanto siano quelle della casa che dovranno loro costruire. Ma oltre a questo, sono visibilmente preoccupati per la difficoltà e la pendenza del terreno con le numerose salite che dovranno affrontare con i diversi pezzi delle case. Salita dove l’unica strada è formata da delle gomme vecchie di macchina incastrate nella terra. Non ci sono nè scale nè strade vere e proprie.

Ecco la grande differenza con la baraccopoli di Cañete (dove abbiamo costruito tante case negli ultimi anni) che invece ha un terreno tutto in piano ed è molto meno estesa. “Villa Maria del Triunfo” è una vera e propria montagna: il sentiero è molto faticoso (in più è in gran parte bagnato visto che ieri sera ha piovuto). E, tra l’altro, gli stessi autobus e camion di trasporto dei materiali, possono arrivare solo fino a un certo punto. Poi il resto è affidato alle braccia e alle gambe dei ragazzi. 

I ragazzi sono molto provati, sia per la fatica che gli aspetta nel portare i pezzi delle case nei vari terreni delle famiglie, sia nel vedere un panorama di povertà così estrema. Una povertà che si scorge ad ogni angolo: nelle case, nelle strade non asfaltate, nella spazzatura per terra, nei cani randagi, nei forti odori. 

Dopo aver conosciuto le famiglie e visto i terreni, e dopo tante lamentele più che comprensibili sulla difficoltà del terreno, i vari ragazzi iniziano a scaricare i camion. Prima di scaricare i camion iniziamo con una preghiera per farci forza e per sollevare gli animi. E così, uno dopo l’altro, iniziamo a scaricare i vari pezzi delle case: prima i mattoni di cemento che fanno da base, poi i pesantissimi pavimenti. E con mia sorpresa (forse sarà anche l’età) noto la differenza tra i ragazzi di questo gruppo (veramente giganti) che in 6 riescono a sollevare un pavimento, con i ragazzi più piccoli del primo gruppo, i quali vi riuscivano in almeno 12. Tutti i pavimenti vengono spostati in modo verticale vista la poca larghezza delle strade. Così la giornata va avanti: prima scarichiamo i camion nella parte più bassa della collina (infatti 4 case si trovano più in basso) e poi tutto il resto dei materiali per le 11 case che si trovano nella parte alta . 

Raggruppiamo i vari pezzi simili e poi iniziamo a distribuirci per il trasporto. Oggi non ci sono squadre (tranne nel momento della scelta iniziale della famiglia): siamo tutti una grande squadra. Il nostro obbiettivo della giornata è quello di finire di portare tutti i pezzi delle case nei vari terreni. Ma, arrivato il pranzo ci rendiamo conto che probabilmente non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo. Il tempo non è dei migliori (non vediamo il sole da tre giorni ormai). Qui su è molto nuvoloso ma soprattutto la luce, verso le 17:00, inizia ad andarsene via. Essendo comunque una baraccopoli, per quanto le persone del posto ci conoscano e ci vogliano bene, non ce la sentiamo (come non ce la siamo mai sentiti né a Pamplona né a Cañete) di lavorare al buio. Quindi finito di mangiare, verso le 15:00, continuiamo con il nostro lavoro consci che non riusciremo a scaricare tutti quanti i pezzi e avvisiamo i ragazzi della nostra partenza verso le 17:00. 

Poi li dividiamo in tre grandi gruppi: uno che parte dalla base della montagna, uno che sta a metà e infine un terzo gruppo che lavora in alto. Il resto del lavoro consiste nel finire di portare i pezzi mancanti delle varie case, essere sicuri che i pezzi siano giusti e coinvolgere nel maggior modo possibile non soltanto le famiglie ma anche i loro vicini. Chiediamo infatti ai dirigenti e ai vicini di finire loro quello che noi abbiamo cominciato con la certezza di aver portato i pezzi più pesanti, ovvero i pavimenti, nei rispettivi terreni. Il resto dei pezzi delle case, tra cui le travi del tetto e le porte, arriveranno domani mattina. Così dedicheremo una parte della giornata a scaricare gli ultimi pezzi e l’altra a livellare i terreni. Sperando di riuscire ad alzare almeno una parete. Quello di oggi è stato senza dubbio l’inizio di costruzione più difficile e faticoso di tutti questi anni!

Alle 17:00 come promesso cominciamo a scendere con la consapevolezza e la certezza di aver dato tutto - chi più e chi meno - perché c’è sempre chi si nasconde e chi preferisce non faticare. Ma è vero, la libertà c’è anche in queste situazioni. E non possiamo fare i poliziotti con tutti. Ognuno dovrà fare i conti nel proprio cuore, soprattutto coloro che si sono nascosti quando i compagni di viaggio ne avevano più bisogno. 

Torniamo a casa molto stanchi vista anche la sveglia delle 6:00. I ragazzi sono comprensibilmente provati. Partecipiamo comunque alla Santa messa, ceniamo e assistiamo a una conferenza sul senso di costruire una casa e sulle regole di costruzione spiegate da Pietro . Perché a questo punto riteniamo importante che i ragazzi prendano consapevolezza, non soltanto di quanto loro siano fortunati, ma soprattutto di quanto devono essere grati per quanto di bello c’è nella loro vita, tra cui una casa, che non è per tutti qualcosa di scontato. Finiamo la serata con i festeggiamenti di Enrico da Verono che oggi ha compiuto 17 anni, e andiamo a dormire al più presto perché domani ci aspetta una lunga giornata.