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March 20, 2025

Un’esperienza che può cambiarti lo sguardo, dentro e fuori dal lavoro

Marta Scotti

Nel mondo aziendale, il teambuilding è spesso visto come un’opportunità per rafforzare i legami tra colleghi, migliorare la comunicazione e lavorare meglio insieme. Ma cosa accade quando questa esperienza va oltre l’ufficio, trasformandosi in un’opportunità per lasciare un segno concreto nella vita di chi ne ha più bisogno?

Flavio Caruso, CFO Europe di Sandoz, lo ha scoperto grazie a Wecare, sperimentando un teambuilding capace di unire crescita professionale e impatto sociale.

La sua storia con Wecare inizia quasi per caso, quando sua figlia Lavinia, a soli 14 anni, ha espresso il desiderio di partire per il Perù per costruire case in una delle zone più povere di Lima. Un’idea che inizialmente ha spaventato lui e sua moglie Alice per la sua giovane età, tanto che alla fine sono stati loro a partire per primi, diventando la prima coppia a partecipare a un’esperienza di volontariato con Wecare.

Flavio non immaginava che quella missione all’estero avrebbe lasciato un segno così profondo in lui. Eppure, trovarsi dall’altra parte del mondo a costruire una casa per chi non ne aveva una, incontrare le persone che l’avrebbero abitata, ascoltare le loro storie e vedere nei loro occhi la gratitudine sincera gli ha fatto capire una cosa: un gesto concreto può davvero cambiare una vita. Perchè una casa, per molte di quelle famiglie, non è solo un riparo, ma un punto di partenza per ritrovare dignità, sicurezza e la forza di immaginare un domani migliore.

“È stata una delle esperienze più belle e significative della mia vita,” racconta Flavio, “mi ha fatto capire che dare significa ricevere e che possiamo fare molto di più per aiutare gli altri e avere un impatto positivo nel mondo.”

Quella consapevolezza non è svanita al suo ritorno. Anzi, è diventata il motore che lo ha spinto a cercare nuovi modi per continuare a fare la differenza. La sua esperienza si è trasformata in un impegno duraturo, che ha portato Flavio a coinvolgere la sua azienda in attività di teambuilding solidali.

“Non sono un fan delle attività di teambuilding fini a se stesse,” spiega. “Credo sia fondamentale condividere un forte ‘purpose’ in ciò che facciamo ogni giorno a lavoro, e un’esperienza come questa è l’esempio perfetto. Passare del tempo insieme, collaborare, discutere, raggiungere un obiettivo con uno scopo comune: tutto questo rafforza il team, il senso di appartenenza e lascia un segno che va ben oltre il lavoro.”

Le collaborazioni aziendali con Wecare nascono proprio con questo obiettivo: trasformare il lavoro di squadra in un’opportunità di crescita personale e di impatto sociale reale. Iniziative come Sosteniamoci per le Famiglie, ad esempio, permettono ai dipendenti di comporre e consegnare pacchi spesa a famiglie in difficoltà, incontrandole di persona e toccando con mano la realtà di chi vive in situazioni di vulnerabilità.

Questa esperienza può davvero cambiare la prospettiva, mostrando l'importanza del volontariato come team: aiutare concretamente, mettersi alla prova insieme e crescere, sia professionalmente che personalmente. "Sporcarsi le mani" significa vivere da vicino le difficoltà di chi ha bisogno, rafforzando il legame all'interno del team e creando un rapporto diretto con chi riceve l'aiuto. Il teambuilding solidale è anche un'occasione per osservare i propri compagni di lavoro sotto una nuova luce, facendo emergere con maggiore forza qualità come l'organizzazione, l'efficacia e la sensibilità, e rivelando il contributo unico di ciascuno.

“E’ importantissimo fare attività di questo genere come team. In primis, perché il team è fatto di persone e come persone questo tipo di esperienza ci dona l’opportunità di aiutare gli altri, con un impegno concreto e pratico, che ci permette di ‘sporcarci le mani’ in prima persona, che è molto diverso da aiutare da lontano,” dice Flavio.

Spesso, infatti, non siamo troppo consapevoli che esistono realtà di vulnerabilità accanto a noi, nelle quali il bisogno di aiuto è tanto tangibile quanto urgente. Le persone che hanno bisogno non sono sempre lontane; sono vicine, nella nostra stessa città, nelle strade che percorriamo ogni giorno. Questo ci invita a riflettere, a prendere coscienza e a non ignorare quelle realtà.

“Questa esperienza ci dona l’opportunità di aiutare in modo concreto e pratico, mettendoci in gioco in prima persona,” dice Flavio. “E allo stesso tempo, ci permette di mettere in pratica i valori della nostra azienda: definire una strategia, avere un leader, lavorare in gruppo, comunicare in modo chiaro ed efficace. È un’occasione unica per crescere come professionisti e come persone.”

Flavio è stato uno dei primi a credere in questa opportunità e, attraverso il suo esempio, ha ispirato molti altri a fare lo stesso. Continuerà a coinvolgere il suo team in queste iniziative, perché quando il volontariato entra nella tua vita, non è mai solo un momento: è un legame che resta e che va alimentato.

“Grazie Wecare per l’opportunità, grazie per aiutarci ad aiutare!”

Un’ispirazione che ha contagiato anche la sua famiglia: dopo di lui e sua moglie, alla fine, anche le figlie Lavinia e Beatrice hanno scelto di partire, rendendo il volontariato un filo che li unisce.