0
July 22, 2023

Voi giovani potete fare grandi cose

Fernando Lozada

La giornata di oggi inizia come sempre: la preghiera del mattino, la colazione e poi ci incontriamo tutti negli alloggi per portare avanti la quarta riflessione personale. Questa volta il brano del Vangelo che abbiamo scelto è quello dell’emorroissa, ovvero una donna che era malata da tanto tempo e che, solo toccando il mantello di Gesù, viene guarita. Al di là dell’evento storico che questo brano del Vangelo racconta, la riflessione si incentra sull’esperienza della guarigione, in continuità con la conferenza sulle ferite. Infatti, non vogliamo rimanere incentrati sulla sofferenza e sulle ferite in quanto non sono mai un punto di arrivo, ma anzi sono solo un transito, potremmo dire “un punto di partenza”. Ci vuole qualcosa nella vita e nell’esistenza di ognuno di noi affinché tali ferite diventino possibilità di qualcosa di più grande, di una speranza. Quindi la riflessione è incentrata sul fare esperienza dell’amore e di qualcuno che si prende cura di te e che ti sta accanto nei momenti di difficoltà e di sofferenza. Questo non risolve le difficoltà, i problemi o le sofferenze, anzi, potremmo dire che spesso queste realtà “ci risolvono” in qualche modo: l’avere qualcuno accanto con una presenza perseverante che ci ricorda che non siamo soli, può fare la differenza. Ecco, tutte queste forme di presenza, di affetto e di solidarietà non sono altro che manifestazione dell’amore. A dimostrazione che solo l’amore è in grado di farci guarire. Solo l’amore guarisce.


Finita la riflessione, comunichiamo ai ragazzi l’orario della giornata. Oggi sarà una giornata particolare visto che è l’ultima: ci porteremo il più avanti possibile con la costruzione del centro polivalente. È incredibile la differenza dall’inizio ad oggi: i ragazzi hanno lavorato duro e i risultati si vedono per la loro gioia.

Dopo di che, un altro gruppo si è recato dagli anziani per vivere un ultimo momento insieme fatto di condivisione, di canti e di balli. Come potevamo immaginare, questo momento è finito nelle lacrime di commozione dei ragazzi e degli anziani stessi: avere qualcuno che ti sta accanto, che si prende cura di te, che ti dedica il suo tempo, è qualcosa di grande valore e che segna tanto la vita di un anziano che si trova in un centro di accoglienza proprio a causa del suo stato di solitudine. Speriamo che i ragazzi possano fare tesoro del valore che acquista il proprio tempo quando è messo a disposizione di un’opera bella: ascoltare e stare accanto a una persona sola. Un ascolto che loro stessi desiderano e a cui tengono tantissimo. Ci auguriamo davvero che i ragazzi capiscano sempre di più che il loro tempo è il dono più bello che possano fare a una persona.  

Infine c’è un gruppo più piccolo che si dedica alle rifiniture del campo sportivo, come disegnare le linee dell’area da gioco, mettere le porte e le delimitazioni del campo.

Verso le 16:00 ci raduniamo tutti nel campo. Piano piano arrivano tantissime persone: il sindaco con il suo seguito, dei sacerdoti di altre cittadine e un centinaio di persone del posto tra adulti, adolescenti e bambini. Hanno voluto essere presenti per farci sentire la loro gratitudine.

Tra le cose più belle che abbiamo ascoltato in questo pomeriggio di inaugurazione e benedizione del campo sportivo costruito dai nostri ragazzi, è il fatto che questo campetto per loro rappresenterà per sempre sempre una parte di Italia in Ecuador. Filippo del nostro team risponde loro che, allo stesso modo, nel cuore di ognuno dei ragazzi sarà sempre presente un pezzettino di Ecuador. Il sindaco è commosso ed emozionato per il campo tanto atteso dalle persone del posto (noi non possiamo immaginarlo visto che avere un campo da calcio è qualcosa di scontato: alziamo il telefono e facciamo qualche prenotazione avendo a disposizione campi pazzeschi agli orari che vogliamo): è la prima volta che le persone di questo piccolo comune ricevono un campo sportivo dignitoso. Oltre a questo, quello che li ha commossi di più è vedere che tutto questo è stato realizzato con impegno e dedizione da giovani ragazzi volontari: una bellissima testimonianza per i giovani del posto a dimostrazione che un giovane, quando ci si mette, può fare veramente grandi cose. Anche per noi del team di Wecare è una giornata importante: stiamo prendendo sempre più consapevolezza che, insieme ai progetti che portiamo avanti che siano il più sostenibili nel tempo e a lunga durata, c’è il “progetto” di far fare ai nostri ragazzi volontari l’esperienza di poter fare in prima persona la differenza nella vita di molte persone. Sicuramente è un’esperienza che li arricchisce e che gli lascia qualcosa nel cuore, come lascia un segno nelle persone del posto che vedono l’impegno di ragazzi venuti dall’altra parte del mondo apposta per faticare e per fare qualcosa di bello per loro. Una delle cose più emozionanti per loro è anche il fatto di aver visto i ragazzi faticare (e vi assicuro che hanno faticato tantissimo), ma farlo con gioia. Perché dove ci sono i giovani c’è sempre gioia, e bisogna incanalare questa forza vitale che loro hanno.

Dopo le parole di ringraziamento da parte delle persone del posto, la parola passa a don Tommaso e recitiamo la preghiera del Padre Nostro che ci rende tutti quanti fratelli, poi c'è la benedizione del campo in ognuno dei suoi angoli e tutti di presenti. In seguito le persone del posto hanno preparato un ballo per noi: una danza tipica di questa zona dell’Ecuador.

Finito il ballo, si inizia finalmente il torneo di calcio! Inizialmente dovevano sfidarsi due squadre di volontari (una del nostro staff e una di ecuadoriani), poi alla fine facciamo quattro squadre: due squadre dell’Ecuador (una formata dagli operai e l’altra dalle famiglie del posto), e due squadre di volontari italiani. La prima semifinale viene vinta dall’Ecuador che riesce a battere i nostri ottimi giocatori ai rigori. Nell’altra semifinale, invece, si aggiudicano la vittoria gli italiani che, però, vengono sconfitti in finale dalla squadra ecuadoriana. La coppa dei vincitori, dunque, rimane in Ecuador. E siamo felici che sia così!

Verso le 18:30, prima di tornare a casa, andiamo verso la parrocchia della zona perché hanno preparato per noi con tanto amore e in quantità importanti (fondamentale per il numero di ragazzi) del cibo buonissimo: un piatto di pollo con riso e con… la pasta (italiani per favore non strappatevi le vesti). Ma la fame dei nostri ragazzi, dopo ore di duro lavoro, è talmente tanta che tutti mangiano tutto!

Finita la serata verso le 20:30, ognuno dei ragazzi torna al proprio alloggio, in modo che tutti si possano riposare e prepararsi alla giornata di domani che sarà una giornata lunga e faticosa: dovremo scaricare e portare i materiali di tutte le cose lì dove saranno costruite.

Lo staff, nel frattempo, si riunisce nell’alloggio delle ragazze, per continuare a fare la formazione delle squadre dei ragazzi che costruiranno le 12 case. Stamattina siamo partiti con i 12 capi squadra scelti precedentemente da me, e ora li assegniamo a una coppia di staff. Domani mattina comunicheremo ai ragazzi la formazione delle squadre di costruzione.