0
June 18, 2023

“Vorrei avere la gratitudine e la gioia che hanno queste persone”

Fernando Lozada

Arrivato il turno della riflessione di gruppo per i ragazzi, uno non può che rimanere molto soddisfatto. Cioè in realtà non è una cosa scontata. Con le ragazze, nei gruppi di riflessione, è sempre, o quasi, un flusso di pensieri ed emozioni, collegamenti tra l’esperienza che fanno e le situazioni della loro vita di ogni giorno in Italia. Con i maschi, di solito, si fa molta più fatica, soprattutto con il gruppo dei “più piccoli”. E in realtà abbiamo la grata sorpresa che piano piano, tra una domanda e l’altra, vengono fuori cose molto belle ed interessanti. La prima è per me il fatto che sono molto attenti a quanto stanno vivendo e a quanto li circonda. Fanno sicuramente più attenzione a quanto accade intorno a loro, e un po' meno a quanto possano quelle situazioni suscitare dentro di loro.

“Mi sorprende la forza di volontà in mezzo a tutta quella sofferenza; “mi sorprende la fede che hanno anche quando tutto sembra andare male”; “sono rimasto molto sorpreso dalla loro gioia in condizioni dove ci starebbe solo da piangere”; “mi sono stupito tanto di come sono un continuo esprimere gratitudine”. Quando in seguito a queste frasi stupende viene chiesto ai ragazzi “come mai ti ha toccato interiormente questa specifica cosa o situazione”, la risposta per tutti è unica: hanno tutti il desiderio di una forza in mezzo alla sofferenza, di una fede, in qualcosa, a prova del male, di una gioia quando tutto sembra andare male, di essere grati con tutto ciò che di bello c'è nella loro vita e che per capriccio o superficialità non riescono a cogliere. Tutti quanti se ne accorgono che in effetti, come in tanti gli avevano detto prima di partire, non saranno soltanto loro a dare, ma riceveranno anche molto, non cose materiali, ma, per ora, lezioni di vita, di una vita che cresce e fiorisce in mezzo alle difficoltà.


Dopo aver fatto colazione ci incontriamo in auditorio per la seconda conferenza dell’esperienza, quella sugli idoli. Idolatriamo qualcosa quando le affidiamo un compito che non sarà mai in grado di portare a termine, idolatriamo qualcosa quando diventa un assoluto tra tutte le altre cose che fanno parte della nostra vita. Insomma, si può idolatrare veramente tutto: il proprio fisico, le performance e il successo, la ricerca del piacere, il possedere, le persone, le situazioni… tutto è sensibile a diventare un idolo, un assoluto che non è in grado di dare, in fondo, all’anima umana quella pace e quell'infinito che costitutivamente esige. Gli idoli poi non sono realtà brutte o negative di per sé, ma lo diventano nella misura in cui noi gli affidiamo in fondo la salvezza della nostra vita, la capacità di qualificare la nostra esistenza. È così che la cura del proprio corpo, per esempio, qualcosa di lodevole e direi anche necessario, diventa un idolo quando per questa cura si trascurano gli altri, o si trascura soprattutto la propria interiorità. Insomma facciamo un invito ai ragazzi a fare attenzione agli idoli, che sono delle vere e proprie distrazioni da ciò che ci rende veramente felici, sono solo delle trappole, delle finte certezze, che ci portano sempre a un' unica soluzione: la frustrazione e la tristezza.


Partiamo carichi per una lunga giornata di lavoro. Un gruppo di ragazzi è incaricato di un nuovo compito: alzare le mura dei bagni! Sono in totale 7 e pian piano mettono un mattone dietro l’altro con la guida di un operaio peruviano. Una cosa che forse non è stata chiara dai racconti precedenti è che non sono solo circa 200 scalini quelli che separano i pullman da dove noi lavoriamo, ma che nel contesto in cui lavoriamo ci sono una cinquantina di scalini che i ragazzi fanno su e giù in continuazione, e non a mani vuote, ma caricando secchi di materiale, come pietre e cemento… insomma i ragazzi si stanno facendo veramente un bel mazzo e anche se la stanchezza si sente, loro continuano a lavorare e sono molto fieri quanto sono già riusciti a fare.


Siccome però i lavori vanno un po' a rilento decidiamo di destinare un "Delta Team" a continuare a lavorare al cemento di pomeriggio, mentre gli altri ragazzi si dividono tra le case di accoglienza e gli orfanotrofi di "Sembrando una esperanza" e "Las Bienaventuranzas". Il Delta Team lavora fino a tardi, sono più carichi di quanto lo erano quando sono arrivati la mattina. Tornano a casa verso le 18:30 e li rivediamo a cena.

Dopo cena ci rincontriamo in auditorio, breve briefing e un breve esericizio di riconoscere le proprie mancanze insieme a un atto di gratitudine. Infine i ragazzi possono andare, mentre è la giornata dei gruppi di riflessione femminili, che vanno avanti fino alle 22.00!